
TITOLO : IL CONTROLLO DEL PALLONE
AUTORE: Fabien Archambault
EDITORE: Le Monnier
ANNO PUBBLICAZIONE: 2022
PREZZO : 29
PAGINE : 432
Estremamente interessante la copiosa indagine intrapresa da Fabien Archambault, il quale analizza come cattolici e comunisti abbiano gestito, usufruito e per versi subito il ruolo del calcio in Italia dal secondo dopoguerra, non tralasciando nessun dettaglio ed allargando il campo anche alle categorie meno dibattute.
Partendo dal calcio dilettantistico ed amatoriale, fino ad arrivare all’influenza di quello professionistico, l’autore compie un lavoro di ricerca a dir poco mastodontico, prendendo spunto dalle tante fonti consultate che gli permettono di andare nei meandri di un rapporto, quello tra calcio e politica, che sembra davvero legato da un rapporto di causa effetto variabile a seconda del punto di vista utilizzato; emerge come le due prevalenti correnti politiche abbiano sì perorato le proprie finalità, nella consapevolezza che il calcio fosse un mezzo per raggiungerle, cercando di restare il più fedeli possibile ai propri dogmi.
Si apprezza in tal senso l’evoluzione che questi ultimi hanno avuto nel tempo e che proprio nel calcio trovano un fulgido esempio, quale termometro e concreta prova degli umori politici e di quel senso di appartenenza che sembra affievolirsi con l’imporsi del calcio quale fenomeno di massa e di costume. Da contraltare a tale percezione c’è la natura stessa dell’imposizione del calcio a sport per eccellenza, molto meno spontanea e “poetica” di quel che si pensa, ma frutto più o meno diretto delle decisioni e delle tendenze degli opposti schieramenti politici.
Anche attraverso preziosi grafici l’autore porta casi concreti che sono basilari per concretizzare e rendere fruibili dinamiche non sempre di immediata comprensione, che trovano giustificazione nella ferrea osservanza di particolari linee di pensiero, diverse anche all’interno dello stesso schieramento; Archambault le descrive e le mette in correlazione con la loro influenza nei confronti del calcio, mettendo in condizione il lettore di valutare il carattere quasi coercitivo di molte disposizioni in tal senso. Sono tante le figure politiche che vengono citate e messe in relazione con il connubio sporto-politica, tanto da scoprirne, apprezzarne o criticarne punti di vista o prese di posizione in tal senso.
Davvero molto apprezzabile come l’autore presenti dati, fatti e dichiarazioni senza prendere una posizione, salvo prendersi uno spazio alla fine di ogni capitolo per concettualizzarli e rileggerli in un’ottica che parte dall’epoca di avvenimenti ed arriva ai giorni nostri, permettendosi a questo punto sì un proprio punto di vista oggettivo e formalmente condivisibile.
Come detto è un’analisi complessivamente complessa e dettagliata che tira le fila di un’atavica rivalità politica che anche nello sport ha avuto i suoi spunti, talvolta prodotti anche dalle difficoltà nei periodi in questione di inquadrare il fenomeno calcistico nella sua importanza e nelle sue connotazione sociali. Per usare le parole dell’autore: “questo lavoro ha voluto inserirsi in un duplice cantiere, quello della storia politica e quello della storia dello sport, cercando di dimostrare come esse siano compatibili e capaci di arricchirsi a vicenda.”.
A parere di chi scrive la capacità di considerare i due contesti nelle loro peculiarità e nelle loro influenza reciproche rende il libro davvero notevole ed assolutamente meritevole di una lettura che non farà a meno di far meglio comprendere fatti, atteggiamenti e mutamenti che hanno interessato una fase storica complessa.
Giovanni Fasani
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