
Angelo Rossi elenca i giocatori che hanno fatto la storia del Napoli, con un’analisi che considera anche l’importanza degli stessi per l’intera città. Ne abbiamo parlato con l’autore.
Nel libro hai ricordato tanti giocatori di tutte le epoche: come mai questa impostazione rispetto ad una più soggettiva selezione?
Perchè si è preferito dare maggiore spazio a quelli che vanno considerati leggende, in base alle vittorie ottenute ma soprattutto al legame che hanno saputo costruire con la città. ad esempio Sallustro, Vinicio, Pesaola, Maradona, Sivori, Mertens… sono tutti campioni stranieri che però si sono legati alla città in maniera viscerale.
Credi davvero che per un napoletano sia difficile imporsi in prima squadra? Lorenzo Insigne può essere in tal senso un esempio per le future generazioni?
Un napoletano fa molta fatica ad imporsi nella propria città perchè noi conosciamo i nostri stessi pregi e difetti, e quindi immaginiamo che un campione affermato debba andare sempre oltre certi limiti. Non so se sarà un esempio in futuro ma Insigne sarà ricordato più degli altri di sicuro se vincerà qualcosa di importante.
Crede che il progetto di Vinicio sulla panchina del Napoli fosse un’utopia per i tempi e i modi della sua proposta tattica?
Non era un’utopia, Vinicio anticipò i tempi. Semplicemente il calcio italiano non era pronto per quel tipo di innovazioni tattiche, Se ne accorse dopo dieci anni dopo, prima con Liedholm e poi con Sacchi.
Qual’è la sua opinione su Antonio Juliano? Essendo stato uno dei migliori centrocampisti della sua epoca avrebbe meritato di più in nazionale?
Totonno Juliano, grande giocatore, uomo vero. Il più grande calciatore napoletano, di sicuro. Se non avesse avuto davanti una generazione di fenomeni (Bulgarelli, Rivera, De Sisti) avrebbe fatto più strada anche in Nazionale. Ma non dimentichiamo che ha preso parte a tre Mondiali.
Crede che Alberto Bigon abbia tratto beneficio dal precedente lavoro di Ottavio Bianchi?
Sicuro, l’intelaiatura della squadra del secondo scudetto era ancora quella avuta in eredità da Bianchi.
Personalmente trovo sottovalutato l’importanza attribuita ad Andrea Carnevale nelle vittorie del Napoli, è d’accordo?
Io invece credo che Carnevale sia stato valutato correttamente, almeno dalla critica. Forse è stato poco utilizzato dagli allenatori ma, nell’esempio del Napoli, bisognava garantire equilibrio alla squadra: Maradona, Carnevale, Giordano, e poi Careca non potevano giocare insieme tutte le partite. Carnevale infatti si lamentava perchè era quello al quale venivano chiesti maggiori sacrifici in fase difensiva.
Personalmente è rimasto deluso dalle scelte professionali di Maurizio Sarri post Napoli?
Se parliamo di scelte professionali, allora dico di no. Perchè altrimenti tutti quelli che indossano la maglia azzurra non dovrebbero passare poi alla Juventus. Magari da parte sua sarebbe stato più corretto avere una maggiore coerenza sulla questione degli arbitri e del potere una volta passato alla Juve.
Crede che la gestione attuale stia ancora proseguendo nel progetto fortemente voluto da Ascarelli? C’è ancora spazio ai nostri giorni per valori extraeconimici?
No, anzi credo che molte scelte dell’attuale proprietà vadano in direzione opposta. Il Napoli di oggi non vuole identificarsi con la città e con il Napoli di ieri, è una scelta di business non di cuore….
Non possiamo che concludere con un suo ricordo di Diego Armando Maradona.
ricordi più belli sono personali e farei fatica a renderli pubblici perchè potrebbero non interessare. E’ stato il nostro Masaniello, l’unico capopopolo in grado di portare avanti una rivoluzione vera e di vincerla. Gli dobbiamo essere tutti grati per averci fatto vivere un sogno meraviglios
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