Il bel libro di Giovanni Arbuffi illustra e documenta tutti gli impianti calcistici del capoluogo piemontese, riportando alla mente quelli ormai non più in essere e dando un panoramica attenta di quelli attuali, fornendo inoltre un resoconto storico della storia calcistica del contesto. Ne abbiamo parlato con l’autore.
Nel complimentarmi per il lavoro di ricerca ti chiedo come è nata l’idea del libro e come hai organizzato la sua redazione?
L’idea in verità é nata molti anni fa, infatti il lavoro é rimasto in “stand by” per tutto il tempo, in attesa di trovare un editore che si dimostrasse interessato. L’argomento “stadi” l’ho sempre seguito fin da bambino, da quando iniziai a collezionare cartoline e libri sull’argomento. Poi, mi sono appassionato di fotografia e, tutt’oggi, ovunque vado anche in vacanza o in transito, una puntatina allo stadio locale la faccio sempre! Ho avuto modo di seguire fotograficamente l’evoluzione di molti degli stadi torinesi. Mi assumo, peraltro, il merito di aver seguito con un’ampia documentazione fotografica le varie fasi di demolizione del mitico stadio Filadelfia nonché della sua ricostruzione, e posso vantarmi di essere stato l’unico a farlo: il “reportage” fotografico (quasi interamente all’interno di questo libro) é, di fatto, una mia esclusiva.
Qual è lo stadio che più ti ha affascinato per vicende connesse o per caratteristiche architettoniche?
Pur essendo juventino, proprio lo stadio Filadelfia, perché intanto é stato un luogo quasi mistico del calcio granata e italiano in generale, poi perché ne ho seguito il declino strutturale, la demolizione con tanto di false promesse di immediata ricostruzione fatte dal presidente della Fondazione stadio Filadelfia, l’ex sindaco di Torino Diego Novelli, il successivo abbandono totale della zona per alcuni anni e infine la ricostruzione, con un’impianto certamente più piccolo di quello originario, ma perlomeno ha fatto sì che la zona risorgesse a nuova vita e non risentisse del degrado attorno ai ruderi di questo impianto.
Il gigantesco Stadium inaugurato nel 1911 è stato più un vezzo di opulenza o un marchiano errore in termini dimensioni ed utilità?
A mio avviso la seconda cosa: si voleva celebrare il cinquantennale dell’Unità d’Italia, fu fatta al Valentino una spettacolare esposizione internazionale, e si voleva creare un luogo dove inizialmente fare delle manifestazioni legate a questa ricorrenza e successivamente poterlo utilizzare per eventi sportivi. Che non sono mancati, uno su tutti la partita della Nazionale che ha visto scendere in campo contemporaneamente 9 giocatori della Pro Vercelli. Solo che questi eventi, vista l’incredibile distanza delle gradinate dai terreni di gioco, di fatto allontanava anche gli stessi sportsman, che evitavano accuratamente di entrare in questa struttura, di fatto utilizzata quasi esclusivamente solo nelle parti interne delle tribune, dove erano stati creati alloggi per atleti e palestre.
Il campo di Corso Marsiglia e lo stadio Benito Mussolini hanno rappresento due eccellenze per il periodo: Torino ed in generale l’Italia era all’avanguardia nella costruzione e progettazione di stadi?
Direi assolutamente di si: dapprima con l’edificazione di stadi come il “Marsiglia” e il Filadelfia, prima ancora con il Motovelodromo di corso Casale (solo per restare a Torino, ma in giro per l’Italia erano stati edificati stadi per il calcio a Milano, Genova e, amo ricordare, Padova), poi, con il periodo del Ventennio, in tutta la penisola si é dato ampio slancio alla costruzione di impianti sportivi, in massima parte polivalenti, e sono state create intere zone con vari impianti all’interno di esse: oltre alla zona dello stadio Mussolini a Torino, con stadio dell’atletica accanto, piscine, palestre e campi da tennis, viene immediato pensare alla zona dell’Ardenza a Livorno e, soprattutto, alla enorme zona sportiva oltre Tevere a Roma, che va dagli impianti della Farnesina (creati in realtà anni dopo il fascismo) e tutta la zona del Foro Italico (ex Foro Mussolini), con lo stadio dei Cipressi (dalle cui ceneri é nato l’Olimpico), lo stadio dei Marmi, lo stadio del nuoto, quello del tennis… Una zona sportiva tra le più belle al mondo.
Qual è la tua opinione sull’attuale Stadium della Juventus? È a tuo parere troppo piccolo in termini di capacità?
e mie critiche le ho espresse anche all’interno del libro: ci poteva anche stare che all’inizio l’impianto non venisse costruito con una capienza troppo elevata, la squadra arrivava da anni bui e nelle ultime stagioni trascorse allo stadio Olimpico / ex Comunale la media spettatori era di circa 25.000 a partita, anche meno. L’errore é stato costruire una copertura con una travatura pesantissima (peraltro, con costi esorbitanti: é costata più la copertura che il “catino”), con i vari elementi fusi tra loro, che rendono di fatto impossibile anche solo pensare di smontare questa struttura per ampliare l’impianto. Peraltro, la stessa copertura é ancorata con 4 coppie di tiranti al campo, che disturbano non poco la visuale degli spettatori che si trovano ai 4 spigoli interni dello stadio, una soluzione antiestetica mai adottata per impianti di ultime generazioni. Faccio un esempio: contemporaneamente all’arena juventina, a Barcellona é stato costruito il nuovo stadio dell’Espanyol. Stessa identica capienza, visuale perfetta, anch’esso con adiacente un centro commerciale che porti benefit economici alla Società, ma con una copertura in materiale ultra leggero, in modo che, se se ne presentasse la necessità, questa copertura può essere smontata in pochissimo tempo per consentire l’ampliamento dello stadio, per poi essere modificata e rimontata successivamente. Tanti stadi inglesi sono stati costruiti con lo stesso criterio: dai due di Manchester a Middlesbrough a Stoke, e molti altri…
La vicenda del Filadelfia è stata incredibile e scandalosa fino alla sua sudata ristrutturazione: in Italia abbiamo poco rispetto per quelli che sono vero e propri monumenti storici?
Purtroppo é così. Nel caso del Filadelfia, é anche successo che la Società fallisse nel giro di poco tempo dopo la demolizione del vecchio stadio, però il disinteresse verso questi monumenti sportivi é palese. Basti vedere cosa si pensa di fare a Milano del mitico San Siro: per come la vedo io, é come demolire una cattedrale…! Poi, magari, non verrà mai fatto, però intanto uno dei progetti prevede proprio questo, con il mantenimento in piedi, a mo’ di ricordo, di un moncone del vecchio impianto (un po’ quanto é stato fatto per il Filadelfia), e nulla più…
Ci puoi anticipare qualcosa dei tuoi prossimi progetti futuri?
Relativamente agli stadi, al momento non ho nulla in cantiere. Per quanto riguarda l’altro mio interesse, le tombe dei personaggi del calcio, con l’amico Lorenzo Dascola stiamo lavorando ad un libro sulle tombe dei giocatori della Nazionale e dei più grandi personaggi del calcio italiano. L’uscita, probabilmente, avverrà in primavera (sarebbe stato bello potesse avvenire entro fine anno, ma la vedo ormai una cosa impossibile). Poi, un po’ più a lungo termine – credo un paio d’anni, spero anche meno – ho intenzione di fare una seconda edizione del mio primo libro, “Memorie in bianconero”, rivista e corretta con l’aggiunta di TUTTI i giocatori che abbiano disputato anche solo una presenza con la maglia bianconera. Perlomeno, tutti quelli che con le mie ricerche riuscirò a trovare…
Buona giornata a voi, e grazie infinite per l’opportunità. A presto.
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