Intervista: Tredici Gol Dalla Bandierina

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Abbiamo approfondito con l’autore, Ettore Castagna, i contenuti del suo bellissimo libro.

Come nasce l’idea di collegare le prodezze di Massimo Palanca alle illusioni e agli eventi di una giovane generazione?

L’elemento principale è la contemporaneità. In una piccola città di provincia nella quale i giovani iniziano a sognare di cambiare il mondo “da Sud” arriva quello che sarà l’eroe capace di realizzare l’impossibile: un calciatore che piega le leggi della fisica e della balistica. Diventa la “guida” del protagonista in un continuo e impossibile dialogo sui sogni e sulla loro realizzazione.

Tra i sogni della stessa c’è qualcosa di personale, considerato che uno degli studenti “di contorno” porta lo stesso nome dell’autore?

Il romanzo è fortemente autobiografico ma bisogna ricordare che si tratta di letteratura. La fiction si mescola col vero e col verosimile. Diciamo che è tutto vero ed è tutto falso. L’importante è il raccontare.

Con che spirito rivive lai giorni o spirito rivoluzionario degli anni’70?

Non soffro di nostalgia ma penso che ogni momento della vita costituisca una lezione. Tanti di quei sogni e di quelle speranze hanno lasciato degli insegnamenti: l’ironia e la capacità autocritica, la riflessione e la capacità di guardare al presente, il rispetto della creatività.

Per la generazione del quale ha fatto parte si è trattata di un’illusione o di una disillusione?

Nel romanzo questo è uno degli elementi forti. A un certo punto i sogni si infransero. Anche in modo traumatico, violento. Si può dire che la disillusione per molti è stata altrettanto forte e potente quanto l’onda delle illusioni che animarono una generazione intera

Massimo Palanca si può definire un simbolo della riscossa calcistica e sociale di tutto il Sud?

Dal punto di vista del romanzo sì. È l’eroe dei poveri. Un ragazzo mingherlino esile, con un piccolo piede 36, forse 37 faceva in miracoli in campo per una squadra di provincia senza le risorse economiche enormi dei grandi club e anche senza i favori politici di cui gli stessi godevano.

Catanzaro è ancora oggi quella città ai margini come appariva negli anni’70?

Catanzaro rimane provincia marginale. È una città che non riesce a credere in se stessa nonostante le grandi risorse di cui dispone. Gli anni ’70 e Palanca furono una combinazione speciale. La città ci provò ad essere diversa e per un poco ebbe l’illusione di esserci riuscita.

Cosa prova nel vedere l’Unione Sportiva Catanzaro languire nelle serie minori? C’è speranza per poter rinverdire gli antichi fasti?

Seguo meno il calcio di un tempo e non sono mai stato un tifoso accanito. Il calcio di oggi mi pare troppo soggetto alla logica del denaro e del business. Ho grande nostalgia del calcio romantico, epico, sentimentale rappresentato da Massimeddu (Massimo Palanca) ma so perfettamente che il tempo passa e non ritorna e con esso uomini e situazioni.

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