TITOLO : UNA PORTA NEL CIELO: UN’AUTOBIOGRAFIA
AUTORE: Roberto Baggio
EDITORE: TEA
ANNO PUBBLICAZIONE: 2021 (Prima edizione 2001)
PREZZO : 16,90 euro
PAGINE : 304
La casa editrice TEA ha pubblicato ex novo l’autobiografia di Roberto Baggio uscita nel 2001, quando il Divin Codino era ancora in attività e ancora vive erano le forti emozioni della sua carriera.
A vent’anni di distanza il libro si fa apprezzare per la sincerità con la quale affronta ogni tema, da quelli più amati (famiglia e buddismo), a quelli più difficili (infortuni, rapporti con certi allenatori).
È senza dubbio un’autobiografia non banale, nella quale Baggio risponde a tante domande, alcune anche scomode, togliendosi qualche sassolino dalla scarpa e facendo luce su alcuni aspetti ed episodi della sua vita/carriera: limitandosi al lato calcistico risulta interessante la sua disamina sul famoso rigore durante la sua prima partita da avversario a Firenze con la maglia della Juve.
Ci appare un Baggio fortificato dalla propria fede buddhista, con quest’ultima che diventa uno dei temi centrali del libro, finendo per essere disquisita in molte parti; a parere di chi scrive il tema è ben trattato, ma tende ad essere ripetitivo. Interessante comunque notare come la stessa gli abbia dato la forza per superare le avversità, sia quelle fisiche (“ho sempre giocato con una gamba e mezza), sia quelle legate al campo (vedi il famoso rigore sbagliato a Pasadena).
Al termine del libro si conosce Roberto Baggio un po’ meglio, si riconsiderano diversamente certi episodi e per certi versi lo si stima per certe prese di posizione e comportamenti avuti. Apprezzabile come in ogni fase della carriera analizzata il campione di Caldogno appaia sempre fedele a se stesse, giustificando e controbattendo a tono anche le situazioni più delicate e complesse.
Davvero molto interessante in tal senso la sua versione dei trasferimenti da Firenze a Torino e da Torino a Milano, con tanto di particolari, così come quella riguardante il suo rapporto pessimo con Marcello Lippi. Dalle sue parole sì evince come, per certi versi, Baggio abbia rappresentato sì un vantaggio in campo, ma anche un nome scomodo da gestire.
Cosa non mi ha convinto del tutto? In primis un poco velato vittimismo nei confronti della stampa tra di averlo criticato talvolta ad arte, quasi fosse un capro espiatorio ed un bersaglio facile per montare polemiche ed illazioni. Un secondo punto critico riguarda il nesso tra buddismo è caccia: senza voler entrare nel merito di concezioni e modi di vivere, lascio al potenziale lettore la possibilità di valutare se le sue cose possano collinare, facendosi anche influenzare dalla versione che ne da Baggio stesso (a me ha persuaso in parte).
Concludendo è indubbiamente un libro che mi pento di non aver letto vent’anni fa, in quanto in esso c’è tutta la passione, la personalità e la sensibilità di Roberto Baggio, espresse con la massima sincerità.
Giovanni Fasani
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