Fabrizio Calzia ci ha regalato un bel libro che, grazie ad illustrazioni e cronache del periodo, ripercorre la turbolenta vicenda del campionato 1924/1925. Ne abbiamo parlato con l’autore.
Come nasce l’idea del libro su una questione combattuto come lo
scudetto 1924/1925?
Beh, l’idea di per sé a Genova è sempre nell’aria. Il sogno di ogni genoano è vincere la Stella, che per molti deve essere “quella” Stella. A ciò si aggiunge il fatto che la Federcalcio ha istituito un’apposita commissione per valutare assegnazioni ex-aequo di scudetti contestati in quel periodo. Insomma è un buon momento per parlarne e scriverne.
Come è stato organizzata il lavoro di ricerca utile a ricostruire le
magnifiche illustrazioni sulle azioni salienti delle 5 finali?
Un grosso grazie va a Marco Montaruli, illustratore e appassionato di Storia e storie rossoblù: è stato lui a propormi l’idea del libro che poi, nella mia duplice veste di autore ed editore , ho confezionato cercando, per quanto possibile, di commentare le immagini “alla Silva” che raccontano le partite, con didascalie tratte dalle cronache sportive di allora. Ho voluto fare un libro vivace, che attualizzasse quelle vicende e le facesse rivivere. Da qui il sottotitolo, che parla di Highlights a colori. Poi ci sono i ritratti, sempre per la matita di Marco Montaruli, con le biografie dei protagonisti che ho redatto io.
Credi che il Genoa per organico fosse superiore al Bologna?
Il Bologna era in crescita, il Genoa era lo squadrone che aveva stravinto i due tornei precedenti. Se devo azzardare un paragone un po’ sbilenco, ma che forse dà un’idea, la situazione poteva essere quella di Milan-Ajax del 1969, con lo squadrone del Milan a prevalere sugli olandesi “adolescenti” ma in rapido sviluppo. Stessi schemi (il metodo) ma mentalità opposte: Genoa di rimessa, Bologna arrembante. Sicuramente c’era molto equilibrio fra le due squadre. Il Genoa, più esperto e smaliziato, fece l’errore di prendere sotto gamba la gara di ritorno a Marassi dopo aver vinto a Bologna.
Il portiere Giovanni De Prà sembra essere un po’ dimenticato quando si parla dei grandi portieri italiani, sei d’accordo?
Sicuramente. Purtroppo il tempo non è più gentiluomo. De Prà era all’epoca un grande campione e il primo portiere, in Italia, a studiare e applicare tecniche e accorgimenti per coprire meglio la porta. Era richiestissimo dalle torinesi ma lui rifiutò sempre il passaggio in quanto genoano.
Allo stesso modo Edoardo Catto rappresenta un pezzo di storia genoana, in quanto miglior realizzatore di tutti i tempi: come spieghi la sua unica presenza in nazionale?
Catto era il terminale offensivo di un Genoa fortissimo, la migliore squadra italiana dell’epoca. Quanto al titolo di capocannoniere rossoblù di ogni tempo, beh, dipende ANCHE dal fatto che il Genoa, nel dopoguerra, si è “sbarazzato” più o meno velocemente di altri grandi bomber, a cominciare da Pruzzo e Milito. Perché una sola presenza in Nazionale? Forse è il destino dei bomber rossoblù: basti pensare a Pruzzo (ancorché ormai romanista) che avrebbe sicuramente meritato di partecipare ai Mondiali ’78 e ’82…
Credi che il Genoa avrebbe potuto comportarsi diversamente per cercare di far valere maggiormente le sue ragioni presso la FIGC?
Il Genoa si è mosso a più riprese (non solo negli ultimi tempi) per portare a casa quello scudetto. Diciamo che forse avrebbe dovuto muoversi subito. Ma in quegli anni Venti era un po’ un casino. Senza contare che lì per lì quel Genoa era convinto che si sarebbe rifatto, vincendo la Stella sul campo…
Darei seguito a nuove pubblicazioni sull’argomento? Quali sono i tuoi progetti futuri?
Indirettamente sì: i miei sono libri “in progress”, e oggi la tecnica della stampa digitale permette facilmente di aggiornare, se necessario o utile, le pubblicazioni.
Quanto ai progetti futuri: sono nato e cresciuto a Marassi, a 100 metri dal campo del Genoa, come lo si chiamava un tempo. Sto pensando a una cosa che abbracci il mio quartiere, che ha mantenuto un suo carattere “socievole”, quasi paesano nel senso ovviamente migliore del termine, e il mio Genoa. Se vogliamo, anche una sorta di Amarcord: non un album personale però, bensì un progetto che parta dal particolare per arrivare all’universale. Facile a dirsi…
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