Intervista: Federico Ovunque

Il libro di Daniele Vecchi ripercorre la drammatica ed inconcepibile vicenda di Federico Aldrovandi, non tralasciando nessun dettaglio e perorando la ricerca di giustizia e verità. Ne abbiamo parlato con l’autore.

Come nasce il tuo interesse e l’idea di scrivere un libro sulla vicenda di Aldrovandi?

Ovviamente, da cittadino ferrarese, mi sono sentito particolarmente coinvolto da questa vicenda, che sembra non aver scosso più di tanto la opinione pubblica ferrarese, perlomeno per qualche anno dopo l’omicidio. Poi è chiaro che la morte per sopruso è uguale per tutti, da Ferrara a Roma a Trieste, ma avendo toccato luoghi, situazioni e persone da me conosciute, l’impatto è sicuramente più emotivo. 

Qual’è la cosa che più ti fa arrabbiare nel periodo successivo alla sua morte?

Il periodo successivo alla sua morte è anche adesso, a distanza di 15 anni. Ancora oggi si nega e si giustifica la mattanza. In quei giorni ovviamente la stampa locale (i quotidiani, ad eccezione di estense.com, sito web di cronaca ferrarese ora punto di riferimento per la informazione ferrarese, che a quel tempo stava muovendo i primi passi) prese per buono tutte le mezze parole che la questura faceva trapelare, rivelando la pochezza giornalistica e professionale che li ha sempre contraddistinti. Rimane purtroppo storico il titolone “SCARICATO DA UN’AUTO IN FUGA, TORCHIATI GLI AMICI DEL MORTO”, una vergogna infinita, monito di una coscienza umana e di una etica professionale inesistenti.

Dopo tante vicende contorte e tragiche hai ancora fiducia nelle forze dell’ordine?

Non si può generalizzare in nulla ovviamente, la fiducia in una istituzione è una cosa che prescinde dalla soggettività. Posso dire di non avere mai avuto fiducia, fin da ragazzino, ma ognuno parla sempre per la propria esperienza. Rimane il fatto che la omertà e il cameratismo corporativo, quando si parla di un’arma militare che incidentalmente ha totalmente il potere esecutivo, possono creare seri problemi di giustizia e di individuazione delle responsabilità.

Nella sua vicenda ci leggi tratti comuni ad altre capitate in altre nazioni? Mi riferisco ad esempio agli USA

Il discorso è sempre quello. Chi detiene il potere ha in mano il braccio armato, che viene esaltato, fomentato ed addestrato alla rigidità mentale, al fanatismo e al disprezzo per le diversità e la non omologazione. Da qui, di paese in paese e di nazione in nazione, le radici e gli sviluppi culturali prendono il proprio corso di discriminazione e razzismo intrinseco. Il braccio armato del potere è sempre pronto a ridurre ai minimi termini qualsiasi deviazione, politica, religiosa o razziale, di qualsiasi colore siano e qualsiasi bandiera ci sia su quelle divise..

Una vicenda scomoda perorata dall’universo ultras, troppo per la grande maggioranza silenziosa?

La maggioranza silenziosa è per definizione appunto silenziosa, e non si “abbassa” a denunciare, a reclamare o a perorare cause o soprusi. Lo status quo della maggioranza silenziosa aborra qualsiasi tipo di differenza e disaccordo, per quanto giusto o legittimo possa essere. La maggioranza silenziosa non si pone il problema del giusto o sbagliato, del sopruso impunito o del diritto calpestato. Vuole solo che il sistema sia il più fluido possibile, che le diversità siano lontane dai loro occhi e che le proteste siano silenziate e represse per poter avere la propria vita agiata e incontaminata dalla “minoranza rumorosa”, per continuare a vivere la propria vita nella maniera più godereccia possibile. 

Quindi situazioni come quella che è accaduta a Federico e in generale la esistenza stessa del movimento ultras sono realtà agli antipodi del modo di pensare della maggioranza silenziosa.

Come mai si fatica a comprendere in fondo la mentalità ultras? Potere dei mass media nel fornire un facile capro espiatorio?

Ovvio che il movimento ultras nei decenni ha avuto le proprie colpe. e nessuno di coloro che si ritiene ultras credo possa o voglia esimersi da queste eventuali colpe. Rimane il fatto però che la immagine degli ultras agli occhi di chi li vede attraverso i media mainstream è una immagine dozzinale, distorta, qualunquista e immensamente carica di stereotipi e superficialità. 

Qualcosa sta pian piano cambiando, qualcuno anche all’interno di sistemi mediatici di alto livello sta capendo o cercando di capire le peculiarità del movimento, ma di strada da fare ce n’è e ce ne sarà ancora tantissima, a livello di percezione e di consapevolezza altrui, nel capire veramente le radici e la mentalità del movimento.

Credi che in qualche modo la vicenda di Federico Aldrovandi abbia scosso le coscienze in qualche modo?

Sono di base un cinico disilluso, quindi credo che si, qualcosa o qualcuno può aver visto le proprie certezze vacillare, dopo questa vicenda, e che qualcuno possa essersi veramente reso conto dell’abuso reiterato di cui sono stati vittime Federico, la sua famiglia e i suoi amici.  Credo però anche che, a livello di “massa”, la cosa non abbia smosso un granchè, proprio perchè la macchina del fango del potere istituzionale ha lavorato ancora una volta bene, e agli occhi di moltissime persone, ancora oggi, Federico aldrovandi è stato uno che se l’è andata a cercare. A prescindere da questo, se anche solo una persona ha avuto la propria coscienza toccata da questi accadimenti, o ha avuto una sorta di dubbio nei confronti del potere istituzionale delle forze dell’ordine, se anche solo una persona ha aperto gli occhi sul devastante potere incontrovertibile che ha un’Arma, allora significa che il dissenso e la perenne lotta portata avanti dalla famiglia di Federico e da tutti coloro che hanno vissuto questa vicenda sulla propria pelle, è servita a qualcosa.

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