TITOLO: Il primo gol. I Mondiali di calcio in 34 storie
AUTORE: Piero Mei
EDITORE: Sperling Paperback
ANNO DI PUBBLICAZIONE: 2006
PREZZO: 9,80 Euro
PAGINE: 230
Lo storytelling prima dello storytelling, potrebbe riassumersi in questo modo il libro del giornalista Piero Mei, il quale senza quelle esasperazioni narrative che oggi sono tanto di moda, racconta con uno stile romanzato, partendo spesso da un punto di vista insolito e originale, tutte le edizioni dei Mondiali di calcio, dalla prima in Uruguay nel 1930 fino all’ultima in Corea e Giappone del 2002. L’excursus narrativo si snoda attraverso una serie di racconti, due per ogni edizioni di ciascuna Coppa del Mondo, la maggior parte dei quali incentrati sui protagonisti classici da Meazza a Zidane, da Baggio a Pelè e così via. Forse sono questi i capitoli più scontati però, anche perché se non si è assolutamente a digiuno non ci sono risvolti storico-narrativi da apprezzare, nonostante ogni racconto scorra via piacevolmente. A questi protagonisti, però, l’autore affianca anche una serie di personaggi di secondo piano come l’arbitro belga Langeneus che ha diretto la finale del 1930, oppure l’haitiano Joe Gaetjens che affondò l’Inghilterra nel ’50, o ancora Ramon Quiroga il portiere della “marmelada peruana” nel ’78 ecc. Sono queste le figure che emergono con maggiore prepotenza, vuoi per la tragicità delle loro storie, o magari per l’effimero momento di gloria vissuto, a differenza dei grandissimi personaggi raccontati negli altri capitoli, dei quali Mei non si limita a raccontare un singolo momento, ma spesso ne tratteggia l’intera carriera. Nelle 34 storie mondiali c’è spazio anche per racconti drammatici come la sfida tra El Salvador e Honduras nel ’70 o sfide più romantiche come quella che vide opposte Montserrat e Bhutan nel 2002. Ad enfatizzare il tutto non solo sprazzi di aneddotica inedita, che potrebbero lasciare, soprattutto nel lettore “principiante”, il dubbio che la vena da romanziere abbia preso il sopravvento sue quella da giornalista, ma anche raffinati passaggi narrativi, di quelli da evidenziare durante la lettura. “…«aveva trasformato gli uomini in robot, ucciso la fantasia e la creatività». Niente di più falso: il colonnello infilava la fantasia nel computer e la trasformava in scienza”, così a proposito di Lobanovski e dalla sua Unione Sovietica ad esempio. Nonostante il libro presti il fianco all’inevitabile passare del tempo – come detto gli ultimi racconti mondiali sono quelli del 2002 – resta una lettura piacevole, nell’attesa magari di vedere una seconda edizione aggiornata.
Rispondi