Intervista: La Bari Dei Baresi

Davvero molto bello il libro di Massimiliano Ancora, il quale contestualizza il magnifico Bari di Catuzzi nel contesto sociopolitico dell’Italia dei primi anni’80. Ne abbiamo parlato con l’autore.

Come nasce l’idea di un libro nel quale le vicende del Bari si intersecano nel
quadro sociopolitico mondiale?

Innanzitutto devo ringraziare la Wip Edizioni di Bari per aver sposato questo progetto e lei per la lusinghiera recensione che ne ha fatto. L’idea è stata quella di celebrare una squadra che giocava benissimo, il “Bari dei baresi” appunto, una squadra che era all’avanguardia nel proporre un calcio che in Italia non si era mai visto e di cui, secondo me, si erano perse le tracce e la memoria, tranne che nella mia città. Da qui sono partito e ho voluto contestualizzare tutto ciò che ho raccontato. Ho voluto legare la mia passione per il calcio a quella per “la Bari” e a quella per la Storia. E la Storia di quegli anni, non per caso merita la lettera maiuscola. Perché molte conseguenze degli eventi di quegli anni a livello mondiale, ma soprattutto nazionale, le stiamo pagando
tuttora.

Quanto è durato il lavoro di ricerca e di documentazione in merito alla massiccia portata di fatti e personaggi da lei proposta?

La passione per la storia degli anni Settanta e Ottanta mi ha agevolato non poco. Ecco ho dovuto mettere insieme i fatti, in modo che il lettore non avesse l’impressione di avere tra le mani solo un libro di calcio e sul calcio. Perché il calcio è solo uno dei tanti aspetti che compongono la storia politica, sociale ed economica di un Paese come l’Italia. Il progetto era nella mia testa da anni, l’ho sviluppato in tre mesi di lavoro che Giacomo Leopardi avrebbe definito “matto e disperatissimo”.

Nel suo libro il tema scomodo della P2 è centrale: attualmente crede che la portata della sua passata influenza politica ed economica sia sottovalutato?


Più che sottovalutato direi soprattutto sconosciuto ai più e questo è un male perché la Storia si ripete e ricordarla grazie alla Memoria aiuta a non commettere gli stessi errori. Di recente ho visto in tv una splendida puntata di Report in cui si mette in relazione l’operato della P2, di Cosa Nostra, del terrorismo di destra e dei servizi segreti deviati. Una relazione sfociata secondo le inchieste della magistratura e le rivelazione dei pentiti in una collaborazione nefasta iniziata già dalla strage di Bologna del 2 agosto 1980…
La P2 non appartiene al passato. È presente, seppur con altre forme e altri nomi. In più, vorrei ricordare che uno degli iscritti alla P2 ha presieduto ben quattro governi negli ultimi 25 anni… Serve aggiungere altro?

Qual è la sua opinione sulle scandalo scommesse? Quanto è stato strumentalizzato da una parte e quando è stato i sabbiato da un’altra?

Le scommesse nel calcio non sono iniziate nel 1980… E sono soprattutto continuate anche dopo le squalifiche patite da atleti, club e dirigenti coinvolti nel primo grande scandalo del 1980. Anche in questo caso basta conoscere la Storia per trovare conferme. L’unica differenza, a mio modesto parere, è che fino al trionfo mondiale di Madrid del 1982, anch’esso – come scrivo – non privo di ombre, i condannati hanno scontato la pena sportiva senza urlare al complotto, ma l’hanno accettata con dignità come si dovrebbe fare in uno Stato di diritto come il nostro, essendo consci di aver sbagliato. Tra gli altri, erano coinvolti il compianto Paolo Rossi e Bruno Giordano, ovvero i due attaccanti migliori del calcio italiano dell’epoca. E le conseguenze delle loro assenze le pagò la Nazionale. Ma nessuno si scandalizzò. Qualche giudice sportivo ha detto negli anni seguenti che sullo scandalo del 1980 non tutto venne a galla… E il pensiero va alle denunce fatte nei suoi libri dall’ex calciatore Carlo Petrini, anch’egli scomparso. Libri che gettano un’ombra inquietante sulla Juventus, venuta fuori senza macchia dallo scandalo delle scommesse del 1980.

Ritiene che esista una correlazione tra calcio e società? Il calcio riflette le dinamiche della società nel quale è inserito?

Certo e a tutti i livelli. Si comincia dai calciatori in campo, pian piano diventati “calciattori” e poi stelle internazionali e si finisce agli spettatori/tifosi ora diventati… clienti televisivi. Si dice che il trionfo di Madrid del 1982 abbia fatto lievitare il prodotto interno lordo italiano ed esaltato i manufatti italiani all’estero: è la verità. “Il calcio è la cosa più importante tra quelle meno importanti” ama ripetere Arrigo Sacchi e io sono d’accordo. Il calcio è uno dei tanti aspetti in cui la vita reale si riflette assorbendone tensioni, problemi,
esaltazioni, miserie, nefandezze e ricchezze.

A livello sociale e culturale quanto la nostra società è regredita rispetto agli inizi degli anni’80?

Non sono un sociologo, sono un giornalista e mi limito a registrare ciò che vedo a partire dalla scuola, perché è lì che comincia tutto. E la scuola italiana è regredita rispetto a quella degli Anni Ottanta perché il Paese in generale non ha più voluto investire sulla preparazione di esseri pensanti, ma su quella di “utili idioti” – la definizione non è mia, ma mi pare adeguata – sin dalle scuole elementari. L’avvento del web con tutto lo scibile che giunge a tutti con un clic e senza filtro ha completato l’opera. E poi gli scandali, l’evasione fiscale e i
tagli alla spesa incessanti nei settori dell’Istruzione e della Sanità, aggiungerei anche alla Giustizia, non hanno fatto altro che frenare la crescita del Paese provocando sempre più rabbia, imbarbarimento a tutti i livelli e sperequazioni sociali oltre che ingiustizia. La Scuola, la Sanità e la Giustizia devono essere pubbliche per poter essere garantite a tutti. Sono i pilastri di una società civile occidentale e se non funzionano o vengono trascurate tutto va in tilt come la pandemia in atto ha solo certificato.

Crede che il progetto tattico di Catuzzi avrebbe potuto essere fattibile anche in serie A?

Nel 1994-95, Enrico Catuzzi guidò in A un Foggia composto da calciatori sconosciuti ad alto livello e chiuse il girone d’andata in piena zona Uefa con 24 punti. Gliene sarebbero bastati 17 nel ritorno per salvarsi e uno in meno per gli spareggi. E invece nel ritorno la squadra crollò fisicamente e subì anche una serie infinita di errori arbitrali finendo col conquistare solo 10 punti e col retrocedere. Il tutto accadde proprio mentre Pasquale Casillo, anch’egli scomparso di recente, il patron del club, iniziò ad avere guai con la giustizia culminati in un arresto. Guai da cui poi è stato assolto. Non ho le prove che ci sia un collegamento tra i due fatti, ma il dubbio resta. Fu una retrocessione anomala.

Crede che il ruolo di Catuzzi nell’evoluzione del calcio italiano sia sottovalutato?

La ringrazio per questa domanda. Oltre che sottovalutato, il ruolo di Catuzzi nell’evoluzione del calcio italiano è stato proprio dimenticato, cancellato. Se si parla di “zona” oggi in Italia si pensa subito a Sacchi o a Zdenek Zeman. In troppi non sanno che gli allenamenti di Catuzzi a Bari sia con la Primavera che con la prima squadra erano spesso seguiti da Sacchi e che proprio il Rimini del futuro c.t. azzurro, allora in B, nel girone preliminare della Coppa Italia 1982- 83 subì un 3-1 dal Bari allenato ancora da Catuzzi, morto purtroppo nel novembre 2006 a soli 60 anni e cancellato di fatto dalla storia del calcio italiano. Resta solo nel ricordo di alcuni suoi colleghi, da Giovanni Galeone che ha descritto il calcio di Catuzzi “uno spettacolo” a Gigi Maifredi, che lo ha definito “un genio” e più recentemente lo stesso Giampiero Gasperini, che è stato allenato da Catuzzi a Pescara nella prima metà degli anni Ottanta, hanno detto che Catuzzi fu il primo a giocare la zona totale in Italia e che ai suoi insegnamenti si sono ispirati per addestrare le loro squadre. Del resto Catuzzi aveva studiato il calcio in Olanda e Belgio, che negli Anni Settanta erano il bacino di sperimentazione del calcio totale, di un calcio fatto da una squadra in cui il singolo si esaltava grazie ai compagni, un calcio fisico e tecnico allo stesso modo. Di più, Catuzzi allenava la Primavera del Palermo facendolo giocare a zona già alla fine degli anni Settanta e prima di venire a Bari nell’estate del 1978. Nello stesso periodo anche Zdenek Zeman lavorava a Palermo, ma guidava gli Allievi… Persino Eugenio Fascetti, grande paladino del calcio all’italiana, ha definito quella di Catuzzi “la migliore zona mai vista in Italia”. Insomma è stato uno dei più grandi tecnici italiani, ma nessuno se ne ricorda o vuole ricordarlo… è morto dimenticato: un grandissimo errore.

Che cosa ne pensa dell’attuale situazione del Bari? È proponibile a questi livelli un progetto basato sui giovani come negli anni’80?

Il Bari lotta in C da due stagioni dopo il fallimento del 2018 e la ripartenza
con i De Laurentiis dalla D. In questo momento è lontano dal primo posto che garantirebbe la B, ma saldamente al secondo. Credo che anche quest’annodisputerà i playoff per centrare la promozione in B. Quest’ultima categoria come la C stanno strette a una piazza come Bari che come storia, tradizione e
passione meriterebbe la A, un torneo che ha disputato ben trenta volte dall’avvento del girone unico. Quanto alla seconda domanda, anche nei settori giovanili molto è cambiato. In peggio secondo me perché anche i settori giovanili pullulano di stranieri: intendendo come tali gli stranieri come tali, non i figli di emigrati stranieri che considero a tutti gli effetti italiani, ma il mio pensiero conta poco. Credo che la circostanza per cui una rosa di prima squadra sia composta da 14 elementi su 21 cresciuti nel vivaio, di cui ben 12 nati nella città della squadra che rappresentano e gli altri due vengano dalla provincia, non possa più verificarsi. Direi che è un “unicum” nella storia del calcio. La dura legge della globalizzazione ha cancellato anche la più remota possibilità che si ripeta il fenomeno della “Bari dei baresi”. E non è una cosa positiva per il calcio giovanile».

Ha altri progetti futuri inerenti alla narrazione calcistica e non solo?

Ho dei progetti, ma preferisco non parlarne perché non so se avrò tempo e modo per svilupparli: in ogni caso riguardano sempre il connubio tra calcio e storia. Piuttosto, alla fine dello scorso ottobre in occasione del derby tra Foggia e Bari, vinto dai rossoneri per 1-0 contro ogni pronostico, ho pubblicato un breve saggio dal titolo “Biancorossonero”, sempre con la Wip, sulla storia ultracentenaria del “derby dell’Apulia”, ovvero la Puglia continentale, tra Satanelli e Galletti. La pandemia ne ha frenato vendita, promozione e diffusione. Speriamo di rilanciare il lavoro in occasione del derby di ritorno, in programma il 28 febbraio… Una caro saluto ai lettori di Biblioweb.

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