Intervista: Andres Iniesta, Come Una Danza

Il bel libro di Gianni Montieri ci accompagna nel mondo di Andres Iniesta, descrivendolo splendidamente nelle magie offerte in campo e fornendone un magnifico ritratto personale. Ne abbiamo parlato con l’autore.

Nel complimentarmi per il libro ti chiedo da quanto tempo lo avevi in cantiere data la precisione e la passione che trasmette.

Iniesta è uno dei miei calciatori preferiti di sempre, quando c’è stata la possibilità di scrivere un libro che avesse a che fare con lo sport pensare a lui è stato quasi automatico: anche perché non è stato fino a qui molto raccontato nonostante sia sempre stato ammirato da tutti. In tutto ho impiegato circa sette mesi a scriverlo, mesi faticosi e divertenti.

Nel leggere il libro mi è venuta voglia di rivedere certe sue prestazioni prestando attenzione a movimenti e giocate: è questo uno degli obiettivi del libro?

Non so se sia proprio un obiettivo, ma se a chi legge (come a te) viene voglia di andare a riguardarsi le sue prestazioni vuol dire che il libro almeno in parte è riuscito. Rivedere i filmati delle azioni di Iniesta è stata la parte più divertente del periodo di scrittura, poi la più difficile da tradurre sulla pagina, perché oltre l’evidenza devi cercare di trasportare il mistero, la magia.

A livello assoluto ci siamo resi conto completamente del fenomeno che abbiamo avuto la fortuna di ammirare?

Credo di no, ed è per questo che molti si stupiscono del fatto che io abbia scritto proprio di lui. E invece ne ho scritto proprio perché è stato eccezionale e aveva bisogno di un racconto che mostrasse la sua unicità.

A tal proposito ti chiedo se Il fatto d aver segnato poco possa averlo almeno in parte sminuito agli occhi di critica e pubblico?

Non saprei dire, non penso che non abbia ricevuto attenzioni ma ritengo sia molto più facile andare appresso a Messi o Ronaldo, che a Iniesta e Xavi, e vale sia per la critica che per il pubblico.

Al tempo stesso ha spesso deciso partite importantissime con le sue reto: si esaltava ancora di più al crescere della difficoltà e del prestigio della sfida?

Come riporto nel libro, il suo biografo Ramon Besa afferma che è il depositario della fiducia dei compagni, degli allenatori e del pubblico, perciò è normale che abbia deciso alcune partite che hanno fatto la storia (la finale dei Mondiali 2010) o l’hanno indirizzata (la semifinale a Stamford Bridge del 2009). In più la sua determinazione e l’intuito hanno fatto sì che si trovasse là dove doveva essere al momento giusto, appena prima che certe partite finissero.

Nel libro sostieni come Iniesta abbia condizionato e migliorato il modo di giocare dei compagni: lui in qualche modo ha attinto da qualcuno in particolare?

Credo che abbia assimilato alcune caratteristiche dai calciatori che amava da ragazzino: Laudrup e Guardiola. Dal primo ha preso alcuni aspetti del modo di dribblare, del secondo la maniera di guardarsi intorno prima di ricevere il pallone, così da sapere cosa fare prima degli altri.

Se dovessi confinarlo in ruoli quali ritieni sia il più pertinente? O andrebbe creato il ruolo “Andres Iniesta”?

Sì, forse dovremmo creare il ruolo Iniesta al posto di Interno di centrocampo potremmo inventare Iniesta di centrocampo. Un ruolo riservato a pochissimi e molto ambito, quasi impossibile da raggiungere. Un ruolo che sarebbe un misto di grazia, talento, tecnica, intuizioni, determinazione, immaginazione, Che ne dici?

Rappresenta un’eccezione dal momento che sembra amato da tutti senza faziosità o campanilismi di sorta? 

Per lui è successo qualcosa di molto raro: è stato davvero amato da chiunque. Non c’è avversario che non lo rispetti, non esiste pubblico che non l’abbia ammirato o applaudito. Lui giocava e basta e rispettava tutti. Incantava. Non è un’eccezione ma di certo è una rarità.

Se fosse nel Barcellona di oggi riuscirebbe con Busquets a risollevare la situazione, almeno in termini di personalità?

Se fosse nel Barcellona oggi la squadra non sarebbe in difficoltà, ma sarebbe un altro Barcellona e indietro non si torna, nemmeno con la fantasia.

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