Intervista: La Lazio Del Millennio

Abbiamo approfondito i temi del loro libro con gli autori Enrico Sarzanini e Gianluca Teodori, ripercorrendo le gesta di una grande Lazio.

Come nasce l’idea del libro nell’anno del ventesimo anniversario della vittoria?

Sarzanini: In realtà personalmente io inizio la mia avventura in RDS proprio vent’anni fa quando la Lazio vince lo scudetto ed era giusto festeggiare questo ventennale ricordando uno scudetto incredibile e pazzesco che ha segnato personalmente anche la mia carriera.  che iniziò ufficialmente proprio con questo scudetto e poi nasce perché era giusto dare lustro a questa squadra incredibile e pazzesca che ha fatto sostanzialmente la storia del calcio italiano.

Teodori: L’ idea nasce semplicemente dalla necessità di un tributo ad una squadra fortissima che abbiamo avuto la fortuna di seguire nelle sue purtroppo brevi stagioni vincenti.

Riuscite ad indicare un protagonista simbolo della vittoria?

Sarzanini: Un protagonista è quello che si trova sulla copertina, Veron, per tutto quello che ha fatto, perché è un personaggio carismatico e trascinatore, parlava molto poco, ma parlava tantissimo sul campo. Quindi se dovessi dirne uno è Veron, ma non posso dimenticare Simeone, che probabilmente è stato nella parte finale il secondo protagonista di un’annata clamorosa.

Teodori: Protagonisti ce ne sono molti in diversi momenti della stagione. Protagonista è stato Veron, ma anche Mihajlovic o Nesta, Simeone e Salas, Simone Inzaghi e Ballotta. In momenti diversi ce ne sono stati diversi

La Lazio ha risolto varie partite nei minuti finali: oltre che estremamente tecnica la squadra di Eriksson aveva anche grande carattere?

Sarzanini: Sì, è stato probabilmente il segreto di quella squadra. Ti ho detto prima di Simeone, è stato proprio uno di quei giocatori che nella parte finale della stagione, magari entrava e segnava oppure giocava da titolare ed era comunque protagonista. Questa era una squadra che aveva, oltre che grande tecnica, un grandissimo carattere. Ma era un carattere che era insito in ognuno, nessuna aveva insegnato a questi giocatori il fatto di avere questo carattere. Io credo che fosse insito, erano talmente forti questi ragazzi, talmente carismatici, ognuno di loro avevano dentro questo carattere. Ovviamente è stata una delle armi vincenti di quella squadra e di Eriksson.

Teodori: Senza dubbio se pensiamo all’ossatura della squadra, di grande carattere. Basti pensare a Nedved o a Couto. Tutti i calciatori di quella Lazio erano calciatori di carattere, guidati da un tecnico che sapeva valorizzarli

Sono in molti a credere che quello scudetto l’abbia buttato via la Juve: cosa rispondete?

Sarzanini: Dire che la Juve abbia buttato quello scudetto è facile con il senno di poi, invece fu la Lazio che ci credette nonostante i 9 punti di distacco. La Juve secondo me quando perse contro la Lazio capì che probabilmente c’era qualcosa che poteva non andare e quindi, evidentemente, secondo me fu qualcosa di clamoroso; fu una grande impresa della Lazio, certo forse favorita dalla Juve, ma io ci tengo a sottolineare l’impresa della Lazio.

Teodori: Guardando la classifica la Juve lo perde ma lo perde perché la Lazio era più forte ed è stata continua nel  momento topico, mentre in altre fasi era stata alterna.

Quanto la sconfitta pesante nel derby di andata ha conferito maggior rabbia agonistica alla squadra

Sarzanini: Io credo che era molto lontana l’idea di pensare già allo scudetto all’inizio. La Lazio era nata per vincere lo scudetto, però quel derby probabilmente gli ha dato la giusta grinta, ma io credo che la Lazio abbia acquisito consapevolezza nel corso della stagione che poteva vincere lo scudetto. Secondo me la partita chiave è stata proprio la partita di Torino con il famoso gol di Simeone, quella è stata la partita che più che la rabbia ha dato le certezze, una partita che è stata sicuramente unica. Un derby perso ti può dare la carica, ma quella era un squadra nata per vincere lo scudetto. Eriksson nel libro lo dice: “ io ero convinto che avrei vinto lo scudetto in qualche maniera, anche quando eravamo a meno 9”. Quindi era una squadra che era proprio nata per vincere quel tipo di titolo.

Teodori: Il derby d’andata è stato un incidente di percorso. Diversamente non si potrebbe catalogare. Non so quanto abbia influito ma Mihajlovic alla fine disse che a fine campionato la Lazio avrebbe avuto 15 punti più della Roma. Furono 18

Nell’estate del 1999 come avevate accolto la cessione di Christian Vieri?

Sarzanini: In quegli anni i giocatori forti andavano e venivano, il mercato era molto diverso, era incredibile. Io rimasi molto male, perché Vieri mi sembrava un giocatore che poteva fare al caso della Lazio per vincere lo scudetto, ma Cragnotti, probabilmente, da quel punto di vista ne sapeva più di noi; in quel operazione arrivò Simeone e la Lazio vinse lo scudetto, fu qualcosa di clamoroso. Però Vieri ci ha regalato un grandissimo trofeo europeo, la vittoria in Coppa delle Coppe fu qualcosa di clamoroso e lui fu uno dei protagonisti.

Teodori: Io male ma dopo quel finale di campionato fosse normale. Ma ero felicissimo per l’arrivo di Veron.

Ritenete razionalmente valida l’opinione che quella Lazio fosse la squadra più forte del mondo?

Sarzanini: L’opzione è quella, era la squadra più forte del mondo, assolutamente, infatti a quella squadra mancano un altro scudetto ed una Champions, che è il grande rammarico, come racconta Eriksson nel libro, della sua avventura in biancoceleste. Lui era convinto di poterla vincere ed era stato portato a Roma proprio per quello: lui doveva vincere anche la Champions Leauge. Quella squadra l’avrebbe potuta vincere, ma forse non aveva la tenuta mentale per vincere tutto. Forse quello che è mancato a quella squadra fu la tenuta mentale per reggere due competizioni importanti come il campionato e la Champions League.

Teodori: La frase di Alex Ferguson rispecchia il momento. Il successo di Montecarlo sul Man Utd fu sicuramente un attestato. Il suicidio di Valencia negò alla Lazio il giusto approdo della stagione. La finale Champions avrebbe detto la verità sul pensiero di Sir Alex.

Tolte le varie differenze tecniche e d’epoca, può reggere un confronto con la Lazio di Maestrelli?

Sarzanini: Non mi piace tanto fare i paragoni, nonostante nel libro abbiamo dedicato un capitolo all’argomento. Ogni squadra è una storia a se, la Lazio del 1974 è stato qualcosa di incredibile ed inarrivabile, un qualcosa che non si può riproporre. Così come la Lazio del 2000, perché secondo me ogni squadra ha una sua caratteristica, non si possono confrontare, sono due Lazio fortissime, ma molto diverse, però con una caratteristiche in comune, la grande forza, il grande animo, la grande grinta ed grande carattere.

Teodori: Da un punto di vista squisitamente tecnico la Lazio di Eriksson è superiore a quella di Maestrelli. Sotto l’aspetto temperamento quella del 74 regge tranquillamente il confronto.

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