Intervista: Gli Eroi Dello Stretto

Domenico La Marca ripercorre la stagione 2004/2005 del Messina, focalizzando l’attenzione sulle partite chiave e sui grandi protagonisti. Ne abbiamo parlato con l’autore.

Cosa ti ha spinto a scrivere della bella cavalcata del Messina dopo 17anni?

Da giornalista, ho avuto la fortuna di interfacciarmi con tante splendide realtà del Meridione che meritano altri palcoscenici e questo discorso vale in particolar modo per la piazza di Messina, che con la sua storia è stata un punto di partenza per grandi giocatori come Totò Schillaci ed Igor Protti. Da appassionato, ho sempre provato simpatia per quella squadra capace di sovvertire i pronostici e di essere una mina vagante in un torneo, stagione 2004 – 2005, di altissimo livello, nel periodo in cui – forse – vivevamo la fine dell’egemonia del nostro calcio. Nel mio percorso professionale ho avuto la fortuna di un incontrare una persona poi diventata un caro amico, che durante il periodo del Covid, in pieno lookdown, mi ha incoraggiato ad intraprendere questo bellissimo progetto, aprendomi “le porte” del “suo” Messina. 

Bortolo Mutti é stato più bravo come psicologo all’interno dello spogliatoio o come fine stratega tattico?

Parliamo di un grande tecnico e di una persona eccezionale, il “deus ex machina” del Messina capace di realizzare quella che è stata un’autentica impresa calcistica. È stato un padre per tanti ragazzi e soprattutto un punto di riferimento capace di far sentire tutti importanti: il gruppo da lui forgiato fu il vero segreto di quella stagione formidabile. Inoltre, Bortolo Mutti è stato anche un fine stratega, le vittorie con il Milan a San Siro con la mossa tattica di Zanchi in marcatura su Kakà o contro l’Inter al San Filippo con l’ingresso nei minuti finali di Rafael che decise l’incontro, sono state la dimostrazione più lampante delle indiscutibili qualità sul piano tattico di questo tecnico. 

La rosa sembrava essere composta da esordienti nel massimo campionato e da giocatori più avvezzi alla categoria: é stato questo uno dei segreti del Messina?

Come ho già anticipato, il segreto del Messina è stato il gruppo, che in gran parte era quello che aveva permesso al club peloritano di raggiungere per la seconda volta nella sua storia la Serie A. Puntare su un cosiddetto “zoccolo duro” e fare pochi correttivi sul mercato, gli arrivi di Donati, Zanchi, Zampagna(il ritorno) e Amoruso in estate, ed in inverno i colpi Cristante e D’Agostino, si è rivelata la strategia vincente non è un caso che adesso le squadre che salgono dalla cadetteria tendano ad evitare di fare stravolgimenti. In tal senso, quel Messina è stato un esempio.

Il San Filippo é stato un fortino quasi inespugnabile ed in campo foriero di punti per il Messina: é giusto parlare di dodicesimo uomo in merito alla tifoseria giallorossa?

Delle testimonianze dei vari protagonisti un aspetto che mi ha davvero entusiasmato è stato proprio il rapporto con la piazza e la tifoseria del Messina, che ancora oggi prova ancora un amore incondizionato, smisurato, nei confronti dei loro idoli passati. Il Celeste e successivamente il San Filippo hanno assunto un significato simbolico e di conseguenza si sono trasformati in quegli anni in veri e propri fortini, perché sono diventanti l’espressione di una passione incredibile che difficilmente può essere espressa in parole e mi auguro che nel libro sia stato capace di trasmettere quelle emozioni che i diretti protagonisti sono stati capaci di infondermi. 

Realisticamente i 5 punti che separarono il Messina dalla zona UEFA potevano essere colmati senza qualche passo d’asso di troppo? C’è spazio per qualche rimpianto?

Credo che il Messina abbia fatto un campionato eccezionale visto che all’inizio di quella stagione veniva considerata una delle candidate per la retrocessione ed invece, tranne che in un piccolo periodo di appannamento, dopo un inizio sfolgorante, quella squadra ha sempre viaggiato a vele spiegate. È stato un percorso incredibile e credo che quel Messina abbia fatto davvero il massimo.

Più bello vincere il “Derby dello Stretto” o battere Inter e Roma?

Ogni vittoria di quel campionato ha un sapore speciale, anche se la vittoria con la Roma alla prima al San Filippo con una cornice di pubblico eccezionale e con delle condizioni atmosferiche inconsuete – infatti si abbatté un vero e proprio diluvio – conferisce a quel successo un qualcosa di epico, come del resto rimarrà per sempre impresso nella memoria degli appassionati quel pallonetto, come proprio un arcobaleno a squarciare le nubi, di Zampagna che risultò decisivo per la vittoria dell’incontro. La vittoria con la Roma anche dal punto di vista mentale rappresenta uno snodo fondamentale visto che riuscì ad infondere una consapevolezza ed una carica che sono risultate cruciali per il prosieguo della stagione. 

Dei protagonisti da te raccontati chi avrebbe maggiormente una carriera di più alto livello? Io direi Di Napoli e Rezaei, sei d’accordo?

Ritengo che tutti loro abbiano fatto un percorso importante nelle rispettive carriere, erano altri tempi, nei quali emergere era davvero difficile poiché il livello di competizione era notevole, molti di quei ragazzi oggi avrebbero avuto con più facilità la possibilità di far parte di club che puntano ad obiettivi ancora più prestigiosi ed anche in ottica nazionale per molti di loro ci sarebbe più spazio. Nel calcio attuale quel Messina avrebbe potuto ottenere ulteriori e grandi soddisfazioni. 

Con la squadra in serie C al momento i fasti di inizio secolo sono un lontano ricordo o un tangibile futuro obiettivo?

Per il Messina deve essere sempre un obiettivo il ritorno sul massimo palcoscenico, lo meritano la piazza ed una tifoseria unica. Questo pubblico non ha fatto mai mancare il proprio apporto nemmeno in Serie D, il Messina per loro va oltre il mero significato calcistico e credo che ciò basti per rivolere questa piazza nelle categorie professionistiche più importanti. 

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