
Con la consueta passione e competenza Gigi Potacqui racconta i grandi numeri 7 della storia del calcio. Ne abbiamo parlato con l’autore.
Dopo i numeri 10 ecco i numeri 7: sono questi i due numeri che richiamano più all’estro e alla fantasia?
Sicuramente sì. Sono sempre stato affascinato dai calciatori che indossano o hanno indossato questi numeri. Giocatori fantasiosi, offensivi e imprevedibili, spesso fuori dagli schemi, a volte persino un po’ anarchici. Sì, super affascinanti.
In merito al criterio di selezione, quanto ha contato il tuo gusto personale e quanto invece è dipeso dai tuoi ricordi?
Un po’ e un po’. Cioè ovviamente per chiare ragioni anagrafiche non posso aver vissuto Best, Matthews, Garrincha, Hamrin, Meroni ecc. ma le loro storie, unite ai video delle loro partite che ho sempre “studiato” con piacere e passione, mi hanno colpito sin da subito.
Nel libro trovano spazio solo due sudamericani, nonostante la maglia numero 7 abbia avuto tanti eccellenti interpreti a quelle latitudine. Tale contesto ti affascina meno di quello europeo?
Assolutamente no. Ho deciso di selezionare i 20 che secondo me oltre alle qualità tecniche avevano storie personali o di vita da raccontare, tutto qui. Il calcio sudamericano è sempre speciale per me, tanto che nel primo romanzo sui 10, erano invece la maggioranza considerando il capitolo sui “Diez del pueblo”.
Sei più affascinato dalla classica ala con i piedi sulla linea e dedita ai cross o ad una visione più moderna del ruolo?
Sono affascinato più dalle ali che dribblano fino allo sfinimento, che puntano l’avversario con coraggio, tecnica in velocità e un pizzico di presunzione. Certo, se poi hai il destro di David Beckham allora mi “accontento” anche delle ali dedite al cross…
A tal proposito ti chiedo se l’evoluzione tattica e tecnica che ha interessato i protagonisti con questa maglia non abbia un po’ snaturato il suo significato ed il suo fascino iniziale.
Ovviamente sì. La liberalizzazione dei numeri in tal senso ha contribuito a snaturare quello che inizialmente era compito dell’allenatore. Un po’ questo è rimasto forse nei campionati dilettantistici. Il 7 non è più rigidamente l’ala destra, ma può essere ala destra, sinistra, seconda punta, trequartista, centravanti… Ma ciò non vuol dire che abbia perso il suo fascino, anzi. Penso ai Raul, ai Cavani, agli Shevchenko…
Possiamo definire la maglia numero sette “pesante” tenuto conto di chi l’ha indossata nel tempo ed in determinati contesti?
Assolutamente. La numero 7, insieme alla numero 10 e alla numero 9, rimangono le più pesanti e iconiche, soprattutto per chi le ha indossate e le indossa. I calciatori offensivi si sa, sono sempre quelli più amati e decisivi.
Gigi Potacqui davanti ad una maglia numero 7 pensa immediatamente a… ?
George Best, troppo iconico, troppo grande la sua fama e troppo forte la sua storia. Adesso ovviamente è Cristiano Ronaldo il simbolo del numero 7, anche se io adoravo Matt Le Tissier: un 7 atipico, ma dannatamente eccitante. Le sue giocate ti facevano innamorare.
Concluderei chiedendoti se hai già in cantiere qualche altro progetto, magari legato a qualche altro storico numero di maglia…
Ancora no, ma le idee ci sono. Penso per esempio a Ronaldo il Fenomeno, altro mio grande idolo, e mi dico spesso che devo assolutamente scrivere di lui. Quindi un romanzo sul numero 9 potrebbe essere il prossimo, chi lo sa…
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