Intervista: Matti, Miti E Meteore Del Futbol Sudamericano

Con il solito gusto e la consueta competenza Remo Gandolfi racconta con accuratezza e sensibilità figure mitiche e poco conosciute del calcio sudamericano, trasmettendo in pieno il fascino del Fútbol. Ne abbiamo parlato con l’autore.

Cosa ti affascina di più del Fútbol sudamericano e come hai selezionato i protagonisti del tuo nel libro?

Il calcio in Sudamerica è vissuto con un trasporto e una passione che non hanno eguali in nessuna altra parte del mondo. Laggiù il calcio è ancora “della gente”. L’attaccamento ai proprio colori è qualcosa di unico e basta dare un’occhiata agli spalti di una partita in Sudamerica per capire che il tifoso si sente ancora parte integrante dell’avvenimento. Il tifoso è fermamente convinto che il suo incitamento e il suo calore possano ancora essere determinanti. In Europa ormai si va allo stadio con lo stesso spirito con cui si va a teatro aspettandosi e pretendendo una performance adeguata e giudicando, approvando o stroncando con sempre più freddo distacco. In quanto alla scelta dei protagonisti è stata solo ed unicamente una “questione di cuore”. Storie che mi hanno emozionato scoprendole e che sentivo fosse importante provare a farle conoscere e storie di calciatori che ho amato fin da ragazzino e che, come le altre, ho pensato meritassero di essere approfondite.

Molti ritratti hanno delle belle parti rese in prima persona: come mai questa scelta stilistica e quali qualità credi conferisca alla narrazione?

E’ una cosa che faccio da tempo e che ho utilizzato anche nei libri precedenti. Trovo che sia un modo molto diretto e schietto di arrivare al lettore. Amo leggere avidamente tutto quello che trovo sul protagonista per poi “chiudere tutto” e riportare quello che mi è rimasto dentro, provando ad immaginare pensieri, stati d’animo, sensazioni vissute dal protagonista in determinati momenti della propria vita e carriera. E’ uno stile comunicativo che ti fa sentire molto vicino al protagonista e che sono convinto abbia un forte impatto su chi legge. Almeno, a me capita così quando leggo libri con questo approccio! … come vedi è sempre una “questione di cuore” !!!

Tra le tante storie ce ne sono tante “maledette”: come le hai scelte e che legame hanno con il contesto sudamericano?

Come dico sempre raccontare di quelli bravi, belli, fortunati e vincenti non solo non ne sarei capace ma mi annoierei a morte! In realtà è una cosa non facile da spiegare ma fin da bambino sono sempre stato attratto dai “maledetti”, dai “disperati”, dai “matti” e dai “perdenti” … e da quelli terribilmente iellati! Se pensi che da piccolo i miei primi tre idoli nello sport sono stati Pierino Prati, Luis Ocaña ed Erwin Stricker capisci subito che è questione di indole! E poi l’amore per gli Indiani d’America, per Jack Kerouac o Pier Paolo Pasolini … Scrivendo mi accorgo che alla fine finisco sempre per cercare questo tipo di storie e il Sudamerica in proposito è un bacino inesauribile! Il difficile è stato scegliere quali proporre e quali scartare (per ora!) e qui devo dire grazie a Gianluca Iuorio che mi appoggia e supporta in tutto … anche nella scelta di stampare un libro di quasi 400 pagine e con 43 profili!

Possiamo definirlo un contesto ancora in buona parte genuino, anche relativamente agli anni più recenti?

Assolutamente si Giovanni! Lo è sia per come il calcio è vissuto sia per la situazione che si vive praticamente in ogni Paese del Sudamerica. Le perenni difficoltà economiche fanno si che i club siano costretti regolarmente a cedere i giocatori migliori in giro per il mondo e a rifondare praticamente ogni anno le proprie “rose”. Questo non permette ovviamente né di costruire a medio-lungo termine e neppure al tifoso di innamorarsi di un giocatore sapendo che la continuità nel club è praticamente esclusa. Questo però non solo permette ai club di garantirsi un futuro grazie a queste cessioni ma fa si che la cura e l’attenzione dei settori giovanili sia fondamentale per garantire ricambio alla prima squadra e continuare a sfornare talenti. Prendiamo l’Argentina come esempio “base”. Pensiamo a quanti calciatori argentini sono presenti in tutti i campionati del globo (e non parlo solo dei principali) e che fucina inesauribile di grandi giocatori è da tempo questo Paese. Ci sono ragazzi di diciotto o diciannove anni già fortissimi che giocano in Prima Divisione e sui quali possiamo già scommettere che presto saranno ceduti altrove permettendo ai propri club di sopravvivere e andando a rinforzare tanti club in Europa e non solo.

Sei più attirato dalle figure mitiche o dai tanti “locos”, magari talmente alternativi e particolari da non diventare veri miti?

Sicuramente dai “locos”! In un calcio sempre più noioso, composto perlopiù di “soldatini” senza personalità e carisma, figure controcorrente, con caratteri forti, magari un po’ anarchici e fuori dagli schemi sarebbero in questo momento “como agua de mayo” per dirla all’argentina, un’autentica manna. Pensa ad un René Houseman, ad un “Magico” Gonzalez o andando più indietro nel tempo ad un Omar Sivori. E anche per quanto riguarda le figure “mitiche” devono comunque avere storie particolari, intriganti e segnate comunque da difficoltà e momenti difficili. Pensa ad esempio a Ricardo Bochini. Idolatrato in Argentina, un Dio per i tifosi dell’Independiente … e ha giocato ai Mondiali di calcio la bellezza di un quarto d’ora scarso! Ma ancora più intriganti e toccanti sono le storie di chi aveva un futuro ai vertici del calcio e che invece se li è portati via dal destino in maniera tragica. Storie come quelle di Geraldo Alves, di Dener, di Roberto Batata, di Emiliano Sala e di Salvador Cabañas sono probabilmente le più significative del libro.

Molti dei personaggi da te raccontate vengono da infanzie povere: quanto questo retaggio ha influito sulla voglia di imporsi?

E’ un fatto inequivocabile che la miseria che hanno vissuto tanti calciatori sudamericani e la grande motivazione rappresentata dal calcio come una delle pochissime possibilità di uscire da quella condizione abbia influito tantissimo. Ma c’è anche un altro aspetto spesso trascurato e invece fondamentale: la strada, i cortili, i campetti irregolari di terra o sabbia con tutti gli ostacoli naturali che presentano sono stati decisivi per sviluppare una tecnica, un controllo di palla e una sensibilità tale che una volta arrivati a giocare su terreni curati e regolari ha permesso a tanti di loro di fare la differenza. Quando si parla del perché come movimento siamo rimasti indietro nel nostro calcio questo è un aspetto da non trascurare. Qui da noi si gioca solo alle scuole calcio, due allenamenti alla settimana di un’ora e mezza … tutto qua. E quello che ne esce sono … altri “soldatini”.

Spesso quando si parla dei più grandi liberi della storia, ma anche dei più grandi difensori, si tralascia il nome di Elias Figueroa. Gli è mancata così tanto la ribalta europea?

Gli è mancata l’esposizione mediatica del fatto di giocare quasi tutta la carriera in quello che era comunque all’epoca uno dei più importanti e competitivi campionati dell’epoca: quello brasiliano. A questo si aggiunge il fatto che essendo cileno e non brasiliano, argentino o uruguaiano non ha mai potuto disputare dei Campionati del Mondo in squadre protagoniste. Ma sul fatto che Figueroa sia stato probabilmente il più forte difensore centrale della storia del calcio in Sudamerica ci sono pochi dubbi. Aveva semplicemente tutto: personalità, tecnica, forza fisica, elevazione, rapidità … e poi se lo ha detto il grande Pelé chi siamo noi per non fidarci ???? 😉

Dei 5 numeri 10 del Brasile del 1970 ti sei occupato esclusivamente di Tostão: hai una predilezione per l’O Rei Branco?

In realtà il mio preferito di quella squadra era Clodoaldo, uno dei “numeri 5” (volante difensivo) più forti della storia del calcio e determinante tatticamente in quel Brasile di fenomeni. La storia di Tostão, che era comunque un giocatore fantastico, è anche questa “maledetta” perché a causa di quel grave infortunio all’occhio che per poco non gli costò la presenza ai Mondiali messicani fu costretto ad abbandonare la carriera in giovane età. Il Brasile del 1974 che “deluse” (quarto posto) ai Mondiali di Germania non solo perse il suo giocatore più forte per infortunio alla terza partita (Leivinha, zio di Lucas Leiva e un altro dei protagonisti del libro) ma si presentò a quei Mondiali senza il suo calciatore migliore in assoluto: Tostão, che all’epoca aveva solo 27 anni e quindi nel momento migliore della carriera di un calciatore e che invece era stato costretto a ritirarsi l’anno prima.

Il Fútbol sudamericano è fatto di molte scuole e agli nazionali: ne hai una preferita?

Amo tutte le nazionali sudamericane. E come per le squadre di club la mia predilezione va a seconda dei periodi dalla proposta di gioco (come si poteva non amare il Cile di Bielsa?) a giocatori più o meno di mio gradimento (El Loco Abreu in campo equivaleva a tifare Uruguay!) per cui è sempre tutto in continua evoluzione. Devo però riconoscere che l’Argentina ha per me un fascino particolare. Tra i cinquanta calciatori che ho amato di più nella mia “malattia” per questo sport almeno venti provengono da questa nazione (molti sono nel libro da Almeyda a Passarella, da Riquelme a Bochini, da Kempes a Fillol ecc.) e se penso a gente dello spessore di Cesar Menotti, di Jorge Valdano, Marcelo Bielsa, El Tata Martino, Angel Cappa … credo sia molto difficile non innamorarsi. E anche nella scrittura tanti dei miei riferimenti principali (Fontanarrosa, Sacheri, Soriano, lo stesso Valdano) vengono proprio da quella Nazione. Insomma, al prossimo mondiale ho ben pochi dubbi su chi sostenere!
Grazie per l’ennesima volta di questa bella “chiacchierata” Giovanni!

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto Twitter

Stai commentando usando il tuo account Twitter. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Crea un sito web o un blog su WordPress.com

Su ↑

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: