Intervista: Nazionali Senza Filtro

Il Libro di Pierluigi Larotonda è una bella quanto particolare carrellata di calciatori telentuosi che per diversi motivi hanno avuto rapporto sporadici o addirittura inesistente con la maglia azzurra. Ne abbiamo parlato con l’autore.

Come e quando nasce l’idea del libro è quanto è durato il processo di realizzazione?

L’idea del libro nasce a marzo dello scorso anno. Il calcio non è solo un sport da vedere ma anche e soprattutto da raccontare. Ci sono calciatori che hanno avuto una vita difficile. Penso a Di Bartolomei, uno dei più grandi centrocampisti italiani che, però, mai ha indossato la maglia azzurra, quella maggiore. Dire come nasce un’idea non è sempre facile perché si tratta di un momento; è il lavoro successivo che richiede dedizione e impegno. Il titolo mi è venuto spontaneo perché ho sempre associato le nazionali senza filtro a personaggi spigolosi e coglie in pieno lo spirito un po’ maledetto di certe carriere limitate da fatalità. Senza presunzione, il titolo mi pare azzeccato. Beccalossi, mancino estroso, non poteva non essere che uno da “nazionali senza filtro”: impossibile non immaginarlo in azzurro eppure per lui la chiamata mai arrivò.

Come hai selezionato i protagonisti dato che hai considerato un arco temporale molto ampio?

Si è trattato di un lavoro di ricerca. Ho dato spazio anche agli albori del football, quando il calcio appariva più avventuroso. Sono i tratti peculiari ad interessarmi. Luciano Chiarugi, Cavallo pazzo, che segna contro il mitico Leeds United (il maledetto United) nella finale di Coppa delle Coppe vinta dal Milan il 16 maggio del ’73 a Salonicco. Uno scapigliato del calcio. O Luciano Favero, un baffone capace di annullare anche Maradona. Oppure Luigi Sartor, inamovibile nell’Italia Under-21, fortissimo difensore ed unico italiano ad aver vinto tre Coppe Uefa con tre squadre diverse (Juventus, Inter e Parma).

Nel libro fai interessanti riferimenti mitologia greca, questo per dare maggior risalto alla figura descritta?

La mitologia greca è sempre attuale, ci aiuta a comprendere meglio la contemporaneità, i nostri limiti, le nostre virtù, i nostri difetti. Rifletto su Agostino Di Bartolomei come Sisifo che porta il masso dalla base alla cima di un monte ed ogni volta deve ricominciare. Sempre vicino alla nazionale, considerando la grandezza del giocatore, eppure mai raggiunta. Del resto, Di Bartolomei è un mito. Non il Re di Roma (i Re periscono) ma qualcosa di più

Tra i tanti ritratti da te proposti ce n’è uno al quale sei particolarmente legato?

Posso citarne tre? Ivano Bonetti per il mitico tricolore con i doriani nel 1991, Carlo Reguzzoni che fece immenso il Bologna degli anni trenta, Renica perché libero intelligente e moderno.

Secondo te perché giocatori come Adriano Bassetto, Carlo Reguzzoni e Lorenzo Bettini sono poco ricordati, nonostante i tanti gol segnati?

Forse si è scritto poco di loro. Potrebbero essere personaggi per un graphic novel.

A tuo parere quanto conta la testa e la personalità per entrare nel giro della nazionale, fermo restando che in passato fosse molto più difficile entrare nel giro?

La personalità conta tanto ma anche la perseveranza. Il mio libro parla di calciatori che mai sono andati in nazionale, nonostante il talento, oppure l’hanno sfiorata con una presenza senza lasciare il segno. Delle volte la sfortuna condiziona? Nel caso di Giuliano Terraneo, certamente sì. Sublime nella difesa dei pali, arriva nei momenti meno propizi: nel ’77 con quelli del Toro ma lo scudetto è già passato da un anno e al Milan nel 1984, periodo buio per i rossoneri

Parte dei calciatori da te citato hanno forse pagato il fatto di non aver giocato in una cosiddetta “grande”: c’è rimpianto in tal senso o li abbiamo ammirati meglio in contesto per così dire “piccolo”?

Giocare in un grande club fa la differenza. Giampiero Ceccarelli, bandiera del Cesena e magnifico difensore, roba di sostanza, avrebbe, secondo me, ottenuto molto di più calpestando i campi rettangolari a Roma o a Milano. Però alla fine lui in Nazionale ci è andato, a modo suo e portando a casa una Coppa del Mondo. Quella del 2006 con Lippi, da osservatore tecnico.

Ci sono calciatori che per qualche motivo non hai inserito? Oppure è in previsione un “nazionali senza filtro 2?

Inserirei Alberto Bigon ma non ci sarà un “Nazionali senza filtro 2”. Mi piace concludere dicendo che questo libro è frutto di un gioco di squadra, col disegnatore Luca Lucherini. Ho ideato e scritto Nazionali senza filtro tenendo sempre ben presente l’evoluzione dei suoi ritratti.  

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