
TITOLO: VINCERE NON E’ L’UNICA COSA CHE CONTA
AUTORE: Andrea Dalmasso
EDITORE: Urbone Publishing
ANNO PUBBLICAZIONE: 2022
PAGINE :124
PREZZO : 14
Il tifo per Torino é qualcosa di passionale e credo unico nell’universo calcistico, reso se possible ancora più forte dagli eventi traumatici, dalle sconfitte e dalle beffe di natura calcistica che ne hanno interessato la lunga storia.
Dopo il giusto preambolo Andrea Dalmasso ripercorre nel dettaglio, con tanta precisione, impeccabile stile e giusto quanto misurato trasporto, le principali delusioni sul campo della compagine granata, partendo dallo scudetto sfumato nonostante i 50 punti, passando per la promozione sfumata ai rigori ed arrivando alle delusioni europee più o meno recenti.
Non c’è spazio però per piagnistei o vittimismo, perché l’analisi di Dalmasso é critica e ben impostata, incentrata sul mettere in evidenza come il destino molte volte sia stato contrario al Toro, e pertinente al solo lato calcistico; per certi versi la frase “solo al Toro poteva succedere” trova giustificazione nella precisa cronaca dell’autore e, il quale non ha bisogno di enfatizzare certe situazioni, appunto concernenti la storia mai banale della squadra torinista. Va giustamente segnalata la grande obiettività con la quale ogni situazione viene valutata, prendendo le distanze da chi se la prende con l’arbitro o con il sistema e concentrandosi con perizia sulle situazioni oggettiva, laddove anche il fato ha comunque giocato un ruolo primario.
Dalmasso vuole in tal senso spiegare cosa voglia dire tifare per il Torino prendendo in considerazione le delusioni, specificando come queste siano un forte collante per sentirsi ancora di più attaccati alla squadra; dalla sua interpretazioni degli stati d’animo del tifoso Dalmasso specifica come non ci sia sconfitta quando si dà tutto, evidenziando come l’orgoglio e l’amore per la maglia (meglio se sudata) sono per il tifoso immortali e primari in ogni valutazione.
Nel perorare tale finalità l’autore si dimostra grande esperto di storia granata ed osservatore tattico scrupoloso, quando snocciola nomi e situazioni o quanto descrive determinate alchimie tattiche (molto interessanti le descrizioni degli stili di gioco di Mondonico e Ventura). Personalmente mi riportato alla mente in fatto che avevo rimosso, vale a dire che Eusebio Castigliano fu capocannoniere del girone finale del campionato 1945/1946.
Tra le righe si legge qualche critica alle scelte societarie delle varie festini, in particolare modo incentrate all mattiate gestione di Urbano Cairo; anche in questo caso ogni tesi o velato attacco viene perorata adeguatamente, dettagliando al meglio la situazione oggetto d’indagine.
In ogni contesto le emozioni personali dell’autore trovano il giusto spazio e sembrano essere formativi per quello che é l’identikit morale del tifoso granata, monito più sensibile a più nobili virtù del mero risultato sul campo.
Credo che ogni tifoso del Toro si posa identificare nel libro di Dalmasso, in quanto in possiedo di quella capacità di trovare qualcosa di buono anche nelle negatività, qualora la stessa sia addirittura atavica.
Per gli altri tifosi l’opera é una valida possibilità per entrare a contatto con una realtà di grande fascino, degna di ammirazione ad di là di ogni rivalità o campanilismo di sorta.
In entrambi i casi sarete persuadi di come la fede nel Toro cresca ad ogni potenziale delusione, proprio perché “vincere non é l’unica cosa che conta”.
Giovanni Fasani
Rispondi