Intervista: La Mia Vita Da Numero 10

 Pagina dopo pagina sono tanti gli spunti e le storie poco consociate che Beccalossi condivide con il lettore, , ottimamente raccolti e da Eleonora Rossi, che servono a tracciarne un bel profilo. Ne abbiamo parlato con l’autrice.

Come nasce il progetto del libro e quale finalità vi siete posti con la sua realizzazione?

Io e Evaristo ci siamo conosciuti all’inizio del 2020, in quell’anno terribile per tutti, all’interno di uno studio televisivo di una televisione regionale. Dopo di che siamo sempre rimasti in contatto lavorativamente parlando. Se non che, tra la fine di gennaio e l’inizio di febbraio del 2023, mi si è accesa una lampadina in testa e mi sono chiesta: “Ma perché non scrivere l’autobiografia di Evaristo Beccalossi?”, al che gli ho mandato un messaggio dicendogli: “Evaristo vorrei incontrarti, parlati di un progetto lavorativo”. Ci siamo incontrati e mi ha detto: “Ele dimmi tutto”, ed io: “Senti Evaristo vorrei scrivere la tua autobiografia, fammi sapere che ne pensi”, così di botto. La sua risposta, come si può facilmente desumere oggi, è stata affermativa e poi da quel momento lì è iniziato tutto questo mio percorso.

Per me scrivere un libro è stata una prima volta importantissima, dal punto di vista lavorativo, infatti, io mi sono sempre occupata di un giornalismo televisivo. Nonostante questo però sono molto orgogliosa del lavoro fatto e dell’impegno profuso, anche perché il libro è stato scritto in pochi mesi.

Due sono le parti che reputo importanti, e per questo tendo sempre a sottolineare, nella realizzazione di questo nostro lavoro, la prima è la parte di raccolta e di ricerca, ci mettevamo seduti intorno ad un tavolino e io facevo un sacco di domande ad Evaristo. Giornalisticamente sono sempre stata affamata di dettagli, quindi gli chiedevo di raccontarmi un’epoca, un mondo, che non ho mai conosciuto. Io e Beccalossi abbiamo esattamente 40 anni spaccati di differenza, lui classe ‘56 io classe ‘96, quindi se da una parte per me era come vedere un film mai visto, mai immaginato, dall’altra è stato un grande regalo, perché il diretto protagonista del calcio di quegli anni ha potuto raccontarmi com’era quell’epoca e com’era quel mondo. La seconda parte, invece, è quella appunto di scrittura. È stato per me un grande piacere poter raccontare la storia di Evaristo, anche perché lo stimo sia come persona, sia come calciatore. Sicuramente un grandissimo calciatore. Nonostante nei suoi racconti emerge chiaramente un mondo calcistico ormai scomparso, nel contempo c’è da dire che Evaristo ha saputo tenere il passo, tant’è che ancora oggi è impiegato con le rappresentative nazionali Under 19 e Under 20 come capo delegazione e quindi vi sono sicuramente, soprattutto nella parte finale del libro, diversi riferimenti e contrapposizioni rispetto alla realtà calcistica odierna.

Rievocando la sua carriera mi sembra che Beccalossi ammetta con candore qualche sua pecca personale, ma al tempo stesso rivendichi i propri meriti, sei d’accordo Eleonora?

Sì, sono d’accordo con te Giovanni, lavorando con Evaristo ho avuto modo di conoscere una persona ed un professionista molto disponibile, che nonostante sia stato un dei più grandi fantasisti della sua epoca non ha perso la semplicità nel modo di fare e di rapportarsi con le persone. Io credo che l’umiltà è come l’altezza, o ce l’hai o non ce l’hai, ed Evaristo ce l’ha, quindi mi sono trovata davvero bene a lavorare con lui.

Eleonora, quale aspetto ti ha colpito di più della personalità di Evaristo Beccalossi?

Per rispondere a questa domanda vorrei fare riferimento alla meravigliosa prefazione che ha scritto Enrico Ruggeri. Enrico dice che invida due cose ad Evaristo Beccalossi, la prima è la forza d’animo, dice di non averlo mai sentito in preda allo sconforto, perché ha sempre saputo trovare il lato positivo e la spinta per risalire la china. La seconda cosa è il suo modo di stare con gli altri, in un mondo nel quale tutti sono amici di tutti lui ha saputo prendere il meglio sorridendo. Penso che sia una bellissima descrizione quella che fa Enrico Ruggeri di Evaristo e per quanto riguarda me io riconosco in Beccalossi un grande senso dello humor e dell’ironia che nella vita aiutano sempre.

La doppietta al Milan ed il doppio errore dal dischetto contro lo Slovan Bratislava: l’unione di queste due partite può essere una metafora della carriera di Beccalossi?

Sì, dire che l’unione delle due partite che hai citato può essere una metafora della carriera di Beccalossi, essendo, come lui si è sempre definito, “dispari”, a volte faceva benissimo, altre volte non molto bene, ma questa era una delle sue caratteristiche principali, l’imprevedibilità.

Nella carriera di Beccalossi c’è spazio per i rimpianti? Magari legati al contesto della Nazionale maggiore…

Penso che molti calciatori poterebbero avere al posto suo dei rimpianti, ma lui con il suo carattere non ha nessun rimpianto. Ha sempre detto e ha sempre fatto quello che si sentiva di fare, pertanto non cambierebbe nulla di quello che è stato il suo passato, anzi è molto grato del percorso che ha fatto.

Ai nostri giorni un talento come quello di Beccalossi sarebbe più o meno valorizzato?

Credo che ai nostri giorni un talento come quello di Beccalossi sarebbe meno valorizzato, perché il calcio odierno è diventato un molto più atletico, una caratteristica che non apparteneva ovviamente di Evaristo. Anche se, è bene dirlo, le sue qualità tecniche sono oggi sicuramente più rare nel panorama calcistico italiano. Questo ci tengo a dirlo.

Proseguirà il tuo impegno nel raccontare e nel far raccontare i grandi protagonisti del nostro calcio?

Sì, se mi si prospetterà un’occasione interessante come quella che riguarda la scrittura di un’autobiografia di un campione, di un calciatore come Evaristo Beccalossi, sicuramente, molto volentieri. In generale sì, ho piacere a mettere a disposizione la mia penna e la mia professionalità per nuovi progetti editoriali; quindi sono pronta ad accogliere quello che la vita e il lavoro avranno da offrirmi.

Allora saremo felice di riaverti quanto prima su Biblicalcio, insieme magari ad un altro campione.

Grazie Giovanni!

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