TITOLO : STORIA POPOLARE DEL CALCIO. UNO SPORT DI ESULI, IMMIGRATI E LAVORATORI
AUTORE: Valerio Moggia
EDITORE: Utra Sport
ANNO PUBBLICAZIONE: 2020
PREZZO : 17,50 euro
PAGINE : 239
Tenere separati calcio e politica rappresenta una storica forzatura che Val Moggia ben attesta in un libro di sicuro interesse nonché perfettamente documentato.
Spaziando in senso temporale e geografico l’autore porta numerosi e ricercati esempi a conferma di un rapporto di causa/effetto innegabile, talvolta aspro per non dire tragico.
Pagina dopo pagina ci accorgiamo di come il calcio sia stato usato dai regimi per auto glorificarsi, in un perenne conflitto di classe, toccando temi di discriminazione sociale, razziale e di genere. Tutto questo è messo in relazione con il fatto che il calcio si rinnova dal basso, con le classi meno abbienti che, pensandolo come mezzo di rivalsa sociale, ne hanno garantito l’evolversi.
Moggia scende davvero nei particolari, proponendo esempi di nicchia e meno conosciuti, quali Suriname, Sud Africa, Algeria, Indonesia, Cile, Iraq, Iran ed altri contesti dello stesso tipo, nei quali guerre, colonialismo ed emigrazione sono temi strettamente connessi al calcio. La scarsa per non dire inesistente considerazione dei diritti umani rappresenta un triste quanto persistente condizione.
La sua cultura non solo calcistica è dimostrata anche dalla citazione di giocatori quali Paulino Alcantara e Alejandro Moreta, oppure Ahmed Radhi e Rachid Mekhloufi, tutti perfetti esempi del concettocentrale dell’opera.
Non manca un focus anche sull’ambito italiano, con un’interessante similitudine tra il catenaccio e l’atteggiamento politico della Democrazia Cristiana.
Allo stesso modo non può mancare un’analisi del calcio moderno ormai diventato business e delle nuove dinamiche non solo economiche ad esso collegate.
Il libro è davvero quanto di più vario e completa si possa trovare sul rapporto calcio e politica.
Giovanni Fasani
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