
All’insegna dell’inattualità Carlo Martinelli ci regala un libro particolare quanto accattivante, una boccata di aria sana in un contesto calcistico molte volte lontano dai suoi veri valori Ne abbiamo parlato con l’autore.

Bombardati come siamo costantemente ai nostri da informazioni calcistiche di ogni tipo, il tuo libro rappresenta in tal senso una sorta di oasi: è giusto vederlo in questo modo?
Un’oasi nella quale voglio però anche dare qualche scossa al lettore. Come dico nelle note di retrocopertina: una idea del calcio che prova ad andare – non tocca a me dire se ci sono riuscito – contro l’ovvio, il consueto, il consolidato. Quando un lettore mi dice: ma davvero è successa questa cosa?, sento che ho seminato bene. Mi sono ritrovato molto in alcune definizioni che le recensioni al libro – tante, inaspettate e molto lusinghiere – mi hanno consegnato. Bracconiere di storie, archeologo della carta stampata, uno che guarda dal buco della serratura del tempo. E certo, amo molto guardare indietro e non certo per nostalgia. Ma perché mi diverto di più, trovo più verità, più autenticità.
Quando è nata l’idea del libro e quanto è durato il reperimento delle storie?
Per indole, da sempre, amo cercare le notizie curiose, eccentriche, se vogliamo anche estreme. Per un paio di anni ogni volta che ne trovavo – sfogliando migliaia di pagine, sono 27 le testate sulle quali ho lavorato – le mettevo da parte, in una cartella. Un bel giorno, eravamo a marzo dello scorso anno, inutile dire che cosa stava succedendo, mi sono detto: perché non cercare una notizia al giorno, lungo una secolo, e farne un almanacco del tutto particolare? L’ho proposta al sito di “Portiere volante di Gianvittorio Randaccio (scrittore di cose calcistiche, anche, assai raffinato e che sento molto affine). Così, per un anno, una volta alla settimana ho consegnato appunto le notizie di una settimana, sparse negli anni più diversi e lontani. E dopo dodici mesi mi sono ritrovato con il libro bell’e pronto. Ho sistemato, corretto qualche imprecisione e gli amici di inContropiede (adoro l’editoria di nicchia, minuscola ed orgogliosa) hanno stampato. Dunque, un anno di lavoro, metodico, regolare. Di solito il giorno in cui cercavo e compilavo le notizie della settimana era il lunedì.
Sono riportate anche molte tragedie e storie drammatiche: è per rammentare che, molte volte esageratamente, il calcio è molto più di un gioco?
E’ così. Ho voluto smarcarmi da un’idea di calcio solo agonistico, fatto di risultati, vittorie o sconfitte. Lungo un secolo, purtroppo, sono centinaia gli episodi violenti nei quali ci si imbatte. Dentro e fuori dal campo.
Al tempo stesso sono tante anche le vicende curiose o di costume, quasi a ricordare di non prendere troppo sul serio il calcio, è così?
Soprattutto a ricordare che il calcio va ben oltre il rettangolo di gioco. E’ un catalizzatore di storie, le più disparate (talvolta disperate). Riguarda l’economia ma anche il gossip: che, più opportunamente, ho indicato come pettegolezzo nel sottotitolo.
Mi ha molto colpito la storia relative al 5 maggio, riferita alla tragedia di Superga e ad possibile sopravvissuto (non sveliamo più di al potenziale lettore): cosa hai provato nel leggerla e come mai l’hai scelta?
Delle 365 notizie che trovano posto nel libro, è certamente una di quelle che più mi ha colpito. Non credevo ai miei occhi quando mi è apparsa davanti. Sono poche righe e, se ce ne fosse stato bisogno, confermano come il Grande Torino sia stato un qualcosa di unico nella storia del calcio (e non solo) in Italia.
Da un punto di vista linguistico quanto manca lo stile al tempo stesso ricercato e fruibile degli anni passati?
Manca totalmente. Il linguaggio sportivo di oggi, tranne rarissime eccezioni, è povero, monocorde, inutilmente enfatico. E’ il troppo che cerca di riempire il tutto e produce il vuoto. Le cronache, scritte ma anche radiofoniche o televisive, di mezzo secolo fa, erano il poco che raccontavano il poco che si poteva raccontare: e producevano il tutto, appagante, curioso, ben scritto o ben detto.
È difficile essere inattuali nel 2021 riferendosi in particolare al calcio?
No. Tutto dipende dall’angolatura che vuoi dare al tuo sguardo. Puoi accontentarti dell’oggi, di quello che ti sta giusto davanti, sullo schermo. Ma se soltanto ti giri di lato, se sfogli qualche giornale di trenta, quaranta anni fa, se in rete cerchi vecchi filmati in bianco e nero, è facile – ed appagante – essere inattuali. Ti aiuta, tra l’altro, a dominare molto meglio l’attualità. Garantito.
Carlo Martinelli ha già deciso come stupirci nella sua prossima fatica?
Beh, intanto sto preparando un nuovo numero di POCOlibri, la casupola editrice a tiratura felina (44 copie numerate): un gioco fuori da qualsiasi logica commerciale, per pochi intimi. Ho già sfornato una plaquette dedicata a Paolo Sollier ed una con l’intervista di Marguerite Duras a Michel Platini. Ora un amico nonché scrittore mi ha affidato un breve testo – lui è di origine ischitana – dedicato a Maradona. Sarà il POCOlibri 004. Quanto a progetti editoriali “veri”, a giorni potrebbe definirsi un importante progetto, che avrebbe per me un significato anche simbolico, di memoria. Preferisco non dire di più. Diciamo che c’entra ancora il calcio, che c’entra un portiere.
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