Intervista: Storia Di Un Campione Triste

9788832230208_0_0_626_75

Il libro di Danilo Crepaldi fa luce sulla figura di Zavarov, giocatore dall’indubbio talento, ma frenato nella sua esperienza italiana da tanti fattori. Ne abbiamo parlato con l’autore.

Come nasce la tua passione per Zavarov e come hai deciso di scrivere un libro su di lui?

Io sono sempre stato un tifoso della Juventus, lo è mio papà così come lo era mio nonno ed una delle Juventus a cui sono affezionato particolarmente è quella del 1989/90, Juventus in cui giocava anche Zavarov, giocatore che presi subito in simpatia e per cui stravedevo! Ricordo che rimasi molto male quando il sovietico non riuscì ad inserirsi qui da noi. L’avevo visto giocare ai mondiali messicani del 1986 e ne ero rimasto incantato insomma era uno dei miei idoli adolescenziali.

Uno dei tuoi obiettivi con questo libro è quello di riabilitarlo e smentire chi in modo superficiale lo considera un bidone?

Lo scopo del mio libro è quello di mettere nella giusta luce il giocatore e l’uomo Zavarov, perchè su di lui sono state scritte molte falsità e soprattutto quello di analizzare da ogni angolazione possibile la sua avventura con la maglia della Juventus di cui, a mio avviso, si è parlato sempre in maniera superficiale senza tenere conto di quelli che erano gli aspetti storici, politici e sociali dell’epoca. Aspetti che influirono molto sulla carriera di Zavarov, sono convinto che se fosse arrivato da noi dieci anni dopo, come Shevchenko, ora saremmo qui a parlare di lui in maniera del tutto diversa.

Tecnicamente lo ricordo fortissimo, capace tra l’altro di calciare indistintamente con entrambi i piedi: era al tempo uno dei giocatori più completo d’Europa per te?

Secondo il mio parere si, forse peccava nel colpo di testa, ma con la palla a terra era fortissimo aveva dribbling, accelerazioni, visione di gioco e tiro e non è un caso che abbia concorso più di una volta per il Pallone d’oro in un periodo dove in Europa c’erano grandissimi giocatori. Alejnikov recentemente lo ha paragonato a Baggio, io lo vedo come un giocatore a tutto campo che oggi farebbe comodo a qualsiasi squadra

Come molti fantasisti sembrava un po’ incistante nel rendimento: credo che questo piccolo limite abbia inciso nella sua avventura in Italia?

In verità lui fu incostante solo una volta uscito dall’Urss, in patria era molto continuo e questa discontinuità avuta da noi e in parte anche in Francia va ricercata, purtroppo in motivi extra calcistici.

Quanto l’inopportuno paragone con Michel Platini ha ha influito negativamente il suo morale e sulle sue prestazioni?

Il fatto di essere paragonato a Platini ed essere stato designato, a priori, come suo erede lo infastidiva, tanto è vero che lui rispondeva: “io sono solo Oleksander Zavarov” sicuramente questo aspetto ha influito sulle sue prestazioni perchè fu caricato di responsabilità che lui abituato far parte di un collettivo non capiva! Oltre a questo fu anche insignito del titolo di “Ambasciatore della Perestrojka” cosa che anche non li piaceva. Insomma un carico di responsabilità calcistiche e politiche che in qualche modo minarono il suo morale.

Credi nella stagione 1988/1989 gli sia mancata la presenza di Altobelli, fermato dopo poche partite da un infortunio?

Sinceramente non credo, i problemi non erano dettati dalla presenza o no di un dato giocatore ma da un calcio completamente diverso dal suo e da fattori storici e politici.

Nella sua seconda stagione ha giocato molte buone partite, poco esaltate però dalla stampa: era ormai pressi criticarlo? 

Si di questo ne sono convinto, i gol fatti da Zavarov in maglia bianconera furono tutti decisivi, e fu capocannoniere della Juventus in Coppa Italia nonchè decisivo in alcune partite di Coppa UEFA, campionato e Coppa Italia, ad esempio le due semifinali con la Roma. Ad un certo punto criticare Zavarov divenne quasi un obbligo, il mio libro mette in luce anche questo aspetto.

Credi che con l’acquisto di Mikailichenko al posto di quello di Aleinikov la vita a Torino sarebbe stata più facile per Zavarov?

“Mika” ebbe a Genova, nella Sampdoria, le stesse difficoltà di Zavarov se a Torino avesse potuto aiutarlo più di Alejnikov, che tra l’altro fece un grande campionato da molti dimenticato, non saprei dirlo. Di certo Oleksej arrivava, a differenza di Alejnikov, dalla Dinamo Kiev ed era anch’esso ucraino e forse, senza nulla togliere a Sergej, avrebbe potuto, forse ma riteniamo nel campo delle ipotesi, aiutare Zavarov ed anche se stesso ad integrarsi meglio nella realtà italiana.

Senza il pessimo arbitro Fredrikson la storia del mondiale 1986, dell’URSS e di Sacha sarebbe potuta essere diversa? C’è spazio per i rimpianti?

Dopo quel Belgio- Urss ci sono moltissimi rimpianti, l’arbitraggio di Fredriksson e dei suoi collaboratori fu scandaloso. Tuttavia ritengo siano rimpianti per Lobanovskij e per l’unione Sovietica non per come sia andata l’avventura di Sacha in Italia.

So che stai lavorando ad un libro su Lobanovski: quanto il colonnello è stato importante per Zavarov?

Per Zavarov il Colonnello è stata, dal punto di vista calcistico, la persona più importante della sua carriera, lui lo ha scoperto quando

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...

Crea un sito web o un blog su WordPress.com

Su ↑

%d blogger hanno fatto clic su Mi Piace per questo: