
TITOLO : LA LEGGE DEL COLONNELLO. SULLE TRACCE DI VALERIJ LOBANOVSKIJ
AUTORE: Danilo Crepaldi
EDITORE: Urbone Publishing
ANNO PUBBLICAZIONE: 2020
PREZZO : 15 euro
PAGINE : 258
La figura di Valeri Lobanovski è poco conosciuta nel nostro paese, ovvero limitata ai successi ottenuti con la Dinamo Kiev ed alle partecipazioni a Mondiali ed Europei con la nazionale sovietica.
Il libro di Danilo Crepaldi colma questa lacuna, ripercorrendo nel dettaglio la carriera dell’allenatore di Kiev, mettendo in luce la sua visione innovativa non solo sul campo, ma anche al di fuori dello stesso.
Crepaldi ci presenta infatti un personaggio per certi versi contro certi dettami sovietici, propositivo verso il professionismo degli atleti, in un contesto dove il dilettantismo e i legami con le istituzioni sono obbligatori. Fedele ai dettami politici, l’allenatore si rende più volte partecipe di iniziative e dichiarazioni volte a migliorare lo status sociale e professionale dei giocatori sovietici.
Nel metterne in luce i risultati sul campo l’autore presenta le varie fasi che portano al disfacimento dell’Unione Sovietica, con Lobanovski spettatore, ma anche attore dei cambiamenti a livello calcistico (sarà protagonista in prima persona verso i trasferimenti di giocatori sovietici in Occidente).
Ottima la descrizione del suo calcio, caratterizzato da movimenti memorizzati attraverso avveniristiche tecniche e l’uso maniacale dei dati (“tutto è un numero”). Centrale la figura del collettivo e la necessità per ogni elemento di essere finalizzato al buon funzionamento dello stesso, mantenendo inalterata la possibilità di far emergere il proprio talento.
Molto piacevole ripercorrere le imprese della Dinamo Kiev e le prestazioni dell’URSS, con una punta di rimpianto per vittorie mancate per episodi.
Ci viene presentato un personaggio attento ai rapporti personali e quasi paterno nei confronti dei suoi giocatori, in controtendenza con la figura austera mostrata in panchina; bello notare la maturazione continua di Lobanovski, dal giocatore poco incline alle regole, al severo allenatore e fine tattico, come è stato anche nelle esperienze in Medio Oriente. Tutto ciò anche con l’ausilio di ipotetici quando verosimili dialoghi diretti, dove la personalità del Colonnello emerge nella sua complessità da un lato, ma anche nella sua intaccabile solidità dall’altro.
Segnalo giusto per completezza la presenza qualche ripetizione (abuso di “sterminato paese dei soviet”) e qualche imprecisione (Protasov non fece doppietta contro l’Italia nel 1988). Nel complesso un libro interessante e davvero dettagliato, con tanti aneddoti relativi ad un personaggio fondamentale della storia del calcio, meritevole di un valido approfondimento.
Giovanni Fasani
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