
TITOLO: IO CREDO IN DIO E IN BERNABE’ FERREIRA
AUTORE: Davide Vicari
EDITORE: Vallecchi Firenze
ANNO PUBBLICAZIONE: 2022
PAGINE : 536
PREZZO : 20
Mastodontico per la portata e pantagruelico calcisticamente parlando il romanzo di Davide Vicari emoziona in maniera diversa e mette a confronto la vita sofisticata, ma prima di tangibili emozioni, con l’appuntamento quadriennale del Mondiale, astratta fonte di sentimento positivi per il protagonista.
L’autore alterna parti della vita del personaggio principale alle fasi delle varie edizioni della Coppa del Mondo, catturando il lettore con una storia tanto amara quanto verosimile, quasi a spingerlo a desiderare la fine del capitolo per avventurarsi nei dettagli e negli aneddoti dei vari tornei.
La prosa di Vicari é diretta e ricercata, abbinando al meglio precisi riferimenti letterari e cinefili alla concretezza materiale e umana del protagonista, ottimamente caratterizzato e concettualizzato nelle epoche descritte.
Al tempo stesso la corniche delle partite e degli avvenimenti é precisa ed impreziosita da qualche opinione personale ben motivata, tale da ampliare la già di per sé ampia gamma di concetti e punti di vista. Al netto di qualche comprensibile imprecisione statistica i Mondiali vengono ripercorsi con grande competenza e con un appropriato e coinvolgente gusto del particolare, ch permette di spendere pagine per Ernest Wilimowski o sintetizzare la strepitosa proposta calcistica di Cruijff paragonandolo ad un “poema in campo” o vedere un corrispondenza tra l’arte pedatoria di Igor Belanov e Nándor Hidegkuti.
Le edizioni più datate (ci sono tutte dal 1930 al 2018, quest’ultima vissuta materialmente da un’altra persona) sembrano essere quelle più affascinati, non a caso legate alle fasi della vita più dinamiche e forse felici di un giovane protagonista.
L’alternanza tra romanzo e cronaca é confacente al fine del libro, grazie alla perfetta concatenazione degli eventi cesta e ad uno stile narrativo assolutamente piacevole, intercalato da alti rifermento, profonde disquisizioni dell’animo umano e pertinenti valutazioni tecnico-tattiche.
Parlare di dovizia di particolari é riduttivo, perché le 536 pagine sono una fonte inesauribile di pretesti per riflettere, sia in merito ad emozioni negative e tristi, trattate sempre al meglio e sempre velate, sia in relazione alle vicende calcistiche che assumono davvero i connotati di una ideale malattia.
Dire cosa mi abbia trasmesso il libro, la cui prima edizione é del 2010, é difficile da sintetizzare, ma le vicende verosimili di Giuseppe Pagani cominciano un’amarezza e la sensazione che il vivere sia più un sopravvivere, con tante riflessioni che nascono spontanee sul rapporto tra ricchezza e felicità. La mestizia che il ricco protagonista sopporta nel suo esilio dorato,costruito con furbizia e pazienza, lo attanaglia per gran parte della sua vita, salvo riprendersi e provare emozioni vere e coinvolgenti solamente ogni quattro anni, in concomitanza con i Mondiali.
Il giusto connubio tra parti verosimili, fittizie e reali rende la lettura un’esperienza significativa, toccante ed a tratti esaltante, a seconda di che che epoca si considera e quanto tempo manca alla prossima edizione della Coppa del Mondo. Impossible separare la componente romanzata da quella di cronaca, perché le due sono come detto da un vincolo concettuale e contestuale che non potrà che farci apprezzare maggiormente anche la parte che meno vi attira a priori.
Giovanni Fasani
Rispondi