Con la solita precisione e competenza Vincenzo Paliotto ci conduce in un viaggio all’interno del calcio della Germania Est, con un occhio di riguardo ai rapporti sportivi e politici con il versante Ovest. Ne abbiamo parlato con l’autore.
È il tuo secondo libro sul calcio della Germania dell’Est, dove nasce il tuo interesse per questo affascinante ed oscuro movimento?
La ex-DDR, così come gli altri paesi che erano allineati al Patto di Varsavia, costituiscono da sempre una mia grande curiosità sia sportiva che politica e sociale. Del resto, la loro storia, spesso ammantata di mistero, non può che essere affascinante sotto ogni profilo. Oltretutto anche perché credo anche all’effettiva validità che ha avuto il socialismo reale.
Nelle sfide dirette chi aveva più da perdere non solo dal punto di vista sportivo, la Germania Ovest o la Germania Est?
Probabilmente i tedeschi dell’ovest, in quanto essendo un paese capitalista e quindi economicamente più forte, una sconfitta avrebbe avuto un peso negativo maggiore che non quello procurato ai cugini comunisti dell’est. Anche se a livello diplomatico Honecker ed Ewald su tutti erano quelli che paventavano i timori maggiori, soprattutto nei confronti del calcio, in cui pensavano di essere troppo inferiori, ma evidentemente non era così.
Per la DDR dal punto di vista politico è stata più importante la vittoria sulla Germania Ovest del 1972 o del 1974?
Senza dubbio quella alla Coppa del Mondo del 1974, soprattutto perché forse nessun evento sportivo vanta la stessa forza mediatica e non solo di un Campionato del Mondo di calcio. Il gol di Sparwasser varcò i confini della temporalità storica. Anche se pure il successo alle Olimpiadi non fu troppo meno eclatante e comunque di un certo impatto politico e sociale.
Il muro di Berlino eretto nel 1961 segna anche un’interruzione nelle sfida calcistiche tra le due “Germanie”: ad Est c’era più paura di perdere o più timore che le condizioni di vita dell’Ovest generassero invidia in senso generale?
Effettivamente le istituzioni della DDR avevano effettivo timore che quelli dell’ovest potessero influenzare la morale dei cittadini del socialismo reale e che potessero alla lunga sconfessare quelle idee. Durante quelle sfide calcistiche incrociate i tifosi della DDR venivano controllati dagli agenti della Stasi e dai loro informatori. Anche se spesso si parla delle fughe ad ovest dei tedeschi dell’est, ma non quelle dei tedeschi dell’ovest verso l’est! Del resto, come sappiamo, la storia viene scritta da chi vince. Anche se avrà davvero vinto la Germania Ovest? La caduta del Muro di Berlino ha rappresentato probabilmente un successo momentaneo del capitalismo sul socialismo reale, ma non definitivo. Anzi direi che in molti angoli della ex-Germania Est in parte quel socialismo reale viene ancora rimpianto. Le condizioni sociali ed economiche non sono poi così equiparate in tutta la Germania.
Credi ci fosse davvero il pericolo di attacchi terroristici durante le sfida tra squadre dell’est e dell’ovest?
Il pericolo si effettivamente esisteva, in quanto la RAF, il movimento eversivo di estrema sinistra, fu veramente molto attivo in quei decenni e vi fu testimonianza effettiva che tanti terroristi trovarono riparo nella Germania Est per sfuggire alla cattura nella Germania Ovest. I numerosi incontri si svolsero fortunatamente sempre senza incidenti, ma il pericolo di un attentato o che qualcosa andasse non per il verso giusto era sempre incombente.
La defezione dei giocatori dell’Est ha portato più benefici o problemi a chi l’ha attuata?
La fuga dalla Germania Est ha sempre avuto effetti nella maggior parte dei casi non proprio dei migliori. Lutz Eugendorf venne assassinato dalla Stasi, ma la sua carriera di giocatori non era più brillante come alla Dynamo Berlino, mentre il papà del famoso Kreische fuggì all’ovest, ma per poi ritornare da trionfatore o quasi per essersi pentito di quella fuga. Lippmann scappò, ma non fu tanto convinto di farlo, mentre Sparwasser proprio lui alla vigilia della caduta del Muro decise di andare all’ovest. Forse Jurgen Pahl e Robert Nachtweich hanno goduto delle migliori fortune calcistiche, ma sullo stile di vita, bah qualche dubbio rimane.
La vittoria della nazionale juniores della DDR all’Europeo conferma come il movimento calcistico fosse comunque in espansione alla fine degli anni’80?
Un movimento ancora molto forte e forse anzi anche destinato a crescere con Matthias Sammer, Kirsten, Doll, Rosler tra gli altri. Gente che poi avrebbe fatto molto bene sia in Bundesliga che in altri campionati. I tedeschi dell’est sarebbero stati ancora molto forti a livello di club e probabilmente anche a livello di nazionale. la qualificazione ad Italia 1990 sfuggì effettivamente per poco e forse con una squadra che aveva già la testa da un’altra parte.
Ad oggi le squadre che facevamo parte della Germania Est faticano ad emergere. Il Muro calcisticamente parlando esiste ancora?
Credo che la nostra società, quella mondiale, debba effettivamente ancora combattere contro tanti Muri. Quello di Berlino è stato abbattuto perchè in quel momento doveva essere così e conveniva fare così. Ma adesso esistono tanti altri Muri che sono invisibili ma allo stesso tempo ancora più invalicabili. Le squadre che appartengono alla ex-Germania Est faticano enormemente a percorrere un terreno che forse non recupereranno mai.
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