TITOLO: BELA GUTTMAN – IL GRANDE RITORNO
AUTORE: David Bolchover
EDITORE: Milieu edizioni
PREZZO: 19,90 EURO
PAGINE: 199
Ci voleva la caparbietà di uno scrittore inglese ed ebreo come David Bolchover per far luce sull’avventurosa vita e sulla straordinaria carriera di uno fra i più grandi allenatori di sempre, l’ungherese Béla Guttmann.
Il libro, uscito nel 2017 in inglese e finalista al William Hill Stoprts Book of the Year, è stato proposto in italiano grazie alla casa editrice milanese Milieu, che ha avuto il coraggio non solo di scommettere su di un personaggio controverso e fuorimoda, ma anche di proporre all’attenzione dei lettori del genere sportivo una tematica spigolosa quale l’antisemitismo, la cui denuncia emerge preponderante tra le righe del libro. In ciascuno degli undici capitoli infatti Bolchover crea un parallelismo tra le vicende del popolo ebraico in Europa e la vita di Guttmann. Ne viene fuori il ritratto di un uomo la cui identità ebraica segna nel bene e nel male la sua storia personale e sportiva, tornando con diversa intensità a farsi viva nel corso della sua vita.
Il Guttmann raccontato da Bolchover è caparbio, coraggioso, visionario, ma al tempo stesso tormentato dal suo passato,. Ha un carattere forte ma difficile che spesso gli è stato d’intralcio nei rapporti umani, ma che allo stesso tempo è stato anche la sua ancora di salvezza nei momenti più difficili. La sicurezza nei propri mezzi si materializza anche nel suo amore per i soldi, dimostrato nei continui cambi di panchina e nei vizi che ne segnano gli ultimi anni di carriera.
Man mano che scorrono le pagine non si può fare a meno di fare un paragone con il libro di Marani su Árpád Weisz, ma a differenza di quest’ultimo però la storia narrata da Bolchover non ha lo stesso impatto emozionale. Il perché è presto detto, Guttmann a differenza di Weisz riuscì a salvarsi dall’Olocausto e con una straordinaria forza di volontà seppe costruirsi una carriera vincente anche dopo gli orrori della guerra (aveva già avuto modo di vincere da giocatore e da allenatore anche prima dell’inizio della seconda Guerra Mondiale), che lui ebbe modo di vivere in primissima persona sulla propria pelle.
Dalla meticolosità delle ricerche dell’autore, testimoniante non solo dalla ricca bibliografia ma anche dai numerosi ringraziamenti finali, viene fuori un uomo e un allenatore il cui carattere e il cui credo calcistico affondano le radici nell’humus culturale e sportivo mitteleuropeo di matrice ebraica, grazie al quale è riuscito a vincere ma soprattutto a sopravvivere. Bolchover, infatti, prima sfata quella che per anni è stata una (evidentemente oggi falsa) verità, ovvero la sua presunta permanenza in Svizzera durante l’Olocausto e poi racconta, con un continuo parallelo con Josè Mourinho, il crescendo sportivo di un allenatore capace di vincere due Coppe dei Campioni con un club sicuramente non di prestigio internazionale, il tutto passando dai suoi iniziali fallimenti (in Italia soprattutto), fino alla famigerata maledizione, per la quale oggi, a dispetto dei trofei vinti, è ancora famoso e sulla quale s’è cercato di fare chiarezza.
Un libro davvero bello, dove viene finalmente raccontata con precisione e passione la figura di una grande protagonista del calcio mondiale, uno dei pochi ad aver cambiato il modo in cui lo stesso viene concepito ed interpretato dagli stessi protagonisti.
Rispondi