
Molto interessante la rivisitazione personale e competente fatta da Antonello Cattani sull’esperienza di Pippo Marchioro sulla panchina della Reggiana. Tra ricordi e cronaca ne scaturisce un libro molto interessante. Ne abbiamo parlato con l’autore.
Nel complimentarmi per il libro ti chiedo da quanto avevi in cantiere il progetto e come hai condotto il lavoro di ricerca, al netto dei tuoi ricordi personali
Grazie per i complimenti. Il libro l’ho deciso e pensato nell’estate 2021, a settembre sono riuscito a contattare Pippo per sapere cosa ne pensava e visto che non aveva nulla in contrario ho iniziato. Ho una buona memoria storica, ma per i dettagli delle partite ho consultato tutto l’archivio della Gazzetta di Reggio del periodo, è stata una parte molto divertente che mi ha fatto rivivere momenti indimenticabili. In pochi mesi ho terminato il libro. La parte più bella è stata quella di parlare con gli ex giocatori, in qualche caso mi sono commosso.
Preferivi una Reggiana con un unico bomber (Silenzi, Ravanelli) o una Reggiana dove i gol erano maggiormente divisi tra più giocatori (come quella della promozione in serie A)?
Se guardo il risultato dico la seconda, ma come ho detto nel libro per me la più spettacolare è stata l’edizione 90-91, quella del 7-4 al Cosenza per intenderci, con Ravanelli centravanti (anche se gli preferisco mille volte Silenzi)
A tuo parere Pippo Marchioro é stato più importante come gestore e motivatore del gruppo o come stratega tattico?
Entrambi, come motivatore basta il fatto che nessuno (eccetto penso Padovano) parli male di lui a distanza di 30 anni. Come stratega direi che a Reggio ha raggiunto il clou come impostazione tattica
Da tifoso ed appassionato riesci a trovare un difetto all’allenatore milanese?
A volte testardo (per esempio nella prima stagione ci mise un po’ a capire che De Vecchi non andava bene a centrocampo oppure quando a Milano si ostinava a fare giocare Rivera con i numero 7)
Come valutavo ai tempi la sua intransigenza tattica, votata al 4-3-3 ed alla zona? Hai mai pensato che non fosse la “ricetta” nei primi falliti tentativi di accesso alla massima serie?
Alla lunga ha pagato l’intransigenza, nei precedenti tentativi (due visto che il primo anno nessuno aveva chiesto la promozione) pesarono prima un po’ di sfortuna alla fine e poi il “caso Ravanelli” che minò lo spogliatoio.
Al tempo stesso ti chiedo quanto sia stato importante per la salvezza nel campionato 1993/994, quando la squadra ha dovuto fare i conti con la sfortuna e qualche decisione arbitrale non favorevole.
Nel campionato della salvezza il segreto fu la forza del gruppo più che lo schema e aggiungo la roccaforte Mirabello dove perdemmo una sola gara contro il Milan e subimmo solamente sette reti. Aggiungo un pizzico di fortuna compensativa nell’ultima gara (soprattutto nel fatto di giocare sapendo già il risultato del Piacenza e contro un Milan non con i sangue agli occhi)
Il tifoso Antonello Cattani avevo un idolo assoluto tra i calciatori allenati da Marchioro?
Ne cito 3: Facciolo, Silenzi, Padovano
Cosa rendeva il calcio degli anni’80 e inizio anni’90 unico? Provo poi nostalgia o rabbia per quel periodo alla luce di quello che é diventato il calcio ai nostri giorni?
Con me sfondi una porta aperta, sono un nostalgico dei numeri 1-11 odio il VAR, mi annoio enormemente con il calcio di oggi. Il calcio di allora era più lento ma più tecnico, mi piaceva vedere rose di 15-16 giocatori e non di 32 tanto che fatico a conoscerli tutti. Gli stessi giocatori con i quali ho parlato mi confermano che vi erano molto meno infortuni e che si giocavano tranquillamente 90 minuti e oltre 30 partite l’anno senza problemi. Oggi è diventato tutto anonimo, con cinque cambi rivoluzioni la squadra e questo non mi piace, ormai mi sembra più uno sport simile al basket o al football americano (che apprezzo ma sono altri sport).

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