
TITOLO: LA COPPA DEL MORTO. STORIA DI UN MONDIALE CHE NON DOVREBBE ESISTERE
AUTORE: Valerio Moggia
EDITORE: Ultra Sport
ANNO PUBBLICAZIONE: 2022
PAGINE : 112
PREZZO : 13
Tra le pubblicazioni inerenti al recente Mondiale in Qatar quella di Valerio Moggia sembra essere una forte e giustificata accusa ad un governo del calcio che, dopo averlo assegnato a seguito di procedure di corruzione, ha chiuso gli occhi, le orecchie e la bocca di fronte alle successive violazioni dei diritti umani.
Moggia mette in risalto il ruolo che i paesi come il Qatar hanno dal punto di vista economico e finanziario, vale a dire quello di colmare vere e proprie voragini monetarie, al fine di portare avanti il progetto di modernizzarsi e differenziare il proprio business. Stucchevole rendersi conto di come il criticato sistema capitalistico necessiti di tale sostegno, andando a creare un rapporto di causa-effetto fortissimo, con le conseguenti ripercussioni politico e sociale, che hanno portato all’omertà su tante questioni, in primis dello sfruttamento, purtroppo protratto fino alla morte, dei lavoratori stranieri nella penisola qatariota. A riguardo Moggia entra nei dettagli della Kafala, pratica aberrante che sta dietro la possibilità per i lavoratori stranieri di lavorare in Qatar, volta principalmente ad impedire a quesirò ultimo di avere un ruolo dignitoso ed arrivo nel relativo tessuto sociale.
Viene tracciato un parallelo tra politica, società ed interessi economici, tale da evidenziare come siamo alle fine di interessi e comico a comandare, con le poche politiche messe in atto valutabili come mero specchietto per le allodole. L’autore chiarisce al meglio come si é arrivato a questa contesta edizione del Mondiale, confermando davvero tutte le variabili in gioco e soffermandosi con competenza e passione sulle enormi storture denunciate e poco considerate da chi aveva ed ha più di voce in capitolo.
L’approfondimento sul silenzio di autorità e addetti ai lavori sulla fase di aggiudicazione e gestione del Mondiale rende ancora più agghiacciante il resoconto. Personalmente non conoscevo la scelta coraggiosa di Lise Klaveness, l’unica rappresentante istituzionale a denunciare cosa stesse succedendo e quale fosse la reale situazione lavorativa e non solo in Qatar.
É un quadro triste, scandaloso e moralmente orribile quello che viene presentato al lettore, con il silenzio degli addetti ai lavori, salvo pochissime eccezioni, che risulta “assordante”, laddove si fa a leggere delle costanti e neanche tanto velate violazioni dei diritti fondamentali dell’uomo. Stride il confronto degli stenti dei poveri lavoratori, ben raccontato da Moggia, con il grandissimo volume di denaro e lo sfarzo di copertina offerto agli occhi degli appassionati.
La denuncia di Moggia é tanto dura quanto ben perorata, andando a dare una causa ed una conseguenza ai numeri, terribili, che hanno reso la ventiduesima edizione del Mondiale insanguinata.
Giovanni Fasani
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