TITOLO : IL PORTIERE DI ASTRACHAN’
AUTORE: Romano Lupi
EDITORE: Fila37
ANNO PUBBLICAZIONE: 2019
PREZZO : 12,75
PAGINE : 180
La carriera del grande portiere Rinat Dasaev è ripercorsa con precisione e competenza da Romano Lupi, in un libro dove le gesta e le disavventure del portiere vanno di pari passo al corso della storia sovietica fino alla duplice comune caduta.
L’autore mette in luce le grandi qualità del portiere nativo di Astrachan, identificandolo come uno dei migliori della sue epoca ed esaltandone le doti tecniche, che ne hanno fatto un simbolo dell’Unione Sovietica ed un giocatore stimato in tutto il mondo. Al tempo stesso i suoi errori in campo e le difficoltà incontrate a livello personale fanno da contraltare a quello che per tutti è il degno erede di Lev Jasin; a tal proposito molto bello il rapporto tra i due, di stima ed affetto, in una sorta di passaggio di testimone che le diverse contingenze e il nuovo quadro politico rendono inverosimile.
Chi ha lo ha apprezzato con la maglia dell’URSS e dello Spartak Mosca non può che emozionarsi nel riviverne le gesta, attraverso un’analisi meticolosa della partite più importanti, anche in quelle (rare) dove si è reso protagonista di errori. Le dichiarazione del protagonista e gli articoli del periodo conferiscono alla narrazione un maggior significato, potendo in tal senso meglio interpretare i suoi stati d’animo e come la stampa, non solo sovietica, lo considerasse (talvolta anche negativamente).
Dal punto di vista umano Lupi ci descrive Dasaev come un uomo tutto sommato fragile, sensibile agli errori commessi in campo e al contesto nel quale di trova a vivere; in tal senso l’infelice periodo a Siviglia, pessimo in campo e deleterio dal punto di vista privato, ne mettono in luce le debolezze e la difficoltà a confrontarsi con un mondo diverso. E’ come se il forte portiere venga travolto dagli effetti della Perestrojka e dalle prime avvisaglie di “turbocapitalismo”, lui che da sempre era un vanto e un rappresentante della struttura sovietica. La sua vita famigliare va in frantumi, la sua carriera termina e si trova in difficoltà economiche proprio quando l’Unione Sovietica si avvia al disfacimento.
Un libro che si legge davvero volentieri e che si apprezza per la duplice prospettiva offerta, sportiva e politico-sociale, con un’ottica connessa al Dasaev sportivo e personaggio ed all’Unione Sovietica nel suo complesso. Rendersi conto che le due seguono un comune percorso è sorprendente e piacevole.
Giovanni Fasani
Rispondi