NARRAMI, O DELLAS

copertina per il web

 

Perché questo libro?

Avevo 7 anni e con la mia famiglia ero a una sagra di paese, la stessa sera della finale di Euro 2004: ero ammaliato da quella nazionale, Figo e Deco, Pauleta e Rui Costa, tanto che quando mio padre mi disse che aveva vinto la Grecia, non nascondo che ci rimasi abbastanza male. Col tempo ho totalmente cambiato prospettiva, appassionandomi al calcio ellenico nel 2014, quando prima le gesta in Brasile e poi un Olympiakos-Juventus giocato al Karaiskakis mi fecero drizzare le antenne. Così da lì ho cominciato addentrarmici, studiandone la storia e seguendone il campionato. Ho sempre voluto pubblicare un libro, così ho deciso che il mio primo sarebbe stato dedicato al primo grande evento calcistico di cui ho memoria.

Come nasce Narrami O Dellas?

Nasce da una catarsi, come ho detto è un qualcosa che avrei prima o poi voluto scrivere: Euro 2004 è il primo momento in cui mi resi conto quanto mi piacesse il pallone. Pragmaticamente, nasce da un’idea di Ada Cotugno, collega di Footbola, che sul gruppo di redazione – all’incirca nell’aprile 2017 – mi chiese se avessi mai pensato di scrivere un libro sul calcio greco. Marco Aurelio Stefanini mi diede il contatto di Gianluca Urbone, presentai a lui l’idea e dopo un anno e mezzo di lavoro eccomi qui.

In copertina c’è la foto della premiazione, a Euro 2004. Ma di cosa parla più specificatamente il tuo libro?

L’ho voluto strutturare in due parti. La prima parla del calcio greco in generale: una breve parte storica introduttiva, un diario etnografico ad Atene e Salonicco in casa delle tre squadre più blasonate (Panathinaikos, Olympiakos, AEK e PAOK), poi un paragrafo sui tifosi, sulla crisi economica. A concludere questa sezione ho voluto raccontare qualche storia anticonvenzionale, dalla tragedia del Gate 7 a Vasilis Hatzipanagis, miglior greco della storia ma con sole due presenze in nazionale. Qui si apre l’altra parte del libro, dedicata all’impresa di Euro 2004: un proemio e la cronaca di tutte le partite, comprensiva di curiosità, digressioni, tabellini e racconti che raramente ho letto altrove.

Questo è il tuo primo libro, quale emozioni hai provato quando hai visto il libro completo?

Sicuramente è stata una bellissima soddisfazione, pubblicare un libro è uno dei traguardi che mi ero prefissato per questo 2018 e sono molto contento della resa finale. Credo che a 21 anni, dopo varie collaborazioni con realtà editoriali di fama nazionale e un’apparizione sulle frequenze di Rai Radio 1, questo sia un orgoglio incredibile. Chiaramente è un prodotto di nicchia, ma fa parte del gioco.

Ultimamente di calcio greco si parla, ma a proposito di presidenti che tirano fuori pistole in campo…

Rispondo parafrasando Tasos Alevras, un documentarista entrato nel Gate 7 dell’Olympiakos per filmarne la vita: “Il calcio greco è da sempre uno spettacolo per maniaci”. Fa parte del loro carattere, sono nati col sangue che ribolle e sfogano il loro malcontento – pure sotto il punto di vista politico – nel calcio. Risse e violenze sono troppo spesso demonizzate ma ci sono: lo sa bene Karembeu, al quale i tifosi del Panathinaikos lanciarono un petardo nei capelli facendoli prender fuoco…

C’è una frase in particolare che vorresti citare?

Se dovessi sceglierne una, prenderei le parole di Theodoros Zagorakis: “Quando l’arbitro ha concluso la partita, è stato come se fosse andata via la luce. Un altro spazio vuoto nella mia memoria, il perenne sorriso di un idiota sul mio volto per non so quanti minuti. Momenti indimenticabili”. Parole che secondo me fanno ottimamente trasparire l’emozione di chi controvoglia era partito senza troppe attese per Lisbona e s’era ritrovato incatenato a un sogno da perseguire. In piccola scala, è quello a cui punto io: vorrei che un lettore decida di acquistare il libro pur se titubante, così magari da farlo appassionare a una realtà come quella ellenica, povera economicamente ma non certo di passione.

Ultimissima domanda: perché acquistare Narrami O Dellas?

Perché l’ho scritto io (ride, ndr). Scherzi a parte, racconta storie che nessuno vi ha ancora raccontato prima. Non parla solo di calcio ma troverete pezzi di economia, sociologia e chiaramente letteratura. Poi, come c’è scritto nella quarta di copertina, è un libro dedicato a chi vuole stupirsi. A chi avrà il coraggio di rifiutare i pregiudizi su un calcio minore. A chi piacciono le storie, a chi crede nelle favole e agli exploit improvvisati, a chi vuole gustare ancora una volta il sapore di un calcio che non c’è più.

 

albanese

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