Intervista: Sentenza Zidane

Con un ipotetico processo al Dio Eupalla reo di aver vessato Zidane nella sua carriera, Annibale Gagliani ripercorre la stessa con stile e precisione, regalandoci un libro davvero accattivante. Ne abbiamo parlato con l’autore.

É corretto definire Zidane come un personaggio unico per classe e competenza calcistica e per indole?

Zidane racchiude al proprio interno l’essenza del calcio: trequartista elegante, genio e sregolatezza in campo (e non fuori) luogo che vive profondamente dando sfogo a tutti i suoi istinti; allenatore emblema del pragmatismo, dell’equilibrio in funzione al risultato, senza perdere mai il controllo. Eleganza e praticità, nessuno come lui riesce a racchiudere in un solo nome queste caratteristiche agli antipodi.

A tuo parere cosa gli é rimasto in termini di valori e atteggiamento della sua infanzia nella periferia marsigliese?

Tutto. In particolare, il codice d’onore nei rapporti personali. Ha dentro di sé il peso dei valori nel rapporto con l’altro e la capacità di accettare qualsiasi forma di duello, anche il più gretto e pericoloso, se è per la difesa dei suoi valori, nel quale è in grado di eccellere come palla al piede. 

L’avvocato Agnelli lo definiva “più bello che utile”: può essere che la sua immensa classe ne abbia offuscato il tangibile contributo in campo? 

In realtà non è così. Anzi, come esplicitato da Carlo Ancelotti, in allenamento era capace di numeri di rarissima bellezza. In campo calibrava ogni sua giocata: un dribbling, un’apertura, un passaggio filtrante, un cambio di gioco, non erano mai finalizzati al trastullo personale o a gonfiare il narcisismo tipico del dieci: ogni sua azione o movimento erano sempre in funzione del bene della squadra. Infatti, ha trascinato a livello di gioco e personalità tutte le squadre in cui è stato eletto leader tecnico.  

Cosa rappresentava il gol per Zidane, avendone segnanti tanti decisivi, ma, forse, meno di quelli che avrebbe potuto realizzare?

Discutendo con Roberto Beccantini, eravamo concordi sul fatto che avrebbe avuto tutte le caratteristiche per diventare un dieci goleador alla Di Stefano. Oltre alla tecnica purissima, lo ha sempre accompagnato una poderosa forza atletica che lo portava a macinare chilometri su chilometri mantenendo la lucidità. Più che per pigrizia, io credo abbia fatto meno gol per semplice generosità: nella sua testa un assist illuminante valeva quanto un gol. 

Parma-Juventus del 2000 e Francia-Brasile del 2006: in quale di queste sue partite si é visto il miglior Zidane?

Assolutamente in Francia-Brasile del 2006. I grandi della storia si vedono nei cocenti appuntamenti: lui contro Ronaldinho, Ronaldo, Kakà eccetera, eccetera, eccetera, una Nazionale verdeoro illegale. Zidane, che è un brasiliano mancato, perfettamente a suo agio a fare calcio in spiaggia o in una favela, ha deciso di dimostrare al mondo come fosse possibile annientare la squadra più forte di tutte con le sue stesse armi: il calcio cocktail con la samba, diventato per una notte un bicchiere di costosissimo champagne. Il video di quella partita è di tendenza nelle generazioni di oggi: si osserva come Zidane intendesse volutamente fare dei sombrero, delle roulete e tutte le giocate ad effetto a quegli altisonanti avversari per dimostrare una cosa: quando conta e se ne ha voglia è lui il più forte. 

Quanto c’è di Carlo Ancelotti nel suo modo di allenare e nella sua gestione del gruppo?

Lui è il suo allievo naturale. C’è tanto di Re Carlo nella tripletta di Champions. Non a caso lo ha scelto come vice e ha voluto trasmettergli tutta la sua scienza, quasi percependo potesse essere il suo erede. Ma a dire il vero, in Zidane c’è anche tanto di Marcello Lippi nella gestione degli equilibri dello spogliatoio. Zidane sembra un prodotto della scuola di Coverciano.  

Nel libro ci sono tanti rifermenti letterari e comparazioni ricercate: credi che la letteratura calcistica si possa prestare compiutamente a tali riferimenti?

Mettiamola così. Il calcio sta alla letteratura come una Fender Stratocaster a un concerto d’archi. Sono mondi differenti, ma se armonizzati con una guida sapiente, possono creare melodie dalle sfaccettature ammalianti. La realtà è che un certo micro-universo intellettuale stigmatizza il calcio, poiché visto come oppio degli stolti. Poi ci sono i tifosi medi, che ‘l’oggetto misterioso’ libro lo utilizzano sono per abbellire gli interni dei loro appartamenti, seguendo lo stile dell’Ikea. Quindi la sfida che propone questo libro è la seguente: convincere gli snob che il calcio sia il mito vestito da viandante e pertanto meritevole di analisi letterario; portare i supercafoni, attraverso il calcio, a conoscere e stimolare un’attenzione nei confronti della letteratura. Una specie di utopia.  

Credi che il suo futuro sarà sulla panchina della nazionale francese? Ci stupirà anche da commissario tecnico? 

Probabilmente è quello che desidera di più. Sarebbe già dovuto essere su quella panchina, ma Deschamps tiene duro e per il momento gli sottrae un incarico che per lui rappresenterebbe la naturale prosecuzione della sua carriera, in linea con le squadre nelle quali ha lasciato il suo cuore. Lui torna dov’è stato bene e non fa mai scelte banali. Rifiuta ripetutamente il Paris Saint Germain perché ha troppo a cuore Marsiglia e i marsigliesi e perché vuole troppo bene al suo padrino calcistico, Florentino Perez. Nel codice d’onore di Zidane non può esserci il tradimento della sua città e di un suo amico (in tal caso nemico giurato dello sceicco all’ombra della Torre Eiffel). Aveva parlato con Agnelli, è stato vicino alla Juve, ma poi è arrivato il soccorso al Madrid ferito nel 2019, situazione che ha fatto saltare tutto. Adesso sarà francamente difficile vederlo sulla panchina di Madama nei prossimi anni (seppur non impossibile). Lui per il momento aspetta la sua Francia. Dopo Qatar, se il bleu non vinceranno, a furor di popolo toccherà a lui guidare un’armata già portata sulla vetta massima del globo.

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