Intervista ad Enea Belpassi autore del libro : EXPECTED GOALS – L’APPLICAZIONE NEL CALCIO DILETTANTISTICO

–  Come nasce l’idea di questo libro?

L’idea del libro nasce in seguito all’incontro avvenuto con Alarico Rossi (Head of Analysis, Scouting and Innovation Department presso la Nazionale Albanese di calcio) ad un corso Universitario nel lontano 2016. Questo incontro ha partorito l’idea di provare ad applicare un concetto moderno di statistica applicata al calcio professionistico, ovvero quello degli Expected Goals, letteralmente Goal attesi, in un contesto di calcio dilettantistico, quale il campionato di 1° Categoria e di farne una tesi universitaria pubblicandone i risultati e le conclusioni tratte.

–  Com’è cambiata la figura dell’allenatore oggi?

La figura dell’allenatore nel corso degli anni si è costantemente evoluta grazie all’integrazione delle nuove tecnologie e delle nuove scoperte che hanno di fatto fornito un grande supporto ai mister. Già diversi anni fa esistevano allenatori, per certi versi molto all’avanguardia per la loro epoca, che si avvalevano di diverse tecnologie come l’utilizzo di videocassette per studiare gli avversari e gli allenamenti della propria squadra (Bielsa) o l’impiego di statistiche per confermare ciò che vedevano in campo nonostante i numerosi limiti (Mircea Lucescu). Questi personaggi sono stati senza ombra di dubbio dei pioneri in quanto avevano capito, per primi, le potenzialità del supporto della scienza. Ciononostante è importante ribadire che i vari strumenti che vengono utilizzati sono sempre un mezzo nelle mani degli allenatori e degli staff e mai un fine. Anche per questo nel corso degli ultimi anni sta notevolmente crescendo la figura del data analyst, un ruolo che ha come compito quello di filtrare e selezionare i numerosi dati messi a disposizione delle società professionistiche, selezionando solo quelli richiesti del capo allenatore.

–  Chi è il match analyst?

Il match analyst è colui che cerca di fornire informazioni utili ed oggettive sulla propria squadra, sulla squadra avversaria o su uno specifico argomento (es. calci piazzati, focus su un giocatore avversario o su un pattern ripetitivo nel modo di giocare), tramite l’utilizzo di video oppure di report. Spesso il lavoro del match analyst consiste nel riprendere gli allenamenti tramite una o più videocamere e di selezionare tramite tagli le situazioni più rilevanti ed utili per il mister. In quest’ultima fase è importante l’utilizzo di specifici software che aiutino il match analyst a sottolineare tramite la grafica statica o dinamica alcune specifiche situazioni di gioco, che saranno viste dall’allenatore e dalla squadra. In alcuni casi il match analyst può essere anche un collaboratore tecnico di campo che fornisce un supporto non solo tecnologico, ma anche tecnico- tattico.

–  Il suo studio potrebbe essere applicato al calcio professionistico?

Nel calcio professionistico esistono già diversi modelli di Expected Goals, ognuno diverso dall’altro e con le proprie regole specifiche. Il punto di forza del modello di xG che ho creato (grazie al preziosissimo aiuto di Alarico Rossi) è quello di essere accessibile a tutti a livello economico, in quanto richiede l’utilizzo solo di una tabella excel dove raccogliere i dati dei tiri fatti o subiti (oppure come alternativa un foglio cartaceo). Inoltre nel libro viene spiegato come sia possibile creare un proprio modello di xG, che diventa sempre più affidabile con l’aumento delle partite a disposizione nell’archivio. La tabella excel presuppone una certa libertà nell’aggiungere o togliere alcuni degli aspetti che io ho preso in considerazione, permettendo dunque di personalizzare il proprio modello, anche in base alla categoria e al campionato che si allena. In tal senso credo sia interessante ipotizzare che in futuro questo modello venga utilizzato da alcune società in ambito dilettantistico o, ancor meglio, in ambito giovanile, dove gli stessi allenatori potrebbero trarne vantaggio in quanto non ricadrebbe tutto (come al solito) sul risultato finale della partita, ma si analizzerebbe in maniera oggettiva anche il processo, ossia quanto una squadra ha creato in fase offensiva e quanto ha concesso in fase difensiva. Tutto ciò sarebbe possibile solo grazie all’utilizzo degli expected goals.

–  Se un giovane volesse intraprendere la carriera di allenatore, ritieni che la figura del match analyst sia fondamentale?

Sull’argomento mi piace citare una famosa frase di Guardiola di qualche anno fa: “L’allenatore deve essere un buon match analyst e il match analyst deve essere un buon allenatore”. Con queste parole l’allenatore catalano vuole farci capire che il match analyst e l’allenatore non sono altro che due facce della stessa medaglia, in quanto il match analyst senza le conoscenze di campo sarebbe solo un tecnico informatico, d’altro canto anche il mister senza l’aiuto della tecnologia non potrebbe sfuttare al 100% il potenziale della propria squadra. Per rispondere più nello specifico credo senza ombra di dubbio che il match analyst sia una figura fondamentale all’interno dello staff di un allenatore, infatti ormai tra le squadre professionistiche pressochè tutte ne hanno uno. Discorso diverso per i settori giovanili dove purtroppo per questioni economiche e di budget solo i club d’élite possono permettersi queste figure.

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