Per tutti gli amanti del calcio polacco il libro di Alberto Bertolotto è un acquisto indubbiamente obbligato. Ne abbiamo parlato direttamente con l’autore.
BUONGIORNO ALBERTO E GRAZIE PER AVER DATO LA TUA DISPONIBILITÀ A PARTECIPARE A QUESTA RUBBRICA DEL SITO DI “BIBLIOCALCIO“
Grazie a voi
LEGGENDO IL TUO LIBRO “A RITMO DI POLSKA” SI DENOTA UN AMORE “SMODATO” PER LA CULTURA E IL CALCIO POLACCO. DA DOVE NASCE QUESTO AMORE?
Più che amore lo chiamerei affetto verso il popolo polacco e grande interesse nei confronti del loro movimento calcistico. Essendo di Pordenone, a un’ora dalla Slovenia, sono sempre stato interessato dall’Est Europa, in particolare dai Balcani, visitati molto per turismo. Nel 2012, per motivi d’amore, sono stato a Lodz e da quel tempo ho sempre mantenuto un legame con la Polonia, tornando più volte sino a visitare tutte le città più importanti.
QUAL’È LA GENESI DEL TUO LIBRO?
In una vacanza a Varsavia, mentre stavo scrivendo il mio primo libro (“Il sogno blucerchiato”, ndr) ho pensato di strutturare la curiosità che avevo nei confronti del calcio polacco. Così, consapevole della nazionale mito del 1974, mi sono chiesto: “Perché non raccontare la sua storia?”. Ho verificato che in Italia nessuno l’avesse mai fatto e ho proposto la mia idea ad Alba Edizioni, il cui “capo”, Giacinto Bevilacqua, è un amico e un collega. Lui ha accettato, pur con qualche perplessità iniziale. Io gli ho detto di crederci e si è fidato. Possiamo dire che è andata bene.
QUAL È STATO IL MOMENTO PIÙ BELLO DURANTE QUESTI MESI?
Ce ne sono stati molti. Le fasi di scrittura del libro, l’aver creato un piccolo seguito attorno all’opera e alla pagina Facebook A ritmo di Polska e grazie agli Istituti Italiani di cultura di Varsavia e Cracovia aver presentato il libro per più volte in Polonia, destando molta curiosità e interesse tra i polacchi.
CHI SONO LE PERSONE CHE TI HANNO AIUTATO NELLA STESURA DEL TUO SCRITTO?
Gabriela Latocha e Alessandro Soso: se non avessi avuto loro non sarebbe uscito nulla. Sono stati fondamentali nel tradurre i testi polacchi dell’epoca e Alessandro in particolare a fungere da interprete nell’intervista dal vivo fatta a Grzegorz Lato, capocannoniere della competizione iridata del 1974. Avrei potuto usare solo fonti italiane ma avrebbe avuto poco senso: se si vuole uscire in libreria così di nicchia bisogna portare testimonianze e testi assolutamente inediti in Italia.
NEL TUO LIBRO HAI SCELTO DI PARLARE DELLA NAZIONALE POLACCA CHE PARTECIPÒ AI MONDIALI DEL 1974…PERCHÈ PROPRIO QUESTA PARTICOLARE NAZIONALE?
Perché è la selezione mito, l’orgoglio tecnico-calcistico del Paese.
QUELLA SQUADRA AVEVA IN ROSA GRANDI CAMPIONI DEYNA, GADOCHA, SZARMACH, TOMASZEWSKI, GORGON E ALTRI. QUALI PENSI SIA IL PIÙ RAPPRESENTATIVO E PERCHÈ?
Il mio preferito è Szarmach, il più rappresentativo Deyna. Un fuoriclasse che, se i polacchi non avessero dovuto rimanere in patria sino ai 30 anni, chissà che carriera di spessore avrebbe disputato. Era lo Zidane degli anni ’70. La morte prematura (è scomparso nel 1989, ndr) l’ha reso una figura mitologica nella cultura calcistica polacca.
OLTRE AI CAMPIONI GIÀ CITATI SPICCA, COME TU HAI MAGISTRALMENTE SPIEGATO NEL TUO LIBRO, L’ASSENZA DI LUBANSKI, ALTRO GRANDISSIMO. PENSI CHE CON LUI IL MONDIALE DEI BIALO CZERWONI POTESSE ESSERE DIVERSO?
Non si può mai sapere. E’ esploso Szarmach, autore di 5 gol ai mondiali. Direi che è stato sostituito perfettamente. Magari un campione in più andava ad appesantire le scelte del ct.
NEL TUO LIBRO SI NOTA UNA CERTA RIVALITÀ TRA I DUE “SECONDI” DEL C.T. GORSKI. PENSI CHE QUESTA RIVALITÀ ABBIA INFLUITO SUL MONDIALE DELLA “RAPREZENTACJA” DI VARSAVIA?
No, anzi, è stato un enzima catalizzatore. La squadra e Gorski rideva di fronte alle “lotte” tra Gmoch e Strejlau. Penso abbiano contribuito a unire ulteriormente il gruppo.
SE DOVESSI RACCONTARE LA POLONIA DEL ’74 ATTRAVERSO UN EPISODIO QUALE SCEGLIERESTI E PERCHÈ?
L’abbraccio dopo il successo con la Svezia di tutta la squadra a Musial, escluso dalla formazione titolare per aver festeggiato oltre il consentito il passaggio al secondo turno. I giocatori convinsero Gorski a non far tornare il terzino, sino a quel momento sempre in campo, in patria. Era uno spogliatoio unito, quello dei biancorossi.
ED ATTRAVERSO UNA PARTITA?
La prima gara del mondiale con l’Argentina, vinta per 3-2. La vittoria avrebbe potuto essere più rotonda e significativa. Sulla Polonia nessuno avrebbe scommesso, invece in quei 90’ lanciò un segnale molto forte al mondiale sia per il punteggio con cui si chiusero sia per il modo in cui giocò.
C’È QUALCOS’ALTRO CHE VORRESTI AGGIUNGERE?
Ce ne sono stati molti. Le fasi di scrittura del libro, l’aver creato un piccolo seguito attorno all’opera e alla pagina Facebook A ritmo di Polska e grazie agli Istituti Italiani di cultura di Varsavia e Cracovia aver presentato il libro per più volte in Polonia, destando molta curiosità e interesse tra i polacchi.
Rispondi