Il bel libro di Andrea Maggiolo ci permette di meglio comprendere la rivalità tra Sheffield United e Sheffield Wednesday, fornendoci ua serie di dettaglia ed aneddotti che di permettono di meglio comprendere cosa sia lo Stelle City Derby. Ne abbiamo parlato con l’autore.
Come nasce il tuo interesse per lo Steel City Derby e quando hai maturato l’idea di dedicarvi un libro?
Mi sono imbattuto anni fa in un articolo su una rivista inglese che raccontava i derby più sentiti del calcio britannico. Oltre a quelli più noti, si citava proprio Sheffield. Avevo già sentito parlare del derby di Sheffield, seppur vagamente. Da allora ho iniziato a leggere tutto quello che è stato pubblicato su questa stracittadina. Libri di storici del calcio, semplici tifosi, hooligan diventati scrittori. Aggiuncici l’interesse che ho sempre avuto per il destino delle grandi città industriali che hanno dovuto reinventarsi un presente e un futuro diverso (la mia Torino, Sheffield, Lille), la passione per il calcio inglese, la scoperta che non c’erano lavori in italiano su questa rivalità, e il gioco è fatto: ho proposto il progetto a Bradipolibri, con cui avevo già collaborato in passato, e che mi ha subito incoraggiato, e poi mi ci sono buttato a capofitto.
A tuo parere quanto l’attesa che spesso intercorre tra un derby e l’altro amplifica l’importanza dello stesso per i tifosi?
E’ un elemento fondamentale. A causa delle tante retrocessioni e degli anni passati – tanto sponda Wednesday quanto United – in Championship e in League One, capita che il derby si faccia attendere anche per 3, 4, 5 anni. A volte anche di più. Quando le due squadre si affrontarono il 26 dicembre 1979, in quello che è passato alla storia come il Boxing Day Massacre, il derby mancava da quasi un decennio. Era terza serie, ma allo stadio erano in 50.000 (un record per il calcio inglese). Sheffield è a tutti gli effetti la patria del calcio inglese, ancora oggi è raro che un bambino tifi Liverpool, Manchester United o Arsenal. Il tifo è “ereditario”, l’attesa che a volte dura anni tra un derby e l’altro amplifica la rivalità e la mantiene viva.
L’evoluzione di Sheffield come città ha o potrà avere ripercussioni anche sul modo in cui viene vissuto il derby?
Sheffield è stata a lungo definita la più “insulare” delle città britanniche. Un mondo a parte, una grande città di mezzo milione di abitanti che si è sempre considerata molto lontana da Londra, emotivamente ancor più che geograficamente. La definizione di “città più brutta del mondo antico” coniata dal famoso scrittore George Orwell è rimasta attaccata alla pelle di Sheffield troppo a lungo. Ma il disinteresse con cui il resto del Regno ha spesso guardato a questo grosso centro industriale ha – inevitabilmente – avuto anche l’effetto di cementare il legame tra le società, il territorio e le proprie tifoserie. Orgoglio cittadino. Lo Steel City Derby è stato a lungo, ed è tutt’ora, un motivo di vanto per tutti, in una città dove per decenni c’era poco altro oltre al calcio e alle acciaierie. Ora che è cambiato quasi tutto, che molte acciaierie hanno chiuso i battenti, Sheffield è una moderna città aperta al mondo, con una grande università internazionale e più alberi per abitante che qualsiasi altro grande centro urbano inglese; mantenere viva la tradizione del derby è un compito che spetta alle nuove generazioni. Finora non ci sono segni di cedimento, anzi: il derby è vissuto visceralmente, come da 130 anni a questa parte (la prima partita tra United e Wednesday risale al 1890).
In copertina troviamo le ali Alan Woodward e Chris Waddle, c’è un motivo particolare? È per dare “imprevedibilità” allo Steel City Derby?
Non c’è un motivo particolare, abbiamo scelto con la casa editrice due belle immagini e due figure importanti, ma non più significative di tante altre all’interno di questa rivalità ultracentenaria. Invece nella quarta di copertina c’è la foto della statua di Derek Dooley, lui sì una figura leggendaria ed emblematica. L’unico essere umano ad avere mai unito davvero le due metà di Sheffield. Centravanti del Wednesday, carriera terminata a poco più di 20 anni per l’amputazione di una gamba, in seguito mitico allenatore degli Owls. A quel punto successe qualcosa di clamoroso: diventò uno dei dirigenti più stimati di sempre ma dello United. Una vita pazzesca, il giorno dei suoi funerali le due parti di Sheffield si unirono per piangere un grande calciatore, un uomo coraggioso, testardo e indimenticabile.
Molto spesso il derby è stato aspro e giocato in modo duro: preferisci questo svolgimento od uno maggiormente tecnico e meglio giocato?
Non è facile rispondere a questa domanda. Ma ti dico di sì, amo il gioco del calcio ma quando si tratta di un derby così sentito l’agonismo – ovviamente nei limiti del regolamento – è ciò che i tifosi si aspettano, ciò che rende speciali queste partite, ciò che fa ribollire due stadi meravigliosi come Hillsborough e Bramall Lane. Poi ovviamente se questo va di pari passo con lo spettacolo, tanto di guadagnato.
Ci sono uno o più giocatori giocatori che meglio hanno rappresentato lo spirito del derby di Sheffield?
Derek Dooley, ma anche Terry Curran, Ernest ‘Nudger’ Needham, Harrry Johnson, Alan Birchenall. L’elenco è davvero lunghissimo, nel libro non mancano aneddoti e profili di calciatori che hanno messo la loro firma su questa rivalità in maniera spesso rocambolesco ma mai banale.
Il fenomeno hooligan ha mai intaccato lo spietato e la funzione di calcola di sfogo sociale dello Steel City Derby?
Entrambe le tifoserie hanno avuto firm molto numerose, nei primi anni ’80 il problema a Sheffield era reale, quotidiano, più che altrove: gli arresti e gli scontri fuori ma anche dentro gli stadi erano la norma. Steve Cowens, che è stato uno dei membri più in vista di una fra le più attive “bande” di hooligans del Regno Unito, la Blades Business Crew, ha scritto libri molto interessanti e non scontati. Il tema hooligans riguardava il calcio e la società inglese in generale, e non ha avuto un impatto diretto sulle dinamiche della stracittadina.
Come vedi il futuro delle due squadre tenuto conto della stagione negativa che stanno attraversando?
Non è un periodo facile. Il Wednesday arranca in Championship e rischia seriamente di retrocedere in League One. Tre – quattro anni fa ha sfiorato la promozione in Premier che manca da troppo tempo. Non ce l’ha fatta e da allora ha preso una brutta china. Il proprietario thailandese, Chansiri, ha fatto tante scelte sbagliate. Parte della tifoseria è quasi rassegnata a dover ripartire da zero. E’ già successo in passato, sembra quasi inevitabile ora fare piazza pulita e magari ritrovare entrusiasmo con un progetto serio. Lo United è praticamente già retrocesso, si è separato da Chris Wilder, l’allenatore che aveva riportato le Blades dalla terza serie alla Premier League. Ma ha una proprietà solida e “moderna”, punterà subito al ritorno in Premier League, anche se inevitabilmente in estate si dovrà privare di alcune pedine importanti. Sicuramente sono “messi meglio” sponda United. Il rischio che – se entrambe retrocederanno – non vedremo il derby nemmeno nel 2021-2022 è reale. Vorrà dire che aspetteremo. Tanto il derby di Sheffield prima o poi ritorna sempre: è un pezzo di storia del calcio.
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