Il bel libro di Lucio Biancatelli ci fa rivivere l’epoca del Pescara di Galeone, una delle realtà più belle tra le fine degli anni’80 e l’inizio degli anni’90. Ne abbiamo parlato con l’autore.
Cosa ti ha spinto a scrivere nel 2019 minuti in merito ad una talvolta dimenticata realtà calcistica come quella del Pescara di Galeone?
Dopo 2 libri sul tennis degli anni 70 volevo assolutamente misurarmi con una storia di calcio ma sempre ‘vintage’ perché sono un cultore dello sport di quegli anni.
Tra la promozione del 1987 e quella del 1992 che differenze ci trovi e quali analogie?
Mi hanno molto colpito l’attaccamento alla maglia e il convogliamento che i protagonisti della promozione del 1987 hanno dimostrato. Quanto questo valori hanno contato per l’impresa?
L’attaccamento di quel gruppo è una delle cose che più mi ha intrigato di questa storia. Un po’ perché molti erano ragazzi di Pescara, un po’ per la voglia di rivalsa dei reduci della retrocessione dell’anno precedente, un po’ per l’occasione che si presentava ai giovani di diventare improvvisamente protagonisti dopo un anno o due vissuti ai margini, un po’ per la capacità di Galeone di motivare i suoi calciatori e farli sentire parte del progetto, un po’ per quelle alchimie misteriose che si creano ogni tanto tra le persone, insomma quel gruppo costruito per caso sulle ceneri di un fallimento
In tal senso le difficoltà ed i cambi societari sono stato uno stimolo? Ed al tempo stesso il rapporto dirigenza-Galeone ha influito sulle due successive retrocessioni?
Lo sono stati senza dubbio: la frase che mi ha riportato lo stesso Rebonato, che fu detta in ritiro dai giocatori più esperti, e che in sostanza diceva così: “La società c’è fino ad un certo punto, dobbiamo vedercela da noi ” è bellissima perché testimonia di una assunzione di responsabilità da parte dei giocatori, che invece di “disimpegnarsi” da un
L’atteggiamento offensivo è stato sicuramente il punto di forza della squadra. Viste le scelte successive in panchina (Giampaolo, Rossi,Zeman,Oddo…) credi che si possa parlare di continuità in uso senso?
A Pescara c’è sicuramente un “prima” e “dopo” Galeone. Galeone ha sposato la causa del coraggio e della ricerca della profondità, facendo innamorare i tifosi pescaresi del bel gioco. In questo senso, allenatori venuti dopo di lui con mentalità più “sparagnina” hanno avuto vita breve. Più che Giampaolo, che a Pescara è stato secondo di Galeone ma
Domanda difficile: se Šlišković fosse rimasto anche nella stagione 1988/1989 il Pescara si sarebbe salvato?
Difficile ma non impossibile. Io dico di sì. Resta un grande rimpianto su Sliskovic: se non si fosse infortunato a fine stagione forse sarebbe andato alla Roma o alla Juve, che erano sulle sue tracce. Al Pescara era in prestito e la società difficilmente avrebbe trovato le risorse economiche per acquisire un giocatore di quel livello, un talento che faceva
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