Intervista: Pep Guardiola

Carlo Pizzigoni, Micaela Acevedo con i contributi tattici di Filippo Lorenzon raccontano nel dettaglio le peculiarità umane e tecniche di Pep Guardiola, avvalendosi dei contributi di chi l’ha conosciuto bene o ne conosce approfonditamente le metodologia. Ne abbiamo parlato con Carlo Pizzigoni

Dopo il libro su Marcelo Bielsa proponete quello su Pep Giardiola: esiste un filo conduttore tra i due tecnici?

L’idea mia era un po’ quella di fare qualcosa su Bielsa, ma non me la sentivo perché mi sembrava una cosa troppo grande. Poi io non sono uno scrittore, quindi il libro su Bielsa, raccontato in forma canonica, doveva essere scritto da uno scrittore, bisognava avere quel tipo di capacità, che io non ho, quindi ho pensato a come raccontare Bielsa e quindi è venuta fuori questa idea, guardando anche all’estero come spunti, pensando fosse originale. Non esiste infatti in Italia un lavoro con questa struttura, cioè le persone che hanno lavorato con Bielsa, che ammirano ed hanno ammirato Bielsa e che lo conoscono da vicino dovevano raccontare il loro punto di vista e nel frattempo raccontare anche il loro calcio. Quindi, questa è stata una cosa successiva, però l’idea era questa. Quando la cosa vediamo mentre costruiamo il libro che funziona e la casa editrice giustamente diceva “per me devi fare anche allenatori” ed io ho pensato immediatamente a Guardiola, perché secondo me Guardiola, è quello che ha più segnato il calcio almeno negli ultimi 20-25 anni ed è quello che probabilmente resterà come uno degli allenatori icona della storia del calcio. Quindi era inevitabile che la scelta cadesse su lui, credo che sostanzialmente è il primo libro della collana, il primo è Bielsa, ma dal mio punto di vista Bielsa rappresenta qualcosa di davvero unico, che va oltre il calcio. Per me era importante iniziare proprio da lui perché è giusto, dal mio punto di vista, che si racconti il calcio con i valori che Bielsa trasmette. Però è anche vero che dl punto di vista tecnico, ma anche umano, perché c’è questo legale tra i due che abbiamo raccontato più volte; la genialità di Guardiola è stata più volte celebrata da Bielsa, celebrata tra le persone oneste, non tra invidiosi. Gli invidiosi riconoscono questa cosa, ma non l’ammettono., ma è sotto gli occhi di tutti come sia veramente l’allenatore che più incide nel calcio moderno; si potrebbe quasi dire che con lui il calcio entra in una fase successiva della modernità, cioè partendo dall’idea che nella storia del calcio ci siano dei capitoli abbastanza chiari ed una certamente comprende Arrigo Sacchi, c’è un passaggio che dove Guardiola lascia un segno indelebile. Secondo me era giusto fare il secondo libro con lui, anche perché poi intervistando le varie persone nel libro vedi che sono tra loro eterogenee, quindi non parliamo di un moloch dove ognuno trova che guardiola sia l’essere perfetto, però entrando nelle pieghe del gioco a tutti risulta di un fascino superiore, per questa rottura che dà all’inizio e per questa continua evoluzione. Credo che fosse corretto come secondo numero della collana raccontare Guardiola.

È corretto ritenere che esista un calcio pre e post Guardiola? È stato uno spartiacque tra epoche calcistiche?

Certamente per la modernità con cui tratta il calcio è uno spartiacque decisivo, il passaggio di Guardiola è una cosa che viene riconosciuta sostanzialmente da tutti i tecnici, anche da quelli che non gli sono affini per proposta calcistica, mi viene in mente il Cholo Simeone, al di là delle polemiche e dell’incontro nell’ultimo Manchester City-Atletico Madrid. Insomma sappiamo quanto tutti riconoscano la sua grandezza e la sua, mi verrebbe da dire, opera rivoluzionaria. Certamente si può parlare di un calcio pre e post Guardiola, perché anche il modello Guardiola diventa, proprio perché profondo, modello da attaccare. Comunque la storia del calcio che nasce ad esempio in ambito germanico di profondo ritmo, quindi in antitesi al possesso, questo per semplificare naturalmente, è proprio un calcio per attaccare il calcio di Guardiola. Rimane come modello sia da seguire che da studiare per batterlo, quindi direi che c’è un pre e un post.

A vostro parere Guardiola ha appreso e proposto dettami riconducibili alla sua esperienza in Italia da giocatore?

E’ una cosa che si ripete spesso quella che da ogni esperienza di impara e fanno sempre parte di noi e certamente il passaggio in Italia, anche voluto da Pep, è stato importante nella sua carriera; non decisivo, non il più importante, ma sicuramente qualcosa gli ha lasciato. Anche perché io ho intervistato Andrès Yllana e Markus Schopp, due suoi compagni all’epoca e proprio il primo sottolineava come Pep sia soprattutto una persona che chiede, che domanda, che vuole capire e mi hanno raccontato entrambi delle tante chiacchiere che hanno fatto anche con Mazzone, magari anche più volte scontrandosi, perché avevano due idee di calcio quasi all’opposto, però tutto è servito. Io credo che una persona intelligente come Pep, un appassionato di calcio come Pep, abbia certamente imparato anche in Italia, anche nel suo passaggio italiano. Credo che comunque non avendo  giocato tantissimo, ovviamente perché era nella parte di carriera decadente, però le esperienze di spogliatoio e di vivere un certo tipo di calcio sono sicuramente servite.

Possiamo definire il “Tiki Taka” come un luogo comune limitativo degli intenti di Guardiola, anche alla luce delle sue dichiarazioni a tal proposito?

La definizione di Tiki Taka, questa parola che nasce da Andrès Montes, un giornalista spagnolo purtroppo scomparso prematuramente, che vedendo la nazionale spagnola diede una specie di parola onomatopeica all’idea di un certo tipo di calcio. E’sempre stata un etichetta nel nostro paese con accezione negativa, quindi credo che come spesso succede le etichette sono spesso vuote e più volte Pep ha dimostrato che lui, ovviamente, preferisce, anzi, pretende di dominare il gioco, però dominare il gioco significa sempre avere il possesso. Poi naturalmente è ovvio, come dicono i numeri, chi ha più possesso vince il campionato; al primo posto della classifica non troviamo mai una squadra che il 20% di possesso palla. L’idea di Pep è attaccare e dominare il gioco, poi questa etichetta che le si è appiccicata di “si palleggia tanto per” in realtà si palleggia per trovare il buco per entrare e il suo maestro Cruijff diceva “palleggiamo sì, però proprio tu Pep quando hai la palla il primo sguardo dallo a Romario”; quindi se c’è la possibilità di verticalizzare si verticalizza, perché le porte sono in verticale e lì bisogna arrivare. Poi sul come arrivarci si può fare un paio di giri per arrivarci meglio oppure si può andare letteralmente alla carlona. Il Tiki Taka è un’etichetta vuota, l’idea di dominio di Pep è qualcosa di evidente in tutte le sue squadre.

Nel libro emerge a detta di molti la fondamentale importanza di Sergio Busquets, giocatore eccezionale. È stato lui il perno di quel Barcellona e per lo sviluppo del calcio voluto e ricercato da Guardiola? 

Pep iniziò la carriera di allenatore nel Barça B, equivalente alla nostra serie C ed ha due giocatori che accompagneranno la carriera di Guardiola e sono Pedrito, che diventerà Pedro e Sergio Busquets. Sergio Busquets è un giocatore fondamentale perché in un intervista abbastanza recente Xavi lo definisce “il miglior giocatore a leggere lo spazio-tempo”, sa quando intervenire, sa il momento ed ovviamente la lettura è difensiva ed offensiva. Per il suo Barça è un giocatore fondamentale, ma è fondamentale anche per tutti i titoli della Spagna; per valutare l’importanza bisogna dire questa cosa: Pep lo vuole davanti alla difesa e per metterlo lì sposta e poi cederà un giocatore fondamentale e fenomenale come Yaya Touré, questo per certificare come per lui fosse determinante un giocatore come Busquets. Credo che per i motivi che diceva Xavi è fondamentale in una squadra che faceva quel tipo di gioco, quindi direi non l’uomo determinante, ma un pezzo chiave, anche perché se lo è costruito partendo dal Barça B.

Mascherano centrale difensivo, Kimmich praticamente a tutto campo e Gundogan trequartista: conta la più l’intuizione tattica o la capacità di coinvolgimento e motivazione?

L’intuizione tattica conta, ma l’intuizione tattica è di tanti. Sono la strategia generale e la volontà di dominio che sono più importanti in Pep. La sua grande capacità non è solo quella dei giocatori che tu citi ai quali ha cambiato zona di campo, intuendo, anche con Lahm, la possibilità di farli esprimere in un’altra zona, ma soprattutto di coinvolgerli all’interno di un sistema comune dove tutti i giocatori vengono esaltati nella loro caratteristica e nella loro voglia di attaccare, di essere protagonisti nella partita. Quindi l’idea singola all’interno di un sistema ben definito che ha una linea ben chiara su cosa si deve fare. Certamente dalla grande intuizione di Messi messo non più sulla destra, ma in una situazione centrale a tutte le altre che hai citato sono importanti perché al di là dell’intuizione tattica è corrisposto da movimenti comuni e da un’idea comune di squadra: è questa  la cosa fondamentale nella squadre di Pep ed è un piacere per gli occhi vederla, tanto è vero al di là di quello che può essere la vittoria finale, se arriva o non arriva e con Pep spesso arriva, è importante secondo me sottolineare come è un godimento vedere squadre di Guardiola; tutti i tifosi della squadre di Pep sono dei privilegiati, perché ogni weekend loro godono di questa meraviglia, l’hanno fatto a Barcellona, poi a Monaco e ora a Manchester.

Come credete venga vissuto l’errore dall’allenatore spagnolo? Occasione per migliorare e lavorare o falla in un sistema perfetto e rodato? 

Bisogna un po’ qualificare il concetto di errore: l’errore quale sarebbe? Un passaggio sbagliato? Un determinato errore in una situazione? L’errore nell’acquisto di un giocatore? La sopravalutazione di un certo tipo di approccio? Gli errori possono essere tanti all’interno di una stagione, all’interno di una vita calcistica, ma io credo che da tanti punti di vista dagli errori una persona intelligente come Pep ha appreso e credo quanto sia migliorato, ma nel senso di aumentare la sua profonda conoscenza calcistica. Pensiamo anche alle persone con cui si circonda, persone di una profondità anche umana elevatissima, tipo Manel Estiarte, il Maradona della pallanuoto, che da tempo è insieme a lui o l’attuale suo vice allenatore Juanma Lillo un uomo è un pozzo di scienza calcistica, ma soprattutto umana e soprattutto ancora di più lega questa profondità umana a quella calcistica ed è la cosa che più affascina Guardiola ed affascina tutti noi; nel libro ci sono secondo me delle pagine memorabili nell’intervista a Juanma Lillo, che devo totalmente a Micaela Acevedo, che ha collaborato con me al libro ed è stata una superattiva collaboratrice nel senso che tante interviste le ha proprio effettuate da sola, anche se avevamo concordato le domande ed ha avute tante intuizioni veramente alla Pep, vale a dire geniali. Lei è quella che è in contatto diretto con Juanma Lillo ed ha avuto la possibilità che è davvero un privilegio avere questo tipo di rapporto, perché non è proprio di tutti.

Tralasciando il leggendario Barcellona di Guardiola dove vedete maggiormente la sua mano o la sua genialità, nel Bayern Monaco o nel Manchester City? 

A tutti gli uomini di calcio che ho intervistato ho fatto anch’io questa domanda se il Barça più perfetto è la massima espressione di Pe, oppure se si trovano cose interessanti o ancora più interessanti da altre parti. Devo dire che più o meno la risposta è sempre stata che il Barça di Pep è qualcosa di irraggiungibile, ma il lavoro di Pep nella altre squadre è ancora più profondo; ancora più interessante soprattutto perché nel frattempo il calcio continua ad evolversi e lui rimane sempre un passo avanti. Questa è una cosa che in tanti mi hanno detto, anche allenatori italiani come Vincenzo Italiano, nella cui intervista si vede molto quella capacità nel Barça, ma anche oggi, in un calcio che muta a velocità della luce di essere quel passo avanti.

Dopo quest’ultima esperienza riuscite a prevedere il suo prodromo passo? Una nazionale? 

Domanda affascinante quella del post. Innanzitutto sembrava che potesse esaurirsi prima l’esperienza al City, ma invece pare si prolungherà ancora un po’e credo perché il gruppo di lavoro t’apprezza e quindi abbiamo parlato del campo, ma anche della scrivania con Txiki Begiristain ad esempio, suo compagno al Barça e con tutto quel gruppo diciamo così dei catalani che in questo momento ci sono al City. Leggendo praticamente tutto di Guardiola uno si fa un’idea che ci potrebbe essere magari il fascino di una nazionale, non necessariamente quella spagnola, anzi, credo proprio non quella spagnola per diversi motivi e anche un ritorno sarebbe ad allenare le giovanile, come a volte ha detto. Diciamo che il Barça B non è proprio la squadra giovanile, perché è una squadra che mescola tanti elementi delle squadre giovanili con altri che sono meno giovani, però in generale un ritorno a vedere Pep puro insegnante secondo me c’è. C’è una controversia che si trascina da un po’ di tempo, cioè nel famoso incontro con Bielsa era presente David Trueba, regista e scrittore, e di un certo tipo di passaggio tutti danno versioni diverse: ad un certo punto viene fuori il discorso che in questo calcio ci sono tante cose che non vanno, per semplificare, ma perché rimanere in questo calcio? La frase che uno dice è “necesito esta sangre”, necessito di questo sangue, di questa situazione ed anche di queste brutture che sono quelle che spingono anche a far meglio. Ecco, questa frase secondo Bielsa l’ha detta Guardiola, secondo Guardiola l’ha detta Bielsa e secondo me possiamo chiarissimamente attribuirla ad entrambi

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Crea un sito web o un blog su WordPress.com

Su ↑

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: