Quando Eravamo Felici

TITOLO: QUANDO ERAVAMO FELICI

AUTORE:  Corrado De Rosa

EDITORE: Minimum Fax

ANNO PUBBLICAZIONE: 2023

PAGINE : 292

PREZZO : 17

Corrado De Rosa parte dell’assunto che il Mondiale del 1990 abbia rappresentato uno spartiacque tanto dal punto di vista calcistico, tanto dai punti di vista economico, politico e sociale attraverso un’analisi che passa dalla semifinale tra Italia ed Argentina, climax di una situazione in fase di evoluzione, o forse devoluzione, indagata in ogni suo aspetto. Davvero l’autore riesce a fare emergere quei particolari che sembrano rappresentare tante crepe di un sistema che pian piano di sfa sfaldando, dopo essere stato perno di una fase di ripresa e di benessere, per diventare a breve più sofferto e critico sotto tanti punti di vista.

Il calcio è centrale nell’indagine e diventa a sua volta strumento di ricerca e di determinazione, finendo per essere lo specchio della società e delle sue mutazioni, ma anche delle tensioni e delle storture che sembrano caratterizzarlo, con il torneo del 1990 a rappresentare un punto di rottura, ma anche un apice in senso avverso.

De Rosa è puntuale e ricercato dal punto di vista di vista calcistico, riportando alla mente ed all’attuale valutazione tanti fatti e aneddoti utili a dare un’immagine complessiva del “nostro calcio” del periodo, non risparmiando giudizi critici e valutazione consequenziali ai fatti asseriti. Ogni giocatore italiano viene valutato e raccontato nelle sua accezioni tecniche e caratteriali, riuscendo in tal senso a connotarlo per il contributo sportivo e caratterizzarlo dal punto di vista caratteriale ed umano. A livello personale ho molto apprezzato il ritratto offerto di Fernando De Napoli, il cui apporto e la cui personalità vengono spesso sottovalutate e legate al ruolo di semplice gregario.

I 120 minuti più rigori della semifinale di Napoli scandiscono il tempo della narrazione e ne tracciano confini e presupposti, attraverso i quali l’autore si concede e ci regala brillanti disquisizione ed approfondimenti che creano nel lettore un connubio di gioia e nostalgia per quella che è stata un’epoca d’oro calcisticamente parlando, ma che era ormai arrivata alla sua fase discendente in altri contesti, quasi che il Mondiale abbia rappresentato una sorta di quiete dopo la tempesta. Non può mancare un focus dedicato a Diego Armando Maradona, personaggio chiave di una partita che trasla sotto tanti punti di vista la sua nomea di capopopolo e simbolo assoluto di un calcio che davvero genera nostalgia.

Nostalgia ed emozioni che non possono scaturire in chi quella partita l’ha vissuta davanti alla televisione in una calda serata d’estate italiana, della quale ricordiamo quasi tutto e della quale veniamo edotti da tanti dettagli e particolari sfuggiti per la giovane età o impantanatesi in qualche recondito della nostra memoria. Tutto ciò a mio avviso attrae il lettore e lo spinge con la mente a tracciare un bilancio personale e generale di come si è arrivati a quel periodo e di come si è poi proseguito a crescere tra alti e bassi.

Inevitabile il confronto con il libro “La Partita” di Piero Trellini, accostabile per la profondità di certe analisi e per il riuscito tentativo di analizzare il tutto a diverse dimensioni, con il calcio quale metafora della vita, utilizzato per un’analisi a 360 gradi con concetti anche di alto livello.

La lettura prosegue sufficientemente spedita, nonostante flashback e appropriati approfondimenti la rendano corposa, senza per questo appesantire o rendere superflua parte della narrazione, che si mantiene sempre accattivante e di sicuro interesse.

Condivido una definizione data dall’autore per meglio chiarire cosa rappresenti per lui Italia’90 e quali variabili e dinamiche vada ad intersecare:” Italia’90 è un tempo indomito, un misto di ansia e di consapevolezza, un tempo sospeso tra memoria e speranza che restituisce a ciascuno un frammento del passato e che si muove verso un domani possibile. Un tempo che deve riportare il paese con i piedi per terre dopo le pantagrueliche imprese del decennio che l’ha preceduto. Un tempo perduto che, con i suoi echi riattiva reminiscenze, accentua la nostalgia”. Trovo che tale spunto, presente nella parte finale del libro, sia appropriato per contenuti e forma a dare un’idea dello sviluppo del libro stesso.

Una lettura indubbiamente piacevole e significativa, che permetterà al lettore di rivivere, ma anche di concepire con un’ottica diversa, una fase fondamentale della storia calcistica, ma ovviamente non solo, italiana.

Giovanni Fasani

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