Molto bello il libro di Stefano Muroni, il quale racconta la breve vita di Rubens Fadini, in un risucito connubio tra parti reali e veorisimili. Ne abbiamo parlato con l’autore.
La storia di Rubens Fadini sì presta al meglio per essere raccontata: è che ti ha spinto ad approfondirla e svilupparla nel tuo bel libro?
Io provengo dalla bonifica ferrarese. Fu la più grande bonifica europea dell’800. Da sempre, fin da bambino, passavo molto tempo con i miei nonni che mi raccontavano gli anni della miseria, della fame, del lavoro agricolo, della civiltà contadina. Tra le tantissime storie, pareva sommersa quella di Rubens Fadini, ragazzo nato proprio nella grande bonifica ferrarese. Di lui restava solo una cartolina nel libro storico su Jolanda di Savoia, il paese centrale dei territori di bonifica. Avendo io un problema con le cose che finiscono, ho cercato in tutti i modi affinchè la storia di Rubens non morisse per sempre.
Come hai organizzato il copioso lavoro di ricerca che c’è dietro la tua opera?
Io so che un giorno dovrò scrivere la storia dei miei nonni e dei miei bisnonni. La storia della bonifica. Storia europea, ma totalmente dimenticata. Dunque è da vent’anni che studio quei periodi storici e quel territorio. Per Rubens ho dovuto solo approfondire la storia del calcio, quello degli anni ’30 e degli anni ’40, e la storia della squadra del Torino. Ma per il resto era una storia che aveva dentro. L’intero romanzo l’ho scritto in 21 giorni.
“Rubens giocava a pallone”: era questa la sua massima aspirazione? Che ruolo ha avuto l’amata Giustina in tal senso?
Di Rubens resta molto poco. Dunque l’intero romanzo è liberamente tratto dalla storia versa. Però Rubens aveva una fidanzata a cui teneva molto, e diventare calciatore professionista significava certamente dare maggiore stabilità al suo rapporto con Giustina, anche in termini di pianificazione per il futuro. Ma Rubens voleva diventare un calciatore. Giustina lo ha appoggiato nel suo sogno.
Rubens ha speso la sua breve vita in un periodo di transizione sociale per l’Italia: lo possiamo definire un simbolo della nuova generazione post guerra?
Assolutamente sì. Anzi, è il nuovo che avanza, è quella generazione che inizierà a staccarsi da certi valori assoluti come la famiglia patriarcale, o il senso di sconfitta che molte generazioni hanno subito fin dalla nascita solo perchè sono nate nella povertà. Quella di Rubens è forse la prima generazione che si ritrova a vent’anni nel primo dopoguerra, e ha un nuovo mondo davanti, fatto di benessere e ricchezza, di sogni.
A tuo parere quanto la severità del padre lo ha fortificato? Sarebbe stato lo stesso con un padre più comprensivo?
Questo non lo so. Conosco grandi sognatori che sono stati appoggiati dalla famiglia eppure sono diventati dei grandi nel loro campo. Forse la severità del padre ha tolto anche del tempo prezioso a Rubens. Certamente però quella autorità ha portato Rubens ad essere un uomo prematuramente, e quindi a tirare fuori quel carattere forte prima del dovuto. E questo lo ha aiutato nel suo percorso.
Fadini veniva visto come il “ nuovo Mazzola”: non credi che per caratteristiche fosse più centrocampista rispetto al grande Valentino?
Me lo sono chiesto anche io all’inizio. Credo però che iniziassero a nominarlo così proprio per quel carattere forte, centrato, serio, rigoroso ed estroso che aveva Mazzola. In una delle ultime partite scrissero di Fadini che era stato certamente la rivelazione dell’anno.
Che insegnamento possono trarre le nuove generazioni da storie come quella di Rubens Fadini?
Non esistono ostacoli per chi ha un grande sogno. Rubens non aveva nessuna possibilità di fare quello che poi ha fatto. Erano gli anni ’30, nella porzione d’Italia più povera, era l’epoca della guerra, dei bombardamenti, della fame vera. Eppure Rubens non solo diventa giocatore professionista, ma viene acquistato dalla squadra più forte del mondo. Dunque spero che i giovani che leggeranno questo romanzo capiscano che oggi non ci sono più scuse: chi non c’è la fa è perchè non ci ha creduto veramente.
Nei tuoi progetti futuri rientrano romanzi storici con protagonisti calciatori i aspiranti tali?
Penso di no. Ho raccontato la storia di Rubens perchè è figlio della bonifica. Nei miei futuri lavori certamente ci sarà ancora la bonifica, Ferrara e la storia della sua meravigliosa provincia.
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