TITOLO : FUORI CASA
AUTORE: Sebastian Abbot
EDITORE: LUISS
ANNO PUBBLICAZIONE: 2019
PREZZO : 22 euro
PAGINE : 256
Il progetto qatariota Football Dreams, volto a scovare i migliori talenti africani, trova in Sebastián Abbot un narratore fedele e critico, attento nelle varie tappe che hanno portato dall’iperbolici inizio ad un deludente termine.
Il libro è un viaggio nelle ambizioni di giovani e poveri africani reclutati per poter arrivare al calcio europeo (celatamente per diventare nazionali del Qatar), attraverso un percorso che mette alla luce la miseria dei paesi di origine, l’illusione del sogno e le trappole rappresentare dai tanti approfittatori che gravitano intorno agli ingenui campioncini.
L’autore si focalizza sulle figure di tre promesse, Ibrahima, Diawandou e Bernard, diversi in campo e di carattere, con un epilogo personale completante diverso, a causa di scelte personali e non solo.
Irreale, emozionante ed un po’ triste la storia di Serigne Mbaye, sordo a causa della malaria, ma esemplificativo dello spirito e della volontà dei giovani protagonisti.
Problema cronico del calcio africano è la tendenza a mentire sulla reale età, presente anche tra i selezionati di Football Dreams e denunciata obiettivamente dall’autore. Così come non lesina critiche e allusioni ad un progetto calcistico interlocutorio, molto spesso contraddittorio, pompato con fini mai del tutto chiariti dai soldi del Qatar.
Abbot fa anche una competente analisi dei sistemi di scouting, arrivando ad un pertinente paragone tra esperienza e sensazione con la tecnologia e la statistica sempre più imperanti nelle valutazioni calcistiche.
Sebastian Abbott ha svolto un lavoro di ricerca incredibile, soprattutto sul posto, toccando temi come l’utilizzo dei petrodollari, i meccanismi dello scouting, il funzionamento delle scuole calcio, l’ambiente sociale africano e l’atavica difficoltà di sfondare in un universo selettivo e competitivo.
Un po’ reportage ed un po’ romanzo, “Fuori Casa” è un’opera che fa luce su quella che per molti è una sorta di sfruttamento, ma che per i giovani africani è una sorta sa vitale.
Giovanni Fasani
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