TITOLO : NON DIRE ADDIO AI SOGNI
AUTORE: Gigi Riva
EDITORE: Mondadori
ANNO PUBBLICAZIONE: 2020
PREZZO : 18 euro
PAGINE : 228
Attendevo di leggere il libro di Gigi Riva con trepidazione, avendo apprezzato tantissimo il suo “L’ultimo rigore di Faruk”, che consiglio vivamente a chi non l’abbia ancora letto.
L’attesa è stata ripagata dal mondo to che le vicissitudini del giovane Amadou, verosimili in quanto prese dal quotidiano di tanti “sfortunati sognatori”, portano il lettore a confrontarsi con situazioni terribili e con i temi dello sfruttamento e della necessità di umiliarsi per sopravvivere.
La sensibilità coniugata al realismo delle situazione narrate non possono che emozionare e far riflettere, sapendo che quanto si legge è davvero capitato a reali Amadou spinti dalla disperazione o dall’’inganno ad abbandonare il proprio paese, con la speranza di coronare il proprio sogno.
Accanto ai temi dell’immigrazione, della vita vissuta nei banlieu e dell’ambiente dell’estremismo islamico troviamo quello dell’emigrazione più o meno coercitiva dei giovani talenti africani verso l’Europa: tale pratica, molte volte illegale e truffaldina, può portare a conseguenze terribili per la grande maggioranza dei talenti che non riescono ad emergere o che vengono biecamente manipolati.
In tal senso, partendo dal libro di Sebastian Abbot “Fuori casa”, l’autore dipinge un quadro preciso di quello che può essere definita una “moderna tratta di uomini”, accanto alle altre forme di sfruttamento alle quali sono soggette le nazioni africane.
Riva tratta temi delicati, sopratutto quando descrive i tentativi di arruolamento da parte di soggetti radicalizzati, mantenendo un punto di vista doverosamente critico, ma esprimendo al tempo stesso tanta sensibilità.
La vicenda di Amadou è una vera e propria odissea che fa riflettere, ma anche irritare ed inorridire, per come una serie incredibili di situazioni sembrano essere viste come una prassi corrente: le condizioni di vita descritte nei pressi delle stazioni di Roma sono davvero toccanti e purtroppo non inverosimili.
Limitandomi all’ambito calcistico il libro è uno spaccato fedele di come il calcio in certe nazioni sia un n possibile veicolo di salvezza, ma anche un subdolo pretesto pet approfittarsi di persone già di per se vessati e sfortunati.
C’è molto da riflettere.
Giovanni Fasani
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