Intervista: Tutta Colpa Del Mundialito

Lo abbiamo scritto e lo ripetiamo, ” Tutta colpa del Mundialito” è un libro fondamentale e necessario per comprendere passato e presente del nostro paese, non solo sotto un punto di vista prettamente calcistico, ma, andando a scavare nel marasma politico e mediatico che caratterizzarono la fine degli anni Settanta e l’inizio del decennio successivo, dalle pagine fuoriesce un quadro dettagliato decisamente oscuro e sottovalutato, per certi aspetti. Andrea Bacci, autore prolifico, questo è il suo quarantesimo libro, riesce a mescolare la qualità stilistica ad un’accurata ricerca storica. Abbiamo scambiato quattro chiacchiere con lui.

Domanda canonica e scontata: perché hai deciso di scrivere questo libro?

Ti fornisco anche una data precisa: ottobre 2019, ritrovo a casa dei miei suoceri la mia collezione dei numeri di “Linea Bianca” che era lì da anni impacchettata in attesa che liberassi posto a casa mia. “Linea Bianca” è la bellissima e sfortunata rivista di calcio della Limina a cui anch’io avevo partecipato, e per puro caso in uno dei numeri che mi metto a sfogliare sul momento mi cade l’occhio su un articolo di Giuliano Pavone che parlava del Mundialito. Lì è scattata l’idea, due mesi di scrittura e a febbraio 2020 già il testo era alla valutazione di Bradipolibri. Spesso i miei libri nascono così, per puro caso.

Quanto è stata rivoluzionaria l’idea di un Mundialito per il calcio del nuovo millennio, viste le varie manifestazioni come la Confederation’s cup?

All’epoca l’idea sembrò geniale. I tornei per nazionali si limitavano ai Mondiali e ai varicampionati continentali. Quella era un’idea nuova che infatti ebbe anche un certo grado difortuna. Magari sarebbe andata anche meglio se i risultati avessero arriso a una dellenazionali europee che invece raccolsero solo un pari ( tra due di loro) e quattro sconfitte.L’idea poi naufragò per la morte di Artemio Franchi, che della Copa de Oro era unsostenitore, altrimenti probabilmente nel 1984 qualcosa in Italia di quel genere ci sarebbe stato.

Come pensi si debbano comportare le federazioni, quando si presenta la possibilità di giocare in una nazione non democratica?

Domanda ostica, senza una risposta che possa essere oggettiva. Personalmente credo cheandrebbe valutato caso per caso, ma che lo sport debba avere sempre una sua linea diconfine della politica, anche se capisco che sia certamente antistorico solo pensarlo. Se neè parlato per le Olimpiadi in Cina e per i Mondiali di calcio in Russia, ma adesso gliinteressi mediatici e pubblicitari di un evento sportivo passano inevitabilmente sopra a tutto, anche alle ingiustizie sociali.

Tra luci e ombre, quanto è stato importante Berlusconi per lo sviluppo dello sport in tv?

Berlusconi è stato un fattore determinante per l’esplosione mediatica dello sport, e del calcio in particolare, nei mass-media. In maniera moderna ha fatto quello che le grandi dittature degli anni Trenta avevano fatto pur solo avendo a disposizione la carta stampata. Con Berlusconi e poi il successo delle pay-tv sportive nasce qualcosa di nuovo e ditotalmente incontrollabile. Lo sapevano anche nell’Antica Roma che le attività sportive Servivano per avere consenso popolare e contribuire al controllo sociale. Senza sport adesso non si può più vivere.

Perché, secondo te, si parla così poco di quel Mundialito?

Sono rimasto stupito anch’io che nel mare magnum di ciò che viene scritto ora di calcio,persino di storie, squadre e calciatori che sono lontani da noi geograficamente estoricamente, nessuno avesse pensato di fare un libro su quell’argomento. Probabilmenteha contribuito il fallimento dei risultati della nazionale e il fatto che andare a indagare suirisvolti politici e sociali come ho fatto io magari poteva essere non popolarissimo. perquesto devo ringraziare anche Bradipolibri, perché pubblicare un libro del genere non deveessere stata una scelta facile.

Russia 2018 e il Mundialito 1980-1981. Similitudini.

Difficile dirlo, certo la Russia di Putin è un capitolo del tutto a sé nella storia politica epure sportiva contemporanea. Il doping e altre schifezze assortire non hanno aiutato, ma certamente ogni torneo va sempre analizzato dentro la sua cornice storica e temporale.

 Dal punto di vista tecnico, cosa ha lasciato quella manifestazione?

In Italia non molto, anche se forse già in quel periodo a Bearzot si schiarirono le idee sucome impostare la propria nazionale in attesa di Paolo Rossi, che giustamente ritenevadecisivo per la squadra. Un torneo che comunque ci presentò un fuoriclasse vero, Diego Maradona, che per la prima volta entrò nelle case degli italiani (e di Canale 5, non dellaRai!) e qualche supposto fuoriclasse uruguaiano che invece una volta nel nostrocampionato fallì miseramente. Per fare il libro mi è ricapitato di vedere qualche partitaintera e qualche spezzone, e francamente non mi sembrava un brutto spettacolo

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