Capitani

TITOLO: CAPITANI

AUTORE: Gianfelice Facchetti

EDITORE: Piemme

ANNO PUBBLICAZIONE: 2024

PAGINE : 224

PREZZO : 18,90

Dimostrando grande sensibilità e non nascondendo un naturale coinvolgimento Gianfelice Facchetti racconta e celebra le figure di alcuni dei più grandi e fieri capitani che la storia del calcio ci abbia mai regalato, passando per nomi leggendari ed altri, magari meno noti, ma ugualmente degni degli attestati di mito, esempio e bandiera come da corredamento del titolo del libro. Quest’ultimo è ricco di contenuti e di spontanee intuizioni, permettendo al lettore di meglio interpretare le personalità dei protagonisti, valutate con un punto di vista alternativo e ugualmente atto a raccontare tanto il valore in campo quanto la portata dell’uomo, peculiarità che molto spesso si manifestano correlatamente.

Facchetti viaggia nel tempo e identifica autentici miti del calcio recente (Alessandro Del Piero, Javier Zanetti, i Maldini, Roberto Baggio e via dicendo) insieme ad altri profili più ricercata e per così di dire di nicchia, che solamente un grande amore per un certo tipo di calcio ed una grande conoscenza storica possono permettere di conoscere e divulgare. Rientrano in questa categoria il primo capitano della nazionale italiana Francesco Calì oppure lo storico capitano del Napoli Antonio Juliano o perché no il grande Silvio Piola, i quali si alternano nei capitoli dove troviamo autentici miti, soprattutto laddove li stessi hanno dato prova di avere valori nobili e di essere degni di rappresentare una squadra e un determinato contesto (Giancarlo Antognoni o Agostino Di Bartolomei, così come il padre dell’autore sembrano essere perfetti per chiarire di che tipo di calciatore stiamo parlando). La completezza e valore del libro sono confermati dall’esempio attuale del Bologna di Thiago Motta, che ruota il ruolo di capitano tra più giocatori, rendendo l’investitura un premio, ma anche l’attestazione del possesso di valori personali oltre a quelli più meramente tecnici.

Emerge, capitolo dopo capitolo, l’essenza di cosa vuol dire o, ahimè cosa voleva dire essere capitano di un squadra, quando il concetto di bandiera, di onore e di rispetto regnavano sovrani ed andavano oltre determinati logiche materiali o di apparenza, così come invece capita in temi recenti; con grande onestà l’autore snocciola un paio di esempi in tal senso che stridono davvero tanto con l’ideale rappresentazione del capitano con la C maiuscola, destinato probabilmente ad essere ancorato per sempre ad un’idea del calcio tanto romantica quanto vetusta.

Anche agli occhi del sottoscritto il capitano è qualcuno che va oltre il semplice ruolo in campo e la semplice fascia, ma è a tutti gli effetti un giocatore che si eleva rispetto agli altri che esige ed ottiene rispetto ed ammirazione con un semplice sguardo, magari con uno di quei gesti che tutti abbiamo nella mente. Difficile non pensarla in questo modo se pensiamo ad i nomi già citati e ad autentiche leggende quali Dino Zoff o Franco Baresi, campioni in grado di essere apprezzati e rispettati al di là di ogni più isterico campanilismo e di ogni malaugurato esempio di tifo contro. Gianfelice Facchetti sembra voler rendere condivisibile questa idea di capitano e di simbolo di una maglia, dimostrandosi molto coinvolgente nel perorare la sua causa, che risulta, come detto, supportato da tanti esempi tangibili, coprendo con la sua analisi più di un secolo di storia di calcio italiano e non solo. Non posso ovviamente mancare fulgidi modelli stranieri a riprova che l’ideale di capitano ha varcato i nostri confini per diventare un punto di riferimento anche ad altre latitudini.

Credo che più o meno tutti abbiamo eletto nella nostra vita un capitano come idolo, non tanto per la fascia in sé, ma in quanto si era riusciti ad assorbire quella personalità e quelle virtù che sono, ma è meglio dire erano, distintive di determinati personaggi, molto spesso capitani di fatto o di nome in campo e fuori dallo stesso.

Un’opera che sembra essere a metà strada tra la giusta celebrazione di chi ha vissuto la fascia sul braccio non solo come un pezzo di stoffa, ma come una gratifica che l’ha reso magari anche per poco tempo immortale nella storia di una squadra e di un intero contesto, perché una volta essere capitano non era onore che poteva spettare a tutti. Non c’è dubbio che le parole di Gianfelice Facchetti possano affascinarci e trascinarvi nel considerare come si deve la concezione del capitano.

Giovanni Fasani

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