Intervista: Difendendo Da Giganti

Con apprezzabile stile Gianluigi D’Ambrosio propone le figure di grandissimi difensori, raccontati in modi coinvolgente e particolare. Ne abbiam parlato con l’autore.

Con che criteri hai scelto i difensori protagonisti del libro?

Ho selezionato la maggior parte dei difensori che ho vissuto, con qualche eccezione ovviamente, quindi i vari Nesta, Cafu, Maldini, Cannavaro. Per quanto riguarda le eccezioni, basti pensare a profili come Bobby Moore o Franco Baresi, i quali per ragioni anagrafiche non ho potuto ammirarne le gesta. Mi è dispiaciuto molto fare dei tagli, per esempio ho lasciato fuori grandi difensori come Krol e Gentile, ma ero in certo senso obbligato, dal momento che in caso contrario sarebbe venuto fuori un almanacco e non più un libro.

Il tuo stile di scrittura é personale e davvero sensibile, come lo hai sviluppato nel tempo?

Mi fa piacere che i messaggi siano arrivati al cuore, è un po’ questa la mia missione in fondo.
Caratterialmente sono una persona empatica, e fondendo questa mia passione per la scrittura, alle sensazioni ripetute che lo sport suscita in me, ho scelto di lavorare su questo stile per migliorarlo giorno dopo giorno.
Attraverso la mia avventura social di Inchiostro Sportivo racconto lo sport a modo mio, senza essere banale, senza seguire il modello di un articolo di giornale.

Come sei riuscito a coniugare tale stile, che mi ha positivamente colpito, con l’ambito calcistico, molto spesso raccontato freddamente e con l’ausilio di tanti numeri?

Sono cresciuto con un’idea di calcio completamente diversa da quella attuale, ma nonostante tutto non riesco a darmi per vinto. Credo che il calcio moderno non sia del tutto malato, ragion per cui ricerco costantemente la bellezza in un gesto isolato, magari in una partita brutta che si chiude con un’esultanza che porta a pensare ad un senso di appartenenza.
Non ci sono bandiere, poiché abituati ai vari Maldini, Zanetti, Del Piero e via dicendo, per cui i narratori sono proprio quei supereroi che devono far sognare i più piccoli, costringendo i grandi ad avere un valido motivo per non smettere di guardare il calcio.

Sei legato particolarmente ad uno o più dei difensori raccontati?

Si, a Giorgio Chiellini, poiché è un giocatore che porto nel cuore dal 2008 praticamente.
Sul mio profilo Facebook personale, al momento dell’iscrizione sul social stesso, decisi di inserire “Chiello” tra il mio nome e il mio cognome. Una sorta di vanto insomma, poiché ho creduto in lui quando magari nessuno avrebbe mai immaginato una
grande carriera. Un combattente, un durissimo avversario, un vero difensore di cui parlare insomma.

Nel libro ci sono 4 giocatori brasiliani, cosa ti affascina del loro modo di intendere il ruolo?

Mi affascina il fatto che, nonostante le difficoltà economiche e di vita in generale, non hanno mai smesso di sognare, consapevoli di avere un dono da mostrare al calcio mondiale.
Se penso alle storie di Marcelo, Thiago Silva, Cafu e Roberto Carlos, penso a cosa sarebbe stato il calcio in quei momenti senza di loro.

La parte finale del libro é incentrata su personaggi che purtroppo non sono poi tra noi, che emozioni to trasmettono le loro storie e la loro personalità?

Una “sezione angeli” come hai potuto vedere, le loro storie infatti trasmettono concetti che vanno ben oltre il calcio.
Vado per gradi, Gaetano Scirea un esempio di correttezza mescolata a classe, un modello di calciatore volato via troppo presto, il quale sarebbe stato vitale per tramandare determinati concetti.
Andrea Fortunato invece è la promessa spezzata, un autentico leone che ci ha lasciato in un modo tristissimo.
Davide Astori non è stato un grandissimo difensore, ma è stato fondamentale per ogni sua squadra, diffondendo a tutti il suo lato umano unico.

Proseguirai a scrivere di calcio? Ci dobbiamo aspettare un “Difendere da giganti 2” o ti concentrerai su
altri la contesti?

Proseguirò assolutamente, perché le motivazioni di cui mi nutro sono proprio queste.
Tratto lo sport in generale dall’atletica al calcio, dalla pallavolo al basket, ma se dovessi dirti ora come ora non so se farò una seconda parte.
E’ ancora presto, magari ne riparleremo più avanti, nel caso in cui la storia dovesse fornire nuovi “giganti” di cui raccontare le gesta

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