
TITOLO : PABLITO MON AMOUR
AUTORE: Davide Golin
EDITORE: No Reply
ANNO PUBBLICAZIONE: 2010
PREZZO : 12 euro
PAGINE : 293
Con ritardo mi sono approcciato ad un romanzo piacevolmente diviso tra le vicende personali e la riproposizione della carriera del grande Paolo Rossi, con quest’ultimo comune denominatore di tutte le vicende.
La figura di Pablito con le sue fortune e le sue difficoltà scandisce il tempo della narrazione, con un giovane protagonista ammagliato dal campione pratese, che insieme al Vicenza di Fabbri contribuisce ad influenzarne scelte e comportamenti.
Il libro è altresì un significativo spaccato della società italiana anno’70 e 80, analizzata in termini di costumi, comportamenti e vizi, con il calcio a fungere da lente di ingrandimento; si respira il clima del periodo anche grazie all’introduzione ad hoc di personaggi fittizi, ma verosimili, che trasmettono valori e difetti di un “normale” contesto sociale. Sia per chi li ha vissuti, anche in parte, o per chi li vuole scoprire quegli anni sono ricordati e raccontati in modo crudo ed al tempo stesso ironico, alternando i due stili in modo ottimale. L’alternanza di sensazioni suscitate rappresenta un gran merito del libro, che attrae il lettore e lo porta a confrontarsi con situazioni e avvenimenti tra loro diverse, ma concatenate.
Si seguono le vicende del protagonista con un profondo senso di riflessione, determinato dalla veridicità delle situazioni narrate, rendendosi conto di trovarsi a leggere un romanzo generazionale. Una generazione che forse per ultima ha vissuto direttamente l’appartenenza politica e sociale e che ha goduto di un approccio al calcio forte e spontaneo, quale punto di partenza per il costante e futuro declino presente ai giorni nostri.
L’autore parte dal particolare e dal personale per allargare l’ottica di osservazione al generale, con uno stile e un metodo di collegamento delle vicende assolutamente scorrevole e mai artificioso.
Quando analizza la carriera di Rossi Davide Golin dimostra grande competenza della materia calcistica, riuscendo a dare precide descrizione tecnico-tattiche e fornendo sempre un quadro puntuale e critico del contesto sportivo. Da questo emerge il grande affetto per la squadra vicentina, ma anche se non soprattutto la bramosia di sapere più cose possibile sul calcio e sullo sport, la voracità nel leggere ogni dettagli dei giornali sportivi e l’attesa per vedere i pochi riflessi filmati inerenti alle partite la domenica sera.
Un lessico diretto e senza giri di parole completa uno stile di narrazione accattivante e, appunto, sapientemente diviso tra il ritmo tambureggiante del romanzo e la narrazione biografica più compassata e competente.
Una lettura senza dubbio significativa che permette di evocare un’epoca calcistica una e mitica, anche nelle sue criticità, nonché di riflettere sulle peculiarità della società italiana.
Giovanni Fasani
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