Gicacomo Cialdi e Roberto Romoli nel loro libro ripercorrono con passione, competenza e tanti aneddoti la storia della Fiorentina, per la gioia di ogni tifoso viola e non solo. Ne abbiamo parlato con gli autori.
Come nasce l’idea di un libro celebrativo sulla Fiorentina e sullo scudetto 1968/1969?
Cialdi: L’idea è nata circa due anni fa: in un momento non particolarmente felice per la Fiorentina, ci è venuta voglia di mettere nero su bianco alcune gesta e alcuni protagonisti della storia viola – della grande storia viola –, facendola conoscere anche a tutti quei tifosi che, per ragioni anagrafiche, non l’hanno vissuta in prima persona. L’idea di far fare ai lettori un tuffo nel glorioso passato del club ci è sembrato salutare. Poi, il fatto di poter destinare il ricavato in beneficenza è stato un ulteriore stimolo: scrivere di Fiorentina è un grande privilegio, ci sembrava giusto restituire qualcosa alla collettività. Di questo ringrazio Roberto Romoli e l’editore, Stefano Rolle, che hanno condiviso fin da principio le finalità.
Romoli: L’idea è venuta a Giacomo Cialdi, che ha pensato di raccogliere – insieme ad alcuni suoi scritti – taluni dei miei articoli pubblicati sul sito “Associazione Glorie Viola” e sulla rivista online “Alé Fiorentina”. Ho accettato subito, mi è sembrata una bellissima iniziativa, anche per lo scopo benefico che abbiamo concordemente stabilito sin da subito.
Quanto l’ambiente di Firenze ha giocato un ruolo importante nei momenti più belli della squadra?
Cialdi: Firenze e la Fiorentina sono una cosa sola. Da fiorentino, non riesco ad immaginare la Viola scollegata dalla sua città, e viceversa: Firenze vive di Fiorentina, la Fiorentina vive grazie a Firenze. Non vi è dubbio che l’ambiente abbia avuto una grande influenza sulle vicende sportive della squadra, questa è una piazza che sa esaltarsi – e deprimersi, anche – come poche altre in Italia; grazie all’entusiasmo che riesce a trasmettere, è in grado di caricare i calciatori e dare una spinta incredibile. Il dodicesimo uomo in campo…
Romoli: L’ ambiente fiorentino è sempre stato molto importante in relazione alle vicende della Fiorentina, nel bene e nel male. Sicuramente l’ambiente è assai contagiante, e la passione dei tifosi viene avvertita dai calciatori, che sono portati sempre a dare il massimo di se stessi per la maglia viola che indossano.
Ho molto apprezzato il ricordo delle figure di Montuori e Julinho: secondo voi questo due importanti figure sono un po’ trascurate nel ripercorrere la storia del calcio italiano?
Cialdi: Sono state due figure di grande impatto per la storia della Fiorentina. Per ragioni anagrafiche posso soltanto esprimere l’opinione fatta attraverso i libri e i racconti di chi li ha visti giocare: penso non siano stati trascurati a livello nazionale, anche se, chiaramente, la narrazione delle loro gesta sarebbe stata molto diversa se i due avessero vestito casacche più… pesanti. Ma questo vale per tantissimi giocatori.
Romoli: Non credo, sia Montuori che Julinho sono stati giustamente celebrati nella storia del calcio italiano. Certo, se anziché nella Fiorentina i due suddetti calciatori avessero militato in una grande squadra del Nord Italia l’apprezzamento sarebbe stato più amplificato. Ma questa è tutta un’altra storia………..
La stessa cosa di può dire anche di Ugo Ferrante?
Cialdi: Per Ferrante, invece, la storia è un po’ diversa. Credo di non sbagliare affermando che stiamo parlando di uno dei migliori difensori centrali in circolazione. Quindi sì, purtroppo c’è stata una sottovalutazione di quelle che erano le sue reali qualità di calciatore.
Romoli: Ugo Ferrante è stato sicuramente sottovalutato nella storia del calcio italiano, perché Ugo è stato uno dei più grandi centrali difensivi del dopoguerra. Soprattutto fu la Fiorentina a sbagliarsi di grosso sul suo conto, trasferendolo al Vicenza quando aveva soltanto ventisette anni; invero Ugo avrebbe potuto dare ancora molto alla Viola, alla quale, peraltro, era affezionatissimo, essendo giunto a Firenze a soli diciassette anni.
Il Petisso Pesaola è stato più importante nella gestione del gruppo o nel dare un indovinato indirizzo tattico?
Cialdi. Pesaola è giustamente ricordato come uno dei migliori allenatori della storia della Fiorentina; come tale, penso sia stato importante in entrambi gli aspetti citati. Se vogliamo, forse la sua impronta si è vista maggiormente nella gestione di un gruppo fatto di grandi calciatori. Oggi come ieri la gestione di uno spogliatoio è fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi.
Romoli: Pesaola fu eccezionale nella gestione del gruppo; tatticamente azzeccò alcune soluzioni che si rivelarono vincenti (l’inserimento in squadra in pianta stabile del giovane Esposito, la collocazione di Rizzo sulla fascia destra, il definitivo “lancio” di Chiarugi nella parte finale del Campionato), ma, ripeto, il suo capolavoro fu costituito dall’ottima gestione di un gruppo che, peraltro, era già abbastanza affiatato, e che era stato “plasmato” dall’opera di Beppe Chiappella
Se doveste indicare un nome di un giocatore che più i tutti rappresenta i valori della maglia viola chi indichereste?
Cialdi: D’istinto non si può che rispondere Giancarlo Antognoni, il fiero simbolo di un popolo. Però, vorrei fare anche un altro nome: Davide Astori. Un ragazzo giovane, semplice, ricco di valori rari nel calcio di oggi, scomparso con la maglia della Fiorentina addosso e la fascia di capitano al braccio. Penso che per (almeno) un’intera generazione di tifosi possa essere colui che incarna i sentimenti e i valori viola.
Romoli: Sicuramente Giancarlo Antognoni.
Vi chiedo cosa ne pensiate di Roberto Baggio, campione lasciatosi con Firenze in modo sicuramente turbolento.
Cialdi: Sono cresciuto ammirando le gesta di Roberto Baggio – con altre maglie, ahimè –, e lo considero il più grande numero 10 della storia del calcio italiano. Se penso al talento, penso immediatamente a Messi e a Baggio. Un talento purissimo, assolutamente fuori dal comune. Quando lasciò Firenze e la Fiorentina avevo meno di due anni, ma ancora oggi è per me un grosso rimpianto non averlo visto dal vivo con indosso la maglia viola. Anche perché, fosse rimasto in riva all’Arno, chissà quali storie avremmo potuto raccontare.
Romoli: Roberto Baggio è stato un talento straordinario, coltivato e vezzeggiato da Firenze. Lasciò la Fiorentina perché si trovò al centro di una vicenda molto più grande di lui.
Cosa pensate della Fiorentina attuale e del nuovo corso di Rocco Commisso?
Cialdi: La Fiorentina attuale è una squadra interessante, giovane ma talentuosa. Come spesso è accaduto nella storia della Viola, la sfortuna si è messa di traverso: l’infortunio a Franck Ribery ha cambiato il senso di una stagione che poi è stata bruscamente interrotta a causa dell’emergenza sanitaria. Per il resto, è ancora presto per fare un bilancio sulla nuova gestione societaria. La sensazione, però, è che Rocco Commisso non sia venuto a Firenze per fare lo spettatore, bensì per rendersi protagonista di qualcosa di bello, di grande. L’italo-americano ha tutti i mezzi e le capacità per riportare la Fiorentina dove merita e dove i tifosi sognano di vederla. Ci vorrà del tempo, questo è bene metterselo in testa, ma le sensazioni sono assolutamente positive.
Romoli: La Fiorentina attuale è una squadra in costruzione. Per quanto concerne il nuovo corso, ho molta fiducia. Ho conosciuto personalmente Commisso, e mi è sembrato assai determinato nell’intento di riportare la Viola ai fasti di un tempo.
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